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"Le caverne dei diamanti" di Emilio Salgari - Altervista

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temere in quella solitu<strong>di</strong>ne abbandonata dagli uomini e daglianimali? I soli nostri nemici – e non v'era mezzo <strong>di</strong> evitarli –erano il calore, la sete e le mosche. Avrei amato meglioaffrontare qualunque pericolo anziché trovarmi in presenza <strong>di</strong>questo terribile trio.Risvegliatici verso le sette, eravamo già arrostiti dal sole a<strong>di</strong>nvano cercammo un po' d'aria più respirabile.– Puah! – gridai, tentando invano <strong>di</strong> liberarmi da una veraaureola vivente che ronzava allegramente intorno alla mia testa.– In fede mia, – <strong>di</strong>sse il signor Falcone, – non ho mai vistotante mosche!– Mille tuoni! – aggiunse a sua volta Good, gesticolando. –E del caldo che fa, non <strong>di</strong>te niente?Il caldo, ah! E che caldo! E <strong>di</strong>re che non v'era la menomasperanza <strong>di</strong> trovare un po' <strong>di</strong> ombra. Dappertutto lo sguardoincontrava l'acciecante splendore della sabbia, e l'aria era cosìcalda come se si fosse proprio vicini ad un forno scaldato abianco.– Non potremo resistere a lungo a questa temperatura ed aquest'afa soffocante, – <strong>di</strong>sse il genovese, – bisognaassolutamente cercare un riparo dai raggi del sole.Ci guardammo come istupi<strong>di</strong>ti.– Ci sono! – <strong>di</strong>sse Good. – Scaviamo una fossa, lacopriremo <strong>di</strong> sterpi e ci nasconderemo dentro.L'idea non era sublime; ma poiché nessuno ne consigliavauna migliore, ci mettemmo al lavoro, sia con una piccola vangache avevamo con noi, sia anche scavando colle mani, e quandosi giunse ad avere una fossa <strong>di</strong> tre metri su quattro, tagliammo<strong>dei</strong> cespugli e de' rami inari<strong>di</strong>ti e coprimmo il nostro ricovero.Scivolati in questa fossa, ci parve a tutta prima <strong>di</strong> provare unvero refrigerio alle nostre pene. A misura però che il solemontava, il caldo cresceva; ci trovavamo come in un forno. Io79

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