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"Le caverne dei diamanti" di Emilio Salgari - Altervista

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– Guardate laggiù quel buco, padrone.E così <strong>di</strong>cendo mi mostrava con una mano una puntadell'alta montagna.Guardai in quella <strong>di</strong>rezione ed a circa duecento metri danoi, scorsi in mezzo al bianco mantello nevoso un buco oscuro.– Dev'essere la caverna – <strong>di</strong>sse Umbopa.– Non si può ingannarsi – aggiunse il tenente Good.Affrettammo tutti il passo e superate alcune rocce coperted'un fitto strato <strong>di</strong> neve, giungemmo ben presto <strong>di</strong>nanzi aquell'apertura, la quale pareva che conducesse in qualchespaziosa caverna.Eravamo appena entrati che il sole, già prossimo altramonto, scomparve <strong>di</strong>etro l'orizzonte, lasciandoci in unaoscurità quasi perfetta.Sotto quelle latitu<strong>di</strong>ni non vi è, si può <strong>di</strong>re, crepuscolo.Tramontato l'astro <strong>di</strong>urno, le tenebre piombano <strong>di</strong> colpo, poichéfra il giorno e la notte non vi è transazione.Ci inoltrammo con precauzione entro quell'oscura aperturae giungemmo in fondo ad una vasta caverna che pareva fossealta assai.Essendo tutti stanchissimi, ci <strong>di</strong>videmmo gli ultimi sorsidella bottiglia d'acquavite per riscaldarci un po', quin<strong>di</strong> cisdraiammo gli uni presso gli altri cercando <strong>di</strong> addormentarci.La cosa era più facile a <strong>di</strong>rsi che a farsi: non ostante lanostra stanchezza, nessuno era capace <strong>di</strong> chiudere gli occhi incausa del freddo intenso che regnava anche entro quella caverna.Sentivamo le nostre membra gelarsi una ad una e nonriuscivamo a scaldarci nemmeno stringendoci gli uni addossoagli altri.Io non vedevo il momento che tornasse a sorgere il sole perrimetterci in cammino e rimettere un po' in circolazione ilsangue, poiché avevo il timore che qualcuno <strong>di</strong> noi non potesse89

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