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"Le caverne dei diamanti" di Emilio Salgari - Altervista

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adunare le loro bande per <strong>di</strong>sporle sulla fronte della collina,dovendosi decidere colà la sanguinosa battaglia.Il nemico, attraversata la pianura e giunto a cinquecentopassi dalla collina, si <strong>di</strong>stese in linea <strong>di</strong> battaglia, facendoscintillare ai primi raggi del sole una vera selva <strong>di</strong> lance; inmezzo a tutti quei battaglioni noi scorgemmo Touala vestito conuna splen<strong>di</strong>da maglia d'acciaio e con in capo una specie <strong>di</strong> elmocoperto <strong>di</strong> piume nere.Ci accorgemmo subito che per numero <strong>di</strong> guerrieri noi noneravamo i più forti, ma confidammo nei nostri tubifiammeggianti, armi che, se bene adoperate, non avrebberomancato <strong>di</strong> spargere il terrore fra le linee nemiche.Io lasciai che Good ed il genovese si mettessero in primalinea e mi ritrassi sulla cima <strong>di</strong> una roccia, dalla quale potevodominare il campo della lotta, seguire tutte le fasi della battagliae fare fuoco sui punti più minacciati.Veramente non nutrivo alcun o<strong>di</strong>o contro quei poveri<strong>di</strong>avoli <strong>di</strong> negri che il feroce monarca si preparava a rovesciarecontro <strong>di</strong> noi, ma si trattava d'uccidere o <strong>di</strong> venire uccisi.L'assalto che seguì fu spaventevole. <strong>Le</strong> orde nemiche,incoraggiate dalla voce tuonante del loro erculeo re, ciattaccarono con tanto impeto che le nostre prime linee furonod'un colpo solo travolte. Ignosi però, col signor Falcone e Goodaccorsero alla riscossa colle bande agguerrite d'Infadou,impegnando una lotta <strong>di</strong>sperata.La battaglia era <strong>di</strong>ventata terribile. D'ambe le particombattevano come leoni in furore, non volendo né gli uni négli altri cedere il campo, ed i morti ed i feritis'ammonticchiavano dovunque, insanguinando il pendìo dellacollina.Io, vedendomi in procinto <strong>di</strong> venire circondato dai nemici,ero sceso dalla rupe e sparavo all'impazzata, per farmi largo. Ad141

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