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Forse è per questo che mi viene un colpo quando volto l’angolo e vedo una Shelby Cobra nera parcheggiata dall’altra parte della strada, a un paio di<br />
portoni da casa mia.<br />
Continuo a camminare e attraverso la carreggiata, con una gran voglia di proseguire fino a raggiungere la Mustang per sbirciare dentro.<br />
Non può essere lui, mi dico. Non avrebbe motivo di essere qui. Sono in preda a un’ossessione, e non va affatto bene. È per questo che quando sono<br />
lucida esco con ragazzi come Tony Riggins, che al massimo mi mostra come funziona la sua calcolatrice scientifica.<br />
Ma non è poi così strano essere ossessionate da un ragazzo mostruosamente bello e con due occhi così misteriosi. Ed è la ragione per cui sono in<br />
piedi nel bel mezzo del mio giardino a fissare una macchina. Scuoto la testa, faccio un respiro profondo e prendo la strada più breve verso la porta,<br />
attraverso il prato umido. Ho un momento di esitazione.<br />
Ma poi mi obbligo ad aprire la porta e mi infilo in casa prima di fare qualcosa di veramente stupido.<br />
Luc<br />
Taylor. C’è Taylor con Frannie. Non Gabriel. Che il Diavolo mi porti, sto diventando paranoico.<br />
Concentrati, Luc.<br />
Scuoto la testa per schiarirmi le idee e faccio per mettere in moto la macchina, quando all’improvviso vengo risucchiato in un vortice spaziotemporale.<br />
Caccio indietro il reflusso che sale assieme al terrore dal fondo del mio stomaco e chiudo gli occhi per contrastare la vertigine. Esistono solo due<br />
creature infernali capaci di convocarmi in questo modo.<br />
Fa che sia Beherit.<br />
Ma quando i miei piedi atterrano con un tonfo sulla pietra liscia e riapro gli occhi, il panico aumenta di una tacca. Non è stato il mio capo a chiamarmi,<br />
come speravo. Sono invece nella reggia di Pandemonium, e vedo di fronte a me l’intricata, nera cesellatura di un trono di ossidiana – il trono di Re<br />
Lucifero – abbarbicato sopra a un alto podio, al centro di un cupo salone a volta. Non c’è nessuno.<br />
Mi guardo intorno per cogliere qualche segno della Sua presenza, ma la luce della moltitudine di candele che fluttuano nella stanza e si riflettono sulle<br />
scure pareti di pietra lucida non rivela alcunché. Sono solo. Resto immobile e mi lascio confortare dall’odore pungente di zolfo. Ma quando il Suo sibilo<br />
giunge come un sussurro al mio orecchio mi viene comunque un colpo.<br />
«L’hai trovata». Non è una domanda.<br />
Di riflesso mi volto, ma dietro di me non c’è nessuno. È allora che lo sento, percepisco il Suo sguardo, mentre si libra alto sopra di me, vicino al soffitto<br />
arcuato. Faccio attenzione a non guardarlo direttamente, ma posso vedere le Sue enormi ali di pipistrello sbattere lentamente mentre scende verso<br />
terra. Cado in ginocchio, a testa china.<br />
<strong>Il</strong> pavimento levigato di ossidiana riflette la Sua immagine: è immenso, la nera pelle squamosa fuma e sembra assorbire la luce circostante per<br />
restituirla attraverso gli occhi felini, che splendono di un verde sinistro nel volto aguzzo. Le Sue corna ritorte, colore del sangue, sono sormontate da una<br />
puntuta corona d’oro. Quando i Suoi artigli toccano terra, ripiega le grandi ali e avanza lento e silenzioso verso di me, come una pantera che si avvicina<br />
alla preda.<br />
«Sì, mio sovrano», rispondo.<br />
«E sei certo che sia colei che cerchiamo?». <strong>Il</strong> suo sibilo insinua il gelo nella mia spina dorsale, a dispetto dei duemila gradi dell’Inferno.<br />
È solo a questo punto, posto di fronte alla domanda diretta, che mi accorgo di non avere nessuna prova evidente che Frannie sia la Prescelta. Ho<br />
sempre fatto totale affidamento sull’istinto, e a oggi non mi ha mai deluso. Non è il caso di iniziare a dubitarne proprio ora.<br />
