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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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aveva passato la serata a lanciarmi occhiate languide e io avevo paura di cedere. Poi, in settimana, ho scoperto cosa succede quando si ha a che fare<br />

coi giocatori di hockey: basta una palpatina e pensano tu sia di loro proprietà. Non sono ancora riuscita a scrollarmelo di dosso.<br />

«Ehi, Trevor», dice Riley con fare disinvolto, mentre con gli occhi controlla Taylor.<br />

Trevor sorride impacciato e si guarda i piedi: «Ehi».<br />

«Vai a farti un giro, Trev», lo fulmina Taylor, e a Riley cade la faccia.<br />

Però Trevor si riprende subito e mette un braccio intorno alle spalle della sorella. «Eh sì, immagino che andare in giro con me sia fuori discussione,<br />

per via del fatto che sono più bello di te e ti faccio sfigurare».<br />

Scoppio a ridere forte, perché quasi quasi è vero, ma mi fermo di botto quando sento una mano sul sedere. Mi giro e dietro di me svetta il metro e<br />

ottanta di Jackson, che se ne sta lì con un sorriso ebete.<br />

«Ehi, Frannie. Perché non riprendiamo il discorso da dove lo abbiamo lasciato l’ultima volta?», e mentre parla alza un sopracciglio per essere più<br />

esplicito.<br />

La cosa più preziosa che ho imparato dal judo è l’autocontrollo – sia fisico che mentale – ma c’è un limite a quello che una ragazza può sopportare.<br />

Spingo il sedere sulla sua mano e gli faccio un sorriso melenso un attimo prima di afferrargliela e accovacciarmi per farlo volare al di là della mia spalla<br />

sul prato. Lui dà una bella botta e resta lì sdraiato sulla schiena per un minuto buono, annaspando. Mi guarda da laggiù con gli occhi spalancati, perso in<br />

un silenzioso stupore. Mi chino su di lui e lo guardo dritto in faccia: «Ehi, Jackson. Temo proprio di no».<br />

Taylor batte il cinque. «Wow! Ragazza ninja in azione. Che quadretto romantico!».<br />

Jackson si alza da terra, il respiro ancora pesante, e Trevor commenta beffardo. «Che dire… È stata una scena penosa».<br />

Jackson non se ne accorge nemmeno, sta lì in piedi e mi fissa. Mi preparo alla lotta, pensando che la situazione possa diventare poco simpatica, ma<br />

poi lui sorride. «Ok, se fai così mi fai troppo sesso».<br />

Fantastico.<br />

Jackson è perso nel suo mondo rarefatto. Dal modo in cui mi guarda temo che nella sua patetica immaginazione mi abbia già svestita. Ho passato<br />

l’ultima mezzora a fare lo slalom fra i miei amici e il falò che sta prendendo vita, tentando di stargli a distanza di sicurezza. Anche ora, mi sposto dal<br />

gruppo ed ecco che Jackson fa il giro dall’altra parte per intercettarmi.<br />

Ma dov’è Reefer quando serve?<br />

Mi prendo a calci mentalmente, appoggiata alla balaustra del portico, e chino la testa, sconfitta, in attesa dell’inevitabile mano sul sedere.<br />

Così, la voce soave che sento all’improvviso mi prende alla sprovvista.<br />

«Sembra che tu abbia bisogno di rinforzi».<br />

Alzo lo sguardo e incontro un paio d’occhi celestiali. Se il Paradiso avesse un volto, sono certa che sarebbe come il suo. Porta una maglietta bianca,<br />

attillata, che mette piacevolmente in risalto l’abbronzatura e la muscolatura del corpo ben tornito. È appoggiato alla balaustra accanto a me, come se<br />

fosse stato qua per tutto il tempo. Come se il suo posto fosse in questo buco dimenticato da Dio, invece che su una spiaggia di San Diego con una<br />

tavola da surf sotto al braccio.<br />

«Eh?».<br />

Sorride e si passa una mano fra le onde biondo platino dei capelli, che gli arrivano al mento e sembrano virare all’oro e al rame al riflesso delle<br />

fiamme del falò. «Ho frainteso la situazione?», mi domanda accennando a Jackson.<br />

Alzo gli occhi al cielo: «No, ma so come badare a me stessa». Mi stacco dalla balaustra e mi dirigo verso il gruppo. <strong>Il</strong> ragazzo angelo non mi segue, e<br />

anche quando Jackson ricomincia a pedinarmi rimane fermo a guardare. Tempo un altro giro intorno al fuoco e sono costretta a tornare ad appoggiarmi<br />

alla balaustra, accanto a lui. Guardo per terra e chiarisco: «Questo non significa che ho bisogno di essere salvata da te».<br />

