FARE RETE PER IL LAVORONessuna di queste iniziative può scaricare a terra il proprio potenzialese prende in considerazione l’unità scuola come una monade. Al contrario,serve la capacità di aggregare intorno ai progetti di formazionecongiunta tutti gli attori rilevanti del territorio.Gli strumenti per farlo esistonogià. Sono i Poli Tecnico-Professionali,che intorno a filiereproduttive e territoriali raggruppanoistituti tecnici e professionali,centri di formazione professionale,imprese e IstitutiTecnici Superiori.Sono reti volute proprio per favorirelo sviluppo della culturatecnica e scientifica, per condividerelaboratori e competenzeprofessionali, per creare relazioniinternazionali, per innovarei programmi didattici e sperimentarenuovi modelli organizzatividel rapporto tra scuola eimpresa.Sono stati introdotti da poco,per sostenere un disegno chiaro,allineare filiere formative efiliere produttive. Fare squadraper l’occupabilità dei nostri giovani.In prospettiva intendiamovalorizzare questo modello perfare in modo che la scuola italianapossa dotarsi di veri e propri“politecnici professionali”.Con lo stesso principio, perdare all’istruzione tecnica unrespiro verso l’istruzione terziarianon universitaria, sonostati creati gli Istituti TecniciSuperiori (ITS). Scuole ad altaspecializzazione tecnologica incui il 50% dei docenti provienedal mondo del lavoro e il 30%del monte orario complessivosi svolge in tirocinio. Sono statipensati per creare un legameancora più forte con settori tecnologicistrategici del Paese,con un richiamo forte al Madein Italy: robotica, agribusiness,moda, turismo, meccanica,mobilità sostenibile ed efficienzaenergetica.Sono nate 65 fondazioni, checomprendono scuole, imprese,università, centri di ricerca,enti locali. Reti inclusive per undisegno semplice quanto ambizioso:ridare lustro alla nostraistruzione tecnica, formandotecnici di alta specializzazione.Con Poli tecnico-professionalie ITS, quindi, gli strumenti cisono. Adesso bisogna ricorrerviper investire nel futuro dei nostrigiovani, nutrendo la loro crescitae monitorandone l’andamento,per imparare da chi sta giàfacendo benissimo ma anche daciò che non funziona.In quest’ottica, è necessariorafforzare il sistema di FormazioneProfessionale, mettendolodefinitivamente a sistemacon il sistema dell’Istruzioneper massimizzarne il grandeimpatto nella lotta alla disoccupazionegiovanile.114
5.3atlantedel lavoroche cambiaPer creare un sistema che non reagisca al continuo cambiamentoattraverso aggiustamenti tardivi, abbiamo bisogno dicostruire un flusso di conoscenza più efficace tra il sistemaeconomico in tutte le sue scale territoriali, le proposte educative eformative a ogni livello di istruzione, e le decisioni di indirizzo preseda studenti e famiglie.Siamo di fronte ad una metamorfosidel mercato del lavoro,alla nascita di nuove figureprofessionali, all’obsolescenzadi altre, ma anche alla rivalutazionedi alcune mestieri chesembravano essere destinati arimanere nel Novecento.Ci serve quindi capire dovestiamo andando, per aiutareda un lato i nostri ragazzia scegliere il percorsomeglio disegnato sulle loroattitudini, e dall’altro le nostrescuole a produrre un’offertapiù rispondente alleesigenze delle famiglie e deiterritori. L’inefficacia di moltepolitiche di orientamento è intimamentelegata allo “smarrimento”delle scuole: nessunoha offerto loro una istantaneadel lavoro che cambiava – nétanto meno gliel’ha offertamentre cambiava.Occorre quindi conoscere le formedella nuova geografia dellavoro, e le competenze che ilmondo richiede. Per fare questo,vogliamo costruire uno strumentodi mappatura delladomanda di competenze delnostro sistema Paese. Ci lavoreremoinsieme al Ministero delloSviluppo Economico e al Ministerodel <strong>La</strong>voro, e non sarà l’ennesimocomitato interministerialeche produce un file Excel: coinvolgeremoil sistema delle imprese edella ricerca per renderlo più incisivo,immediato, costantementeaggiornato.Concretamente, sarà unostrumento utile le scuoleper predisporre piani diorientamento coerenti conla domanda di lavoro previstadal territorio, ma ancheuno strumento per la revisionedei curricoli scolasticistessi. Per fare in modoche quello che avviene già consuccesso per alcuni settori,come nel caso della formazioneper l’economia del mare ol’agri-business in alcune zonedel Paese, possa succedere pertutte le scuole italiane.115
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