«Sì, mio sovrano». Reprimo l’urgenza improvvisa di chiedergli perché la voglia così tanto.<br />
Mentre passa a un metro da me sento l’elettricità crepitare nello spazio che ci separa, come una miriade di minuscole saette. Riesco a sentire il Suo<br />
potere, che risveglia il mio.<br />
«Alzati», mi ordina, e non posso che eseguire. Lo guardo salire la lunga scalinata verso il trono e sprofondarvi a sedere, mentre si spoglia delle Sue<br />
sembianze naturali per assumere quelle umane, decisamente in stile Zeus: lunga barba e capelli bianchi, mascella volitiva, tunica rossa che fluttua e<br />
avvolge un corpo possente. Ma gli inquietanti occhi verdi rimangono gli stessi. Me li sento addosso mentre Lui mi esamina.<br />
«Quanto tempo ci vorrà?», tuona dall’alto, e la Sua voce muta assieme alla Sua forma.<br />
«Non molto, mio sovrano». Non c’è nessun bisogno di rivelare che Gabriel si è messo in mezzo e che i tempi si potrebbero allungare.<br />
«Eccellente». Tace per un momento e spero che mi lasci andare, ma invece continua a guardarmi con occhi che sembrano perforare la mia testa<br />
china, accrescendo il mio disagio.<br />
«Lucifer», dice riflessivo. «Penso tu sia sottostimato. Beherit odia riconoscere i meriti altrui, ma io ti ritengo un buon elemento all’interno delle<br />
Acquisizioni».<br />
Fa un’altra pausa e io sono sempre più a disagio. Non capisco dove voglia andare a parare. Infine, si alza e scende teatralmente le scale, la lunga<br />
tunica che si snoda alle Sue spalle come una scia rossa – tutta scena, visto che se volesse potrebbe arrivare giù in un batter d’occhio – e mi si ferma<br />
davanti. <strong>Il</strong> Male irradia a ondate dalla Sua persona, affollandomi la mente di idee oscure e annebbiando la mia capacità di pensare autonomamente.<br />
«Guardami, Lucifer».<br />
Anche se volessi, non potrei disobbedire. Alzo la testa e incontro l’abisso verde dei Suoi occhi, cercando di non farmi spazzare via dal flusso di<br />
energia che mi investe mentre mi scruta dentro.<br />
Un ghigno atroce prende forma sul Suo volto: «Sì. È come pensavo». Mi volta la schiena.<br />
Le gambe non mi reggono e sono così instabile che quando mi lascia andare rischio di cadere.<br />
«Ho bisogno di carne fresca per il Gran Consiglio, Lucifer. È un incentivo che potrebbe motivarti a ottenere un posto nel mio Gran Consiglio? Magari<br />
come capo delle Acquisizioni?».<br />
È difficile mantenere la calma e un volto privo di espressione mentre elaboro questa informazione: mi sta offrendo il lavoro del mio capo. È<br />
esattamente quello che volevo, ciò che vorrebbe qualsiasi creatura generata dalla superbia. Quindi, perché ora mi prende il terrore all’idea di entrare a<br />
far parte del Gran Consiglio ed essere costantemente sotto al Suo sguardo vigile? No!<br />
«Sì, mio sovrano».<br />
«Allora questa sarà la tua ricompensa, quando la porterai da me». Camminando traccia un ampio cerchio e si ferma alle mie spalle. D’un tratto<br />
sembra stanco. «Hai idea di cosa significhi essere sempre secondo?».<br />
A questo non c’è risposta, né Lui se ne aspetta una. Resto immobile come un sasso e attendo che arrivi al punto.<br />
«Fin dall’Inizio dei Tempi, il Creatore ha avuto tutto il potere nelle sue mani». Mi si drizzano i capelli in testa mentre il Suo potere affluisce e il<br />
crescendo della Sua voce preannuncia l’esplosione finale. Continua a camminare in cerchio finché mi si para davanti. La collera gli arcua le sopracciglia<br />
bianche. «Ora tocca a me. Questa è la mia occasione. Sarò finalmente libero dal Suo giogo. Non dovremo più sottostare alle sue regole. Avrò<br />
finalmente il posto che mi spetta!». <strong>Il</strong> pavimento trema per il fragore della sua voce, e uno dei tanti gargoyle di marmo bianco che circondano il podio<br />
precipita al suolo con uno schianto.