Non saremo soddisfattifino a quando l’ultimascuola dell’ultimo comuned’Italia non avrà bandalarga veloce, wi-fi programmabileper classe (conpossibilità di disattivazionequando necessario) e unnumero sufficiente di dispositivimobili per la didattica,anche secondo la modalitàsempre più adottatadel BYOD (Bring Your OwnDevice, “porta il tuo dispositivo”,per cui la didatticaviene fatta sui dispositivi diproprietà degli studenti, ele istituzioni intervengonosolo per fornirle a chi non selo può permettere).Ma per realizzare questo, l’unicasoluzione possibile è unosforzo collettivo, una iniziativanazionale di co-investimentoper la dotazione tecnologicadella scuola, in sinergia trarisorse nazionali, regionali eprivate. È questa iniziativache il Governo intende promuoverenel Paese entro lafine dell’anno.Coerentemente con questo, incollaborazione con le Regioni,svilupperemo piani straordinariper la connettività delle“aree interne”. Per partireproprio dai contesti più isolati,dove è meno semplice, anchesfruttando i “centri scolasticidigitali”, ovvero la possibilità dicollegare le scuole dei centripiù piccoli e remoti con “scuolemadre” attraverso le tecnologiedigitali.Ad una azione per la connettivitàcoordinata da Ministero delloSviluppo Economico in sinergiacon le Regioni, vogliamo associareil rifinanziamento di unbando per il wi-fi nelle scuoleanche per il 2015 e 2016, per untotale di circa 15 milioni di Euro.Infine, occorre lavorare perridurre i costi per le famiglie,ad esempio in acquisticonnessi a editoria. Questo,in parte, permetterà a più famigliedi rimodulare una partedelle loro spese sull’acquisto odi dispositivi mobili per la didattica,per abilitare modelliBYOD anche attraverso schemiagevolati.Una scuola più connessa tramiteil digitale è una scuolapiù aperta anche fisicamente.<strong>La</strong> precondizione per tuttociò è chiaramente avere scuolesicure e belle. Ma è fondamentalefare un passo ulteriore, chepermetta una contaminazionereciproca tra scuola e territorio,nei contenuti, nei mezzi e anchenei fini.Prevedere l’apertura dellescuole oltre l’orariocurriculare contribuiscea combattere l’abbandonoscolastico, aiuta la scuolaa promuovere l’ingressodi esperienze emergentidi educazione informale, epermette di creare una collaborazioneattiva tra scuolae comunità locale, anchea favore della seconda,in particolare in contestisvantaggiati.Per far sì che ciò venga realizzatonon solo dai docenti, occorrecoinvolgere le associazioniche si occupano di progettieducativi, culturali e socialidiretti a ragazzi e famiglie edare a famiglie e associazionidel territorio (terzo settore)luoghi fisici per sviluppareprogettualità.Promuovere l’apertura dellescuole oltre l’orario curricularenon è una novità: molti istitutihanno sviluppato progetti digrande successo in questo senso,in maniera spontanea grazieall’entusiasmo di dirigenti,docenti e gruppi di genitori.Ma è necessario sostenerequesta visione: sia attraversorisorse economiche, sia tramitesemplificazioni normative eamministrative.Anche grazie al Forum Nazionaledelle Scuole Aperte, unostrumento creato con ANCI eVita, lo scorso anno, per condivideree facilitare le esperienze76
di “scuola aperta”, vogliamosostenere le scuole nella risoluzionedi problematiche assicurativecon gli enti locali o diquestioni organizzative rilevanti,come ad esempio garantirela sostenibilità delle attivitànel tempo extra-curriculare attraversol’affitto dei propri spazia realtà esterne. E il pianostraordinario di assunzioni ciaiuterà – in particolare per lascuola primaria – ad avere i docentinecessari per organizzareil tempo pieno (vedi Capitolo 1).In occasione del prossimo incontrodel Forum Nazionale delleScuole Aperte, svilupperemoinsieme ai dirigenti delle lineeguida operativa, e una propostaconcreta di semplificazione.Parlare di scuola aperta significaanche, in un senso più ampio,cominciare a ripensare l’interfacciadella scuola stessa. Oltrealle mura dell’edificio scolastico,i primi alleati saranno i “laboratoridel territorio”, pubblicie privati (come i Fab <strong>La</strong>be e living labs, o ancora gli incubatori,ecc.), per cui prevedremouna strategia di accreditamentoe una azione dedicata di “voucherinnovativi” a valere suFondi PON, in sinergia con le nostreazioni di potenziamento deilaboratori tecnologici. Sarannonuovi spazi formativi a disposizionedella scuola, ma non sottola sua gestione diretta, se nonattraverso modelli “a rete”.Aprire la scuola significa, infine,mobilitare persone e competenzeesterne al servizio delsuo miglioramento.Vogliamo definire un pianodi “Servizio civile per la<strong>Buona</strong> <strong>Scuola</strong>”, creandoun sistema di incentivi “leggeri”(come crediti formativiper studenti universitari)e liste di formatori per l’accreditamentodi individuiall’attività volontaria nellascuola.Questo sistema beneficerà diuna collaborazione con il terzosettore, tramite un pattointer-generazionale (peresempio, con insegnanti e altriprofessionisti in pensione, chea più riprese hanno chiesto diavere questa opportunità), econ imprese – molte hannoprogrammi di ResponsabilitàSociale d’Impresa che prevedonobanche del tempo per i propridipendenti a cui attingereper missioni specifiche, comead esempio percorsi di alfabetizzazionedigitale.<strong>Scuola</strong> aperta vuole esserequindi l’inizio di un percorso, daalcuni istituti già cominciatocon vigore, di rinnovamento deitempi e degli spazi della scuola:una visione fatta di riutilizzo dispazi pubblici, di nuove esperienzeformative, di protagonismodelle persone all’internodella comunità.77
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