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Capitolo 10<br />
<strong>Il</strong> mio Inferno personale<br />
Frannie<br />
La vista di Gabe appoggiato all’edificio con le mani in tasca mi lascia senza parole. Dio, è così bello.<br />
Mio padre avanza a singhiozzo nella fila di macchine e alla fine mi lascia davanti alla scuola. Gabe ci vede e, mentre scendo dalla macchina, viene<br />
verso di noi. Mio padre lo guarda, felice come una Pasqua. «Che piacere rivederti, Gabe».<br />
Lui si piega e ricambia il saluto, le mani ancora in tasca: «<strong>Il</strong> piacere è mio, signore. Grazie ancora per la cena di ieri».<br />
«Non c’è di che». Mio padre saluta e riparte, ancora sorridente, e Gabe mi prende fra le sue braccia.<br />
«Come stai?»<br />
«Tutto bene». A parte che non riesco a pensare, mangiare e respirare.<br />
Allaccia le dita alle mie ed entriamo senza parlare, camminando fino agli armadietti. Mi resta vicino mentre rovisto fra i libri, e quando mi volto verso di<br />
lui vado in apnea. È così bello averlo vicino. È come il mio angelo personale.<br />
E io sono una tale merda.<br />
«Stai bene?».<br />
No. «Sì».<br />
Fa per accompagnarmi a lezione, ma intrufolo la testa fra il suo petto e il suo braccio e lo spingo indietro verso gli armadietti. È questo che voglio.<br />
Giusto? Luc può andarsene all’Inferno. Ma quando guardo Gabe negli occhi, quello che vedo mi terrorizza. È così aperto e fiducioso, e io non merito la<br />
fiducia di nessuno.<br />
Mi accompagna all’aula d’inglese, e io ignoro il sorriso compiaciuto di Angelique. Quando lui se ne va lascio cadere la testa sul banco e il contatto<br />
della mia pelle con la superficie dura e fredda mi riporta sulla Terra.<br />
Gabe e Luc. Sono uno l’opposto dell’altro. Allora com’è possibile che io li voglia entrambi? Eppure è così, anche se in modi completamente diversi. E,<br />
dopo ieri sera, Gabe mi spaventa ancora più di Luc. Non credo nell’amore, ma come altro potrei chiamare ciò che lui mi ha fatto sentire? Proveniva da<br />
lui, ed era anche dentro di me.<br />
Tiro su la testa per valutare il tremore delle mie mani, e faccio un salto quando mi accorgo che Luc è lì, seduto al suo posto, vicino a me. Se Gabe è<br />
pace e amore, Luc è tutto il resto: desiderio, passione, e la sua energia seduttiva mi porta a desiderarlo nei modi più sbagliati. Ed è ovvio che non sono<br />
l’unica su cui ha quest’effetto. Angelique si aggira nei pressi della porta e tenta invano di ostentare noncuranza, come se fosse lì per caso.<br />
Luc si appoggia sui gomiti, avvicinandosi, e accenna un sorriso sornione. Per un attimo l’ira divampa dentro di me e vorrei fargli sparire quel sorriso<br />
dalla faccia con un pugno. Mi guarda negli occhi. «Scusa, non volevo spaventarti».<br />
Però mi spaventi lo stesso. Mi spaventate a morte, entrambi.<br />
«Sono solo stanca», dico, ed è vero. Ieri notte non sono riuscita a dormire perché ogni volta che chiudevo le palpebre mi trovavo davanti Gabe o Luc.<br />
E non volevo sapere dove quei sogni mi avrebbero portato. Mi stropiccio gli occhi per impedirgli di guardarli ulteriormente.<br />
Passo il resto della lezione d’inglese a cercare di ignorare l’energia statica che cresce fra noi. Stiamo lavorando alla tesina, ma faccio davvero fatica<br />
a concentrarmi. Quando la campanella suona, Luc e io non abbiamo ancora finito. E la consegna è domani.<br />