Gli scappa da ridere e lo fulmino con lo sguardo. «Sai cosa? Fa lo stesso». Faccio per andarmene di nuovo, ma lui mi posa una mano sulla spalla e<br />

succede qualcosa… come se migliaia di piccole scariche elettriche mi attraversassero, immobilizzandomi sul posto.<br />

«Scusa, non ridevo di te». Mi squadra dalla testa ai piedi e un brivido percorre la mia spina dorsale. «Non ha mai avuto speranze».<br />

«Vabbe’», taglio corto riguadagnando il mio posto al suo fianco. Se devo dirla tutta, sono tornata per sfuggire a Jackson, ma anche per guardarlo un<br />

po’ meglio.<br />

«Mi chiamo Gabe», dice voltandosi.<br />

Lo sto fissando. Oddio. Basta! Sposto lo sguardo sul suo torace, che si rivela altrettanto degno di attenzione. «Io sono Frannie».<br />

Dà un’occhiata al bicchiere di birra che ho in mano e si stacca dalla balaustra.<br />

Ed è allora che Taylor grida: «Oh-mio-Dio!». Mi volto, e l’intero gruppo ci sta fissando. Marty è riuscito a intrufolarsi e far scivolare il braccio intorno alla<br />

vita di Taylor, ma lei sguscia via.<br />

E non siamo le uniche ad aver notato Gabe: Angelique e la sua cerchia si avvicinano da dietro al falò. La vedo puntare dritta verso di lui, che sta<br />

sollevando il coperchio del frigo da campeggio accanto al fusto di birra, raggiungerlo e chinarsi, fingendo di cercare qualcosa nel frigo. In realtà, gli sta<br />

sbattendo in faccia la sua quarta abbondante. Cerco con lo sguardo Adam Martin – versione maschile di Angelique nonché suo ragazzo ufficiale – ma<br />

non lo vedo da nessuna parte.<br />

Gabe mi chiede: «Vuoi qualcos’altro da bere? Acqua, una bibita?», e mi guarda fisso.<br />

E, mmm…, quegli occhi color cielo. Sento il cuore che palpita, mentre lotto per mantenerlo a un ritmo normale. «Ho la mia birra, grazie». Ma mentre lo<br />

dico qualcuno me la sfila di mano. «E io posso riempirti il bicchiere». <strong>Il</strong> respiro caldo di Luc sulla nuca mi provoca un brivido, e i miei battiti accelerati si<br />

fermano di botto. Mi volto, e il suo viso è a tre centimetri dal mio. I ciuffi morbidi della sua zazzera arruffata mi solleticano la fronte e mi riempio i polmoni<br />

del suo odore. Cannella… mmm.<br />

Taylor non ci capisce più niente. «Mah?! E tu da dove spunti?».<br />

Luc si raddrizza e mi riempie il bicchiere. «Ero in giro», dice indicando con un gesto la folla intorno al falò. Ma io vengo da lì, e lui non c’era.<br />

«Wow… ok. Questa festa ha appena guadagnato un sacco di punti». Taylor guarda Luc, poi Gabe, poi di nuovo Luc. Decide che è l’ora di liberarsi<br />

definitivamente dall’abbraccio di Marty e si avvicina. Poi alza le sopracciglia e mi guarda: «Allora… che si fa?»<br />

«Uh… be’…». Guardo Riley in cerca d’aiuto. «Non è ora di andare a casa?».<br />

«Non ancora». Riley sta ancora fissando Gabe.<br />

Luc mi passa la birra e lancia a Gabe, che nel frattempo si è avvicinato, uno sguardo ostile. «Gabriel». <strong>Il</strong> calore dolcemente viscoso della sua voce si è<br />

trasformato in un gelo arido, che ghiaccerebbe l’Inferno.<br />

«Ciao, Lucifer». E, anche se il suo sorriso rimane inalterato, la voce musicale di Gabe si appiattisce.<br />

«Aspetta un attimo… voi vi conoscete?». Sono in piedi in mezzo ai due e mi sento vacillare. L’aria intorno a noi sembra carica di energia statica e<br />

uno strano formicolio mi si diffonde per il corpo.<br />

Gabe fa una strana smorfia e accennando a Luc risponde: «Diciamo di sì».<br />

«Purtroppo», aggiunge l’altro. Sta sorridendo, più o meno, ma sotto alla sua calma apparente c’è tutt’altro. Anche da mezzo metro di distanza mi<br />

accorgo della sua tensione, sembra pronto a esplodere. La mascella è serrata e i pugni, stretti ai fianchi, hanno una gran voglia di colpire qualcosa, o

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