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"Le caverne dei diamanti" di Emilio Salgari - Altervista

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leoni, degli elefanti e degli ippopotami.– Allora lasciamolo bere in pace.– E la nostra cena? – <strong>di</strong>sse Good.– Ci rifaremo più tar<strong>di</strong> – <strong>di</strong>ss'io. – Se vi preme la vita nonfate fuoco.Infatti nulla avremmo avuto da guadagnare impegnando lalotta con quel mostruoso animale. È il più violento <strong>di</strong> quanti neesistano ed anche il più coraggioso; perché quando è arrabbiato,e lo è quasi sempre, non esita a scagliarsi anche contro un'interatribù <strong>di</strong> negri armati. È poi <strong>di</strong>fficilissimo ad uccidersi, perchécoperto d'una pelle assai fitta, e poche volte le palle riescono acolpirlo in qualche organo vitale.Quello che ci stava <strong>di</strong>nanzi era lungo più <strong>di</strong> quattro metri esul naso portava un corno formidabile, alto un metro, arma dellaquale si serve per sventrare gli avversari.Essendo d'indole sospettosa, giunto all'aperto si arrestò perguatare a destra ed a manca ed aspirando fragorosamente l'aria,quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>resse verso lo stagno, mettendosi a bere.– Allan – mi <strong>di</strong>sse il signor Falcone che tormentava labatteria della sua carabina. – È buona la sua carne?– Vorreste far fuoco, signore? – gli chiesi con tonospaventato.– Ci si presenta così bene, che mi sento tentato <strong>di</strong> farglifuoco addosso.– Se siete stanco <strong>di</strong> vivere, fatelo pure.– Non ho alcuna intenzione <strong>di</strong> morire, ma io credo che contre palle lo si potrebbe abbattere e procurarci delle buonecostolette.– Che poi non sareste capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>gerire, essendo la carne<strong>di</strong> quelli animali eccessivamente coriacea.In quell'istante l'animalaccio, quasi si fosse accorto dellanostra presenza, volse la testa verso <strong>di</strong> noi, dando segni d'una225

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