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"Le caverne dei diamanti" di Emilio Salgari - Altervista

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Il genovese rispose subito al mio appello. Egli avevacontinuata la <strong>di</strong>scesa ed era andato a rotolare in mezzo ad unafolta prateria, mentre Good si era arrestato a pochi passi da me,a cavalcioni d'una ra<strong>di</strong>ce.Ci affrettammo ad abbandonare i nostri posti ed araggiungere il genovese.Quella caduta inattesa ci aveva scombussolati, anzitramortiti, e ci vollero parecchi minuti prima che potessimorimetterci.Noi rimanemmo là sdraiati in mezzo alla fresca erba,assaporando il piacere dell'esistenza guadagnata a prezzo <strong>di</strong>tante angosce e <strong>di</strong> tante fatiche. Era tanta la nostra gioia, che perun sentimento naturale ci mettemmo a piangere, ringraziando laProvvidenza <strong>di</strong> averci fatta prendere quella galleria che dovevacondurci alla libertà.La notte fuggiva. Là <strong>di</strong>nanzi a noi, la grande montagnacominciava a rischiararsi sotto i primi albori ed i nostri occhipoterono contemplare quell'aurora rosseggiante che noicredevamo <strong>di</strong> non più rivedere.Quando il sole spuntò sull'orizzonte noi ci accorgemmo <strong>di</strong>trovarci in fondo a quella grande escavazione ove si ergevano itre Silenziosi, le cui forme gigantesche spiccavano nettamentesul cielo rischiarato dalla luce mattutina.Senza alcun dubbio quell'interminabile galleria, che noiavevamo percorsa durante la notte, aveva altre volte servito <strong>di</strong>comunicazione con la famosa caverna <strong>dei</strong> <strong>di</strong>amanti.Il giorno era venuto. Guardandoci l'un l'altro, noi avemmopaura; eravamo ridotti in tale stato che nessuno certamente <strong>dei</strong>koukouana ci avrebbe <strong>di</strong> primo acchito riconosciuti. Eravamocoperti <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> fango, avevamo le vesti a brandelli, gliocchi pesti, i lineamenti alterati e sul volto l'impronta dellelunghe angosce sofferte. Da cronista fedele devo però <strong>di</strong>rvi che213

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