XVIII Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologicaneuropatia <strong>per</strong>iferica e neutropenia rispettivamente 11(31.5%),8(23%) e 8(23%). 32 pazienti hanno completato i tre cicli diterapiae che sono stati inclusi nella popolazione di efficacia.Risposte parziali sono state riscontrate in 11 pazienti(31.5%) conmedia progressione sopravissuti liberi (PFS) di 3.4 mesi (95%con intervallo 1-7 mesi).Conclusioni:Il Paclitaxel in combinazione con ciclofosfamede alladose livello I è ben tollerata ed associata con prognosi efficace. Itrias sono necessari a confermare i nostri risultati preliminari.Bibliografia1. Hadaschik BA, ter Borg MG, Jackson J, Sowery RD, So AI, Burt HM, GleaveME. Paclitaxel and cisplatin as intravesical agents against non-muscle-invasivebladder cancer. BJU Int. <strong>2008</strong> Jun;101(11):1347-55. Epub <strong>2008</strong> Apr 2.2. Galsky MD. The role of taxanes in the management of bladder cancer.Oncologist. 2005 Nov-Dec;10(10):792-8.3. Hussain SA, James ND.The systemic treatment of advanced and metastaticbladder cancer. Lancet Oncol. 2003 Aug;4(8):489-97.Abstract n. 76 COMUNICAZIONE (sessionedel 27/11/<strong>2008</strong>, Comunicazioni Rene)STUDIO MULTICENTRICO DI FASE II CON SUNITINIB NELCARCINOMA A CELLULE RENALI CON CATTIVA PROGNOSIREFRATTARIO ALLA IMMUNOTERAPIALongo N. 1 , Di Lorenzo G. 2 , Verze P. 2 , Arcaniolo D. 2 , BattagliaG. 2 , Gallo G. 2 , Vivaldi O. 2 , Mirone V. 21Dipartimento di Endocrinologia ed Oncologia Molecolare e Clinica -AOU Federico II - Napoli; 2 Dipartimento di Urologia - AOU FedericoII - NapoliIntroduzione e Obiettivi: Il Sunitinib maleato è un inibitore oraledella tirosin-chinasi, che si è dimostrato efficace nei pazienti concarcinoma renale metastatico e refrattario alla immunoterapia concitochine. Abbiamo disegnato uno studio di fase II <strong>per</strong> confermarel’efficacia antitumorale del Sunitinib nei pazienti con carcinomaa cellule renale metastatico, precedentemente trattato, conclasse di rischio MSKCC ≥ 3.Metodi: I pazienti sono stati sottoposti a 6 cicli di terapia conSunitinib 50 mg al giorno somministrati <strong>per</strong> os <strong>per</strong> 4 settimaneconsecutive, seguiti da 2 settimane di pausa dopo ogni ciclo.L’obiettivo primario dello studio è stato quello di valutare il tasso dirisposta (completa + parziale) utilizzando i Response EvalutationCriteria in Solid tumors guidelines (RECIST). L’obiettivo secondarioè stato valutare la sopravvivenza libera da malattia (PFS).Risultati: 30 pazienti (23 uomini e 7 donne ) sono stati sottopostia terapia con Sunitinib. In 9 pazienti (30%) si è riscontrata unasopravvivenza libera da malattia media di 4 mesi (95% CI, range:2-10 mesi). La più comune complicanza ematologia è risultataessere la neutropenia, che si è presentata in 5 (16,7%) pazienti; ilpiù comune dato di tossicità non ematologica è risultato l’astenia,in 7 pazienti (23%) e la stomatite in 6 (20%).Conclusioni: I nostri risultati dimostrano l’efficacia e il profilo favorevoledi tollerabilità di Sunitinib come singolo agente terapeuticoanche in pazienti protrattati con carcinoma a cellule renalimetastatico con prognosi infausta.Bibliografia1. O'Brien MF, Russo P, Motzer RJ. Sunitinib therapy in renal cell carcinoma.BJU Int. <strong>2008</strong> Jun; 101(11):1339-42. Epub <strong>2008</strong> Feb 18. Review. Noabstract