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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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di Dante. Ho una predilezione per Dante, visto che faccio parte di ciò che lo ha ispirato. Lei sfoglia il libro e corruga la fronte. «Ma è in spagnolo».<br />

«In italiano», la correggo.<br />

«Parli italiano?», domanda incredula.<br />

«Sì 3 ».<br />

«Dì qualcosa».<br />

«Sii la mia schiava d’amore», le dico in tono suadente.<br />

La sua espressione è guardinga. «Cosa vuol dire?».<br />

Un sorriso divertito mi si stampa in volto. «Non te lo dirò mai». Qualcosa mi dice che non apprezzerebbe.<br />

Resta un attimo a fissarmi, con gli occhi sgranati, poi abbandona Dante sul pavimento. Prende un altro volume dalla libreria, Proust, e lo apre.<br />

«Francese?», chiede, mentre la