Luc si allunga sulla sedia e allaccia le mani dietro alla testa. «Preferisci trovarci dopo scuola o prendere uno zero?»<br />
«Secondo te?». <strong>Il</strong> mio tono tradisce una certa frustrazione. Mi alzo dalla sedia, rigida, per avviarmi alla porta.<br />
«Ok, facciamo da me o da te?», chiede seguendomi.<br />
Allora, al momento i miei adorano Gabe. Non parlavano d’altro stamattina. Sono convinti che cammini sulle acque. Luc, invece, meglio non nominarlo.<br />
«Da te, direi».<br />
«Fantastico», dice mentre usciamo in corridoio. Sembra soddisfatto di sé. E questo mi fa infuriare.<br />
<strong>Il</strong> coperchio del vaso di Pandora si apre di botto e sento che la mia bocca si muove senza che io l’abbia connessa al cervello. Le parole escono di<br />
getto e faccio fatica a capire cosa succede.<br />
«Esiste qualcuno con cui non stai uscendo? A parte me, ovviamente». Appena mi rendo conto di cosa ho detto vorrei sprofondare. E devo averlo detto<br />
forte, perché chiunque si trovi nel raggio di tre metri si volta a guardarci.<br />
«Wow… be’, non mi risulta di uscire con qualcuno, al momento».<br />
Bugiardo. La mia pressione sanguigna si alza vertiginosamente e ora che il tappo del vaso è saltato non ho più difese. Le mie emozioni sono<br />
incontenibili. «Davvero? Perché non lo dici ad Angelique, o Cassidy, o Taylor, o Riley».<br />
Si appoggia allo stipite della porta, sicuro di sé, e sento la mia rabbia montare. «Per quanto ne so io, non sono uscito con nessuna di loro. Sono<br />
andato al cinema e poi a mangiare la pizza con Riley e Taylor. Ricordo che ti abbiamo invitata, ed è un peccato che tu non sia venuta. E non sono mai<br />
stato da nessuna parte con Cassidy o Angelique. A essere sincero, l’unica con cui sono effettivamente uscito sei tu».<br />
«Non siamo usciti», dico rabbiosa. Ma poi, di nuovo, vorrei sotterrarmi, perché mi torna in mente che abbiamo preso un caffè dopo la festa dai<br />
Gallagher, e sono io che ho chiamato quell’uscita “un appuntamento bollente”.<br />
Mentre cerco di darmi un contegno gli sento dire: «Errore mio. Pensavo che il caffè contasse».<br />
Guardo in basso, verso lo smalto nero che si disfa sul mio alluce, e con una infradito stacco dal pavimento un pezzo di linoleum grigio, già penzolante<br />
prima del mio intervento. Sento la collera che se ne va con la stessa velocità con cui è arrivata, e la mortificazione che ne occupa il posto. «Quindi, niente<br />
casa al mare?».<br />
La sua voce si abbassa e diventa un sussurro, che però sento perfettamente nonostante il baccano del corridoio affollato. «Niente casa al mare».<br />
Lo guardo negli occhi e improvvisamente mi sento come stordita. I miei pensieri si annebbiano e ho bisogno di immergermi in quegli specchi d’acqua<br />
insondabili e scuri. Voglio sapere cosa pensa. Voglio sapere tutto di lui. Mi accorgo che ho smesso di respirare e distolgo lo sguardo, prendendo<br />
faticosamente fiato.<br />
«Allora, siamo di nuovo amici?», mi chiede in tono gentile, quasi tenero.<br />
Faccio cenno di sì con la testa, senza capire bene cos’è appena successo, ma determinata a non aprire più bocca.<br />
Passo il resto della mattina a sentirmi un’idiota, e non riesco neanche a guardarlo. Ma quando andiamo a pranzo e vedo l’espressione sul volto di<br />
Taylor – un misto di imbarazzo ed eccitazione – il mio cuore sprofonda. Dovevo immaginarmelo, è successo qualcosa fra lei e Luc ieri sera, perché mi