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La Buona Scuola

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In Italia abbiamo 700 mila disoccupati tra i 15-24enni, e 4 milioni355 mila ragazzi che non studiano, non lavorano, non sono in formazione(c.d. NEET), in grossa parte alimentati da una dispersionescolastica tra le più alte d’Europa (17,6%).Perdiamo troppi ragazzi –a partire già dalla scuolasecondaria di primo grado(la “scuola media”) – e nelprimo e quarto anno delle“superiori”. Sono giovaniche vivono in contesti socio-economicidifficili, esono spesso disaffezionatida una scuola che non riescea tenerli con sé, e chenon offre loro quello che siaspettavano. Questo quadroè aggravato dal fattoche la scuola ha perso costantementerisorse negliultimi anni, in particolareper l’offerta formativa. Ècome se, paradossalmente,non si riuscissero aconvincere la politica e lasocietà di un fatto evidente:che quello sulla qualitàdel tempo speso a scuoladai nostri giovani è l’investimentopiù lungimiranteche un Paese possa fare.E tuttavia, dire che la scuolanon è una spesa ma unapolitica di investimentonel futuro del nostro Paesenon è più sufficiente.Lo diciamo da anni. Dobbiamorendere la scuolala più efficace politicastrutturale a nostradisposizione contro ladisoccupazione – anzituttogiovanile, rispondendoall’urgenza edando prospettiva allostesso tempo. Per farlodobbiamo convincere tuttala società, non solo ilmondo della scuola, dellaqualità dell’investimentoche stiamo facendo, e dareun’idea chiara di come vogliamoaggiornarlo.<strong>La</strong> soluzione deve rafforzaredue meccanismi fondantidel nostro sistema, decisamenteindeboliti negli ultimianni: da una parte, rac-104

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