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26-29 Novembre 2008 Chieti- Pescara - Salute per tutti

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XVIII Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia OncologicaMateriali e Metodi: 96 pazienti, con elevati livelli di PSA siericototale e/o anormalità all’esplorazione digitale rettale, sono giuntial nostro dipartimento <strong>per</strong> essere sottoposti a biopsia prostatica,e sono stati inclusi in questo studio prospettico. È statoottenuta l’approvazione dal Comitato Etico Istituzionale ed èstato fornito un consenso informato ad ogni paziente.Attraverso la biopsia prostatica sono stati diagnosticati <strong>26</strong> casidi i<strong>per</strong>plasia prostatica benigna e 70 di carcinoma prostatico.L’espressione dell’mRNA del DD3 e del PSA è stata misurata conanalisi PCR Real-Time TaqMan. L’up-regulation mediana delDD3 e del PSA nell’i<strong>per</strong>plasia prostatica benigna e nel carcinomaprostatico è stata rispettivamente di 37 e 7 campi. È statapoi costruita una curva ROC <strong>per</strong> entrambi i markers. L’AUC-ROC ha indicato un buon potere diagnostico <strong>per</strong> entrambi itests.Risultati: La misurazione del DD3 e del PSA con tecnica PCRReal Time nel sedimento urinario dopo massaggio prostatico hamostrato una sensibilità del DD3 pari al 60% <strong>per</strong> la diagnosi dicarcinoma prostatico, e del PSA pari al 56%. La specificità dientrambi i tests è stata del 100%. Utilizzando l’analisi logisticaregressiva, abbiamo poi valutato se combinando i due markersinsieme si potesse ottenere una maggiore accuratezza nel distinguereil carcinoma prostatico dall’i<strong>per</strong>plasia prostatica benigna.L’analisi dei due markers combinati ha evidenziato una sensibilitàcomplessiva dell’80,2%. La <strong>per</strong>centuale dei campioni correttamentediagnosticati è salita al 90.5%, quando è stata eseguitauna stratificazione in base all’età &#61603; 65 anni, e al 100%stratificando in base al tPSA sierico &#61603; 4 ng/ml. Quandoabbiamo aggiunto all’analisi logistica regressiva anche l’età e ivalori del PSA sierico totale, la valutazione completa dei dati hamostrato una sensibilità complessiva dell’8 4,37%.Conclusioni: I nostri risultati confermano l’utilità clinica dellavalutazione dell’espressione genica del DD3 e del PSA, comemarkers molecolari, nella diagnosi precoce del carcinoma prostatico.Inoltre, abbiamo dimostrato che la combinazione deidue markers con i dati demografici e clinici dei pazienti aumentanotevolmente la sensibilità diagnostica rispetto all’utilizzo singolodi ciascun marker. Proponiamo quindi una metodica noninvasiva, semplice e sensibile <strong>per</strong> misurare l’espressionedell’mRNA del DD3 e del PSA nel sedimento urinario, suggerendoanche la possibilità di costruire dei nomogrammi.Abstract n. 88 COMUNICAZIONE (sessionedel <strong>29</strong>/11/<strong>2008</strong>, Comunicazioni Prostata 3)ALTERAZIONE NELL'ESPRESSIONE GENICA DELLE GLIOS-SALASI IN RISPOSTA AL TESTOSTERONE NELLE CELLULEDI CARCINOMA PROSTATICO UMANO ANDROGENO-DIPENDENTI O ANDROGENO-INDIPENDENTIMearini E. 1 , Zucchi A. 1 , Proietti S. 1 , Antognelli C. 2 , DelBuono C. 2 , Baldracchini F. 2 , Talesa V. 2 , Cottini E. 11Clinica Urologica ed Andrologica, Università degli Studi di Perugia-Terni; 2 Istituto di Biologia Molecolare, Università degli Studi diPerugia-TerniIntroduzione: Il sistema delle gliossalasi è costituito da due enzimi:gliossalasi I e gliossalasi II. Si tratta di una ubiquitaria via didetossificazione cellulare contro i danni provocati da metaboliticitotossici ed è <strong>per</strong>tanto coinvolto nella regolazione della crescitacellulare. Sono già state riportate varie alterazioni nell’espressionedei geni di tale sistema enzimatico in numerose neoplasieumane, tra cui anche la neoplasia prostatica. Pertantoabbiamo investigato se anche gli androgeni, il cui ruolo nellapatogenesi della neoplasia prostatica è ben noto, possanomodulare l’espressione dei geni che codificano <strong>per</strong> tali enzimi epossano inoltre influenzare la proliferazione cellulare.Materiali e Metodi: Abbiamo trattato linee cellulari di carcinomaprostatico umano androgeno-dipendenti (LNCaP) ed androgeno-indipendenti(PC3) con testosterone, al dosaggio di 1 Nm e100 Nm. Dopo due giorni di trattamento sono stati valutati ilivelli di espressione di Mrna delle gliossalasi e la proliferazionecellulare mediante rispettivamente, real-time PCR ed incorporazionedi timidina marcata. Il testosterone tuttavia può essereconvertito dalle aromatasi in estrogeni che a loro volta possonoinfluenzare la crescita delle cellule neoplastiche prostatiche.Pertanto le cellule sono state trattate anche con testosteroneaggiunto ad un inibitore delle aromatasi (letrozolo), al finedi verificare che gli effetti osservati siano effettivamente dovutial testosterone piuttosto che agli estrogeni.Risultati: I risultati ottenuti hanno evidenziato che l’esposizioneal testosterone da solo o aggiunto al letrozolo influenza l’espressionedi mRNA delle gliossalasi in maniera diversa aseconda delle linee cellulari prese in considerazione. Talemodulazione nell’espressione genica potrebbe essere dovuta aduna risposta cellulare allo stress ossidativo indotto dal testosteronestesso, o alla presenza nel promotore delle gliossalasi dielementi responsivi agli androgeni.Abbiamo inoltre trovato che su linee cellulari androgeno-responsiveLNCaP la somministrazione di testosterone provoca unaumento della proliferazione cellulare o al contrario una riduzionedella proliferazione se alla coltura viene aggiunto anche letrozolo.Questo risultato suggerisce che l’incremento della proliferazioneè da attribuire agli estrogeni piuttosto che al testosterone.Su linee cellulari androgeno-indipendenti PC3 la somministrazionedi testosterone provoca invece un decremento della proliferazione,effetto che non viene osservato se si aggiunge ancheletrozolo. è evidente quindi che la riduzione della proliferazioneè da imputare agli estrogeni.Conclusioni: La dimostrazione che il testosterone regoli il sistemaenzimatico delle gliossalasi costituisce una prova direttadell’importante ruolo esercitato da tali enzimi nel carcinomaprostatico “in vivo”. Inoltre i nostri risultati suggeriscono il possibileuso clinico di inibitori delle aromatasi come terapia adiuvantenelle neoplasie prostatiche androgeno-responsive, mentretrova un razionale l’utilizzo di estrogeni nelle neoplasieandrogeno-indipendenti.Abstract n. 89 POSTER (sessione del <strong>29</strong>/11/<strong>2008</strong>,Presentazione poster Miscellanea)RUOLO DELLA CHIRURGIA NELLA RECIDIVA LOCALEDEL CARCINOMA RENALEMearini E., Lombi R., Serva M.R., Andrisano A., CochettiG., Cottini E.Clinica Urologica ed Andrologica, Università degli Studi di Perugia-TerniObiettivo: Dimostrazione della possibilità tecnica di rimozionedi recidiva locale di carcinoma renale.Materiali e Metodi: Paziente asintomatico di 72 anni con recidivadi carcinoma renale a cellule chiare in sede <strong>per</strong>i-ilare, estesonel moncone della vena renale destra con protrusione nel lumecavale, sottoposto tre anni prima a nefrectomia radicale destra<strong>per</strong> carcinoma a cellule chiare polare su<strong>per</strong>iore destro infiltrantela capsula ed il tessuto <strong>per</strong>irenale, senza interessamento dellestrutture ilari (pT3a Nx Mx, ref. ist: cr. a cellule chiare G2). Ilfollow-up a 41 mesi dall’intervento (precedenti controlli negativi)effettuato con TC addome senza e con m.d.c. segnalavauna formazione nodulare i<strong>per</strong>densa di 18 mm, localizzataposteriormente alla vena cava inferiore, compatibile con recidivadi malattia. Tale formazione è stata confermata dalla successivaPET-TC e dall’ecografia urologica. Previo consenso informato,in considerazione dell’unica sede di malattia, si è optato<strong>per</strong> un’exeresi chirurgica. L’intervento chirurgico condotto <strong>per</strong>via lombotomica, previo clampaggio cavale parziale, ha <strong>per</strong>messo la rimozione della neoformazione che è risultata estesa al90Archivio Italiano di Urologia e Andrologia <strong>2008</strong>, 80, 3, Supplemento 1

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