available.2. Coppin C, Le L, Porzsolt F, Wilt T. Targeted therapy for advanced renal cellcarcinoma. Cochrane Database Syst Rev. <strong>2008</strong> Apr 16;(2):CD006017. Review.3. Motzer RJ, Hutson TE, Tomczak P, Michaelson MD, Bukowski RM, RixeO, Oudard S, Negrier S, Szczylik C, Kim ST, Chen I, Bycott PW, BaumCM, Figlin RA. Sunitinib versus interferon alfa in metastatic renal-cell carcinoma.N Engl J Med 2007 Jan 11; 356(2):115-24.Abstract n. 78 POSTER (sessione del <strong>26</strong>/11/<strong>2008</strong>,Presentazione poster Miscellanea)METASTASI EPATICHE DOPO LINFADENECTOMIARETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIANON SEMINOMATOSA DEL TESTICOLOPizzocaro G. 1 , Schiavo M. 21Ospedale Clinicizzato S. Giuseppe, Milano, già Direttore U.O.Urologia INT Milano; 2 Dipartimento di Chirurgia, FondazioneIRCCS, Istituto Nazionale dei Tumori, MilanoIntroduzione e obiettivi: La linfadenectomia laparoscopica retro<strong>per</strong>itoneale(L.RPLND) è una procedura largamente impiegatanel trattamento dei pazienti con neoplasia testicolare non seminomatosaal primo stadio clinico e di regola i pazienti conmetastasi istologicamente accertate vengono sottoposti a 2 ciclidi chemioterapia adiuvante (1). L’obiettivo è valutare la necessitàdi questa chemioterapia adiuvante.Metodi: Nel 1999 abbiamo iniziato ad eseguire la RPLND laparoscopica<strong>per</strong> tumori non seminomatosi del testicolo al primo stadioclinico con la collaborazione di un es<strong>per</strong>to laparoscopista(S.M.) Poiché dal 1985 in Istituto la chemioterapia adiuvantenon veniva somministrata ai pazienti N+ dopo RPLND laparotomica<strong>per</strong> primo stadio clinico (2), la stessa regola è stata adottataanche nei primi casi N+ dopo RPLND laparoscopica.Risultati: Due dei primi 8 pazienti al I stadio clinico o<strong>per</strong>atilaparoscopicamente avevano una unica metastasi linfonodaleall’esame istologico : un’area di 0.4 cm di neoplasia burned-outin un linfonodo adiposo nel primo paziente ed una metastasimassiva inferiore al cm. nell’altro. Il primo paziente ha sviluppatouna voluminosa metastasi epatica con AFP elevata 4 mesidopo l’intervento e l’altro metastasi epatiche plurime con AFPe HCG elevati dopo 7 mesi. Il primo paziente, diabetico, è statotrattato con 4 cicli di TPG (taxolo, platino, gemcitabina) e ilsecondo con chemioterapia ad alte dosi: Il primo ha avuto lanormalizzazione della AFP, ma una minima risposta volumetricaed è stato o<strong>per</strong>ato di epatectomia destra con diagnosi di teratoma;il secondo ha avuto una risposta clinica completa.Entrambi i pazienti sono vivi e liberi da malattia dopo 8 anni.Conclusioni: La RPLND laparoscopica nei tumori germinali deltesticolo al primo stadio clinico viene generalmente consideratauna chirurgia diagnostica e non terapeutica, tanto che ai pazienticon linfonodi positivi vengono di regola somministrati post-o<strong>per</strong>ativamente2 cicli di chemioterapia adiuvante (1).Per quanto riguarda l’inusuale comparsa di metastasi epaticheprecoci nei due pazienti da noi riportati, è verosimile che la pressionepositiva nella cavità <strong>per</strong>itoneale abbia favorito l’assorbimento<strong>per</strong> via portale di cellule tumorali verosimilmente disseminatedurante la dissezione chirurgica (3, 4). Di conseguenza, i successivipazienti o<strong>per</strong>ati