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26-29 Novembre 2008 Chieti- Pescara - Salute per tutti

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XVIII Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologicala somministrazione del farmaco potesse determinare un ritardonell’insorgenza del CaP in almeno il 50% dei casi, <strong>per</strong> cui <strong>per</strong>alfa = 0.05, con una potenza dell’80% si sono trattati 44 animali,22 <strong>per</strong> ogni gruppo di trattamento (MedCalc 9.3.8.0). Glianimali sono stati quindi sacrificati e l’apparato uro-genitale fissatoin paraformaldeide/lisina/<strong>per</strong>iodato. Le prostate cono statecolorate con ematossilina-eosina ed in ogni caso si è valutata intermini % l’estensione del tessuto prostatico normale,dell’HGPIN, del CaP e del PDC, e si è si sono calcolate le medie<strong>per</strong> ciascun tessuto. I dati sono stai valutati con l’analisi fattorialedella varianza (ANOVA). Si sono anche determinati la proliferazionecellulare (PCNA), l’apoptosi (anti-Caspasi-3) e lecaratteristiche della microvasco larizzazione (CD-31 e CD-105).Risultati: Il tessuto normale occupava in media il 30% della prostatanei casi trattati ed il 12% nei controlli (p = 0.0013). Learee di HGPIN interessavano il 40% dei tessuti nei casi trattatied il 28% nei controlli (p = 0.0364); il CaP occupava il 30%delle prostate nei casi trattati ed il 60% nei controlli (p =0.00001). Focolai di PDC erano presenti in 4 casi trattati ed in6 nei controlli. Nei soggetti trattati la rete microvascolare erasignificativamente meno estesa in ogni tipo di lesione (HGPIN,CaP, PDC) con vasi meno ramificati e meno tortuosi. La proliferazionecellulare inferiore e l'apoptosi più rappresentata neisoggetti trattati rispetto ai controlli.Conclusioni: Dal presente studio s<strong>per</strong>imentale si può dedurreche il farmaco è in grado non solo di ritardare l’insorgenza dellaHGPIN, ma anche di ridurre la sua evoluzione verso il CaP(infatti nei topi trattati le aree normali e quelle occupate daHGPIN erano più estese rispetto ai controlli). Nel complessotale effetto appare essere causato da una riduzione della microvascolarizzazione,da una riduzione della proliferazione cellulareed infine da un aumento della apoptosi. Per quanto riguardail PDC, il numero di casi è troppo esiguo <strong>per</strong> trarre conclusionianche se il tessuto tumorale presentava lo stesso tipo di alterazionidel CaP. In conclusione il Sorafenib sicuramente interferiscecon i processi angiogenetici del CaP e del suo precursoreHGPIN.Abstract n. 7 POSTER (sessione del <strong>26</strong>/11/<strong>2008</strong>,Presentazione poster Miscellanea)RECIDIVA INGUINALE SOTTOCUTANEA DOPO BIOPSIADINAMICA DEL LINFONODO SENTINELLA PER CARCINO-MA DEL PENEGuarneri A. 1 , Cazzaniga A. 1 , Ceresoli A. 1 , Colombo F. 1 ,Grasso Macola G. 1 , Salomoni S. 2 , Pizzocaro G. 11Urologia, Ospedale S. Giuseppe, 2 Anatomia PatologicaIntroduzione: La biopsia dinamica del linfonodo sentinella è iniziatacontemporaneamente a Napoli ed ad Amsterdam (1 , 2)con la differenza che gli olandesi hanno insistito fino a <strong>per</strong>fezionarela tecnica (3), riducendo i falsi negativi dal 19.2% al4.8%. La tecnica è piuttosto complessa e rigorosa: linfoscintigrafianei casi ecograficamente e clinicamente negativi, iniezione<strong>per</strong>ilesionale del patent blue, identificazione del linfonodosentinella con gamma camera, patent blue e palpazione intrao<strong>per</strong>atoria.Pazienti e metodi: In luglio ed agosto dello scorso anno sonogiunti alla nostra osservazione due pazienti (MA e FF) connodulo sottocutaneo palpabile in sede inguinale sinistra. Ilprimo paziente, MA, aveva avuto una amputazione parziale delpene <strong>per</strong> ca spinocellulare G2 T3 V+ a gennaio seguito da biopsianegativa del linfonodo sentinella a dx e positiva a sin., radicalizzato.Il secondo paziente (FF) aveva avuto a gennaio l’amputazioneparziale del pene <strong>per</strong> carcinoma spinocellulare G2T2 e biopsiabilaterale negativa del linfonodo sentinella. Entrambi i pazientiavevano eseguito una TC recente che documentava esiti cicatrizialied una “adenopatia” inguinale sin. 1,5 cm di diametro.Al tavolo o<strong>per</strong>atorio entrambi i pazienti presentavano una masserelladura di circa 2-3 cm di diametro aderente al sottocute.In entrambi i casi si eseguiva una exeresi in blocco di cute e sottocutefino al piano muscolare e dei grossi vasi e si chiudeva labreccia con lembo di pelle a tutto spessore girato dal fiancoverso l’inguine.Risultati: Sorprendentemente, in entrambi i casi l’esame istologicorecitava: tessuti molli sede di metastasi di carcinoma squamocellulareben differenziato, cheratoblastico del diametro di1,5 cm con esteso lembo cutaneo e tessuto adiposo contenente9 linfonodi nel primo paziente e 15 nel secondo, <strong>tutti</strong> indenni!Il posto<strong>per</strong>atorio è stato prolungato <strong>per</strong> sofferenza ischemicadel lembo ruotato <strong>per</strong> il primo paziente e <strong>per</strong> protratta secrezionesierosa <strong>per</strong> il secondo. Entrambi i pazienti sono vivi eliberi da malattia dopo un anno.Conclusioni: Il fatto curioso in questi pazienti è stata la recidivaal derma in entrambi i casi dopo biopsia del linfonodo sentinella:positiva e seguita da una linfadenectomia su<strong>per</strong>ficiale nelprimo caso, negativa e senza alcuna altra manipolazione nelsecondo. Evidentemente in entrambi i casi si è verificato uninseminamento durante la manovra della biopsia del linfonodosentinella <strong>per</strong>sino nel caso con biopsia negativa ! è evidente chetale tecnica va eseguita scrupolosamente secondo le indicazionidella scuola olandese (3). Una “sorpresa” di questo tipo si è verificataanche all’Istituto Nazionale Tumori di Milano all’inizio diquesta es<strong>per</strong>ienza (Nicolai N., comunicazione <strong>per</strong>sonale).Bibliografia1. J. Surg.Oncol; 2006; 93: 181-52. J. Urol. 2002; 168: 76-803. Eur. Urol. 2007; 52: 170-177Abstract n. 8 POSTER (sessione del <strong>26</strong>/11/<strong>2008</strong>,Presentazione poster Miscellanea)IKONISCOPE: SENSIBILITÀ ED AUTOMAZIONE NELLADIAGNOSI E NEL MONITORAGGIO DELLA NEOPLASIAVESCICALEVerri A. 1 , Grazioli V. 1 , Gabba S. 1 , Losa A. 2 , Dorji T.1Sezione Genetica Molecolare ed Anatomia Patologica del CentroDiagnostico Italiano (Milano) Unità di Urologia; 2 Ospedale SanRaffaele, Turro (Milano)Introduzione: La tecnica FISH (Ibridazione In Situ Fluorescente)<strong>per</strong> la rilevazione delle alterazioni numeriche e strutturali deicromosomi, è ormai di uso comune <strong>per</strong> la diagnosi ed il monitoraggiodel cancro della vescica. Cellule dell’epitelio transizionale,derivate da campioni di urina spontanea o da lavaggiovescicale, dopo esser state fissate su vetrino, vengono ibridizzatecon sonde fluorescenti specifiche <strong>per</strong> i centromeri dei cromosomi3, 7 e 17 e <strong>per</strong> il locus 9p21, la cui alterazione numericaè uno degli eventi più precoci nella carcinogenesi vescicale(UroVysion, Abbott). Al microscopio a fluorescenza vieneesaminato un numero minimo di 25 cellule, individuate <strong>per</strong>aumento di dimensioni e morfologia alterata: viene consideratopositivo un campione che contenga almeno 4 cellule conacquisizioni cromosomi multiple o almeno 12 cellule cheabbiano <strong>per</strong>so entrambe le copie di 9p21. In caso di negatività,si procede all’analisi di tutte le cellule del vetrino. è noto comela FISH garantisca una sensibilità molto elevata (81%) a confrontodella citologia (<strong>26</strong>%-58%, a seconda dello stadio deltumore) e della cistoscopia (62.5 %). La specificità della FISHrisulta paragonabile a quella della citologia urinaria (98%)mentre la sua invasività, contrariamente alla cistoscopia, ènulla. Come <strong>per</strong> tutte le tecniche manuali, anche <strong>per</strong> la FISHvalgono i limiti costituiti dalla soggettività nell’analisi al microscopio,dal conseguente obbligo di avvalersi di <strong>per</strong>sonale alta-56Archivio Italiano di Urologia e Andrologia <strong>2008</strong>, 80, 3, Supplemento 1

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