di RPLND laparoscopica al primo stadio clinicocon re<strong>per</strong>to patologico di linfonodi positivi sono stati trattaticon due cicli di chemioterapia adiuvante senza alcuna recidiva.Tuttavia, attualmente Rassweiler et al (5) in una estesa revisionedella più recente letteratura (2002-<strong>2008</strong>) hanno riscontrato solo2 ricadute in 14 pazienti N+ che non erano stati trattati con chemioterapiaadiuvante in una coorte di 140 casi N+, 1<strong>26</strong> dei qualitrattati con chemioterapia adiuvante posto<strong>per</strong>atoria. Verosimilmente,la maggior es<strong>per</strong>ienza e le conseguenti minori manipolazioniendochirurgiche possono aver evitato la disseminazione dicellule neoplastiche nella grande maggioranza di questi casi conminime metastasi linfonodali. In altre situazioni vale sempre laraccomandazione di somministrare la chemioterapia adiuvante.Bibliografia1. J. Urol.2000, 163:1973-6.2. J. Urol. 2004, 171:172-6.3. World J Surg 2001; 25:1537-41.4. Surg Endosc 2002; 16:193-6.5. Eur Urol. In press.Archivio Italiano di Urologia e Andrologia <strong>2008</strong>, 80, 3, Supplemento 1 85
XVIII Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia OncologicaAbstract n. 79 COMUNICAZIONE (sessionedel <strong>26</strong>/11/<strong>2008</strong>, Comunicazioni Vescica)PTAG3: ESISTE REALMENTE? NUOVA ANALISI ANATO-MOPATOLOGICA E NUOVE CONSIDERAZIONICai T. 1 , Nesi G. 2 , Gavazzi A. 1 , Bongini A. 1 , Costanzi A. 1 , FarinaU. 1 , Melone F. 1 , Mondaini N. 1 , Sarti E. 1 , Meliani E. 1 , Bartoletti R. 11U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università diFirenze, Firenze; 2 Dipartimento di Patologia ed Oncologia,Università degli Studi di Firenze, FirenzeIntroduzione: Il sistema stadiante dei tumori vescicali (TNM) identificail pTa come un tumore su<strong>per</strong>ficiale che non invade la sottomucosa.Un tumore vescicale di grado G3 (WHO-ISUP) è untumore scarsamente differenziato che presenta una rapida evoluzionee progressione. I carcinomi a cellule uroteliali della vescicaidentificati come pTaG3 sono tumori su<strong>per</strong>ficiali <strong>per</strong> lo stadio emolto aggressivi <strong>per</strong> il grado. Hanno un frequenza del 15%-19%,con un tasso di recidiva del 65%-85% e di progressione del 20%-50%. La valutazione di su<strong>per</strong>ficialità non coincide con il dato delgrading e soprattutto con il decorso clinico. Abbiamo precedentementevalutato il comportamento clinico di 143 pazienti affetti dacarcinoma uroteliale pTaG3, con un follow-up di 10 anni, dimostrandocome i pTaG3 non mostrano un comportamento biologicounivoco. Alcune lesioni, infatti, dimostrano un basso potenzialedi aggressività, in linea con il comportamento di un tumorevescicale su<strong>per</strong>ficiale a basso grado; altre, invec e, dimostrano uncomportamento altamente aggressivo, dotato di capacità di progressionee di recidiva precoce. Scopo del presente lavoro è la rivalutazionedei dati ottenuti dal follow-up della stessa popolazione dipTaG3 dopo una nuova analisi anatomopatologica.Materiali e Metodi: I vetrini di 143 pazienti affetti da carcinomiuroteliali stadiati come pTaG3 sono stati rivalutati in cieco dallostesso anatomopatologo, utilizzando la classificazione TNM 2002e WHO 1973. I dati ottenuti da questa nuova analisi sono staticonfrontati con i dati ottenuti dalla precedente analisi e dal precedentefollow-up.Risultati: Dei 143 carcinomi uroteliali stadiati come pTaG3 allaprecedente analisi, 117 sono stati confermati pTaG3, 5 sono statiidentificati come pTaG2 mentre 21 pT1G3. In 8 casi è stata confermatala presenza di CIS. I dati della nuova analisi sono staticonfrontati con i dati ottenuti dal precedente follow-up: 14pazienti (9.7%) liberi da malattia dopo 86.3 mesi, 1<strong>29</strong> (90.3%)una recidiva (tempo medio alla prima recidiva 13 mesi), 9 deceduti<strong>per</strong> altra causa, 42 pazienti (32.5%) progressione di malattiae 12 deceduti <strong>per</strong> malattia. I 12 pazienti deceduti <strong>per</strong> malattia e 9andati incontro a progressione di malattia sono stati identificaticome pT1G3 alla precednte stadiazione ed erano, infatti, stati sottostadiati.Nessun altro dato emerge dall’analisi.Conclusioni: Il presente studio dimostra che le lesioni stadiatepTaG3 dovrebbero essere considerate come sottostadiate e che unapproccio più aggressivo, con un second look dovrebbero essere,comunque, effettuato, in attesa che nuovi marker o nuovi fattoriprognostici siano in grado di apportare informazioni aggiuntive aifattori prognostii classici.Abstract n. 80 POSTER (sessione del 27/11/<strong>2008</strong>,Presentazione poster Miscellanea)MODELLI STATISTICI PER L’IDENTIFICAZIONE DEI PAZIEN-TI AFFETTI DA ADENOCARCINOMA DELLA PROSTATA DASOTTOPORRE A CHIRURGIA RADICALE: CONFRONTO TRANOMOGRAMMI PRE-OPERATORI ED ALGORITMI COMPCai T. 1 , Nesi G. 2 , Gavazzi A. 1 , Bongini A. 1 , Costanzi A. 1 ,Farina U. 1 , Melone F. 1 , Mondaini N. 1 , Sarti E. 1 , Meliani E. 1 ,Bartoletti R. 11U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università diFirenze, Firenze; 2 Dipartimento di Patologia ed Oncologia, Universitàdi Firenze, FirenzeIntroduzione: Sotto la definizione anatomopatologica di adenocarcinomaprostatico sono raggruppati tumori che pur presentandolo stesso pattern istopatologico, presentano un comportamentobiologico estremamente eterogeneo. L’utilizzo del sistema classificativodi Gleason non riesce a fornire dati certi sull’aggressivitàbiologica e sul decorso della malattia. Negli ultimi anni sono statisviluppati e validati diversi nomogrammi <strong>per</strong> la predizione dellostadio patologico, della sopravvivenza e dell’out-come dei pazienticon adenocarcinoma prostatico. Questi nomogrammi si sonorivelati, inoltre, utili nella programmazione del trattamento a cuisottoporre il paziente. Un grosso limite che presentano questinomogrammi è dovuto al fatto che, essendo stati validati in unparticolare sottogruppo di popolazione, non hanno un’accurettezzatale se applicati alla popolazione generale e soprattutto nonforniscono risultati predittivi in termini di out-come e prognosiclinica. Scopo del presente lavoro è valutare l’accuratezza diagnosticadi 3 diversi nomogrammi (Partin, Kattan, Scardino) nellapopolazione italiana e confrontarli all’accuratezza diagnostica diuna rete neurale su un campione di 187 pazienti affetti da adenocarcinomaprostatico.Materiali e Metodi: Presso la Clinica Urologica dell’Università degliStudi di Firenze, sono stati selezionati 187 pazienti affetti da adenocarcinomaprostatico e sottoposti a prostatectomia radicaleretropubica e linfectomia locoregionale. Di ogni paziente avevamoa disposizione: PSA pre-o<strong>per</strong>atorio, stadio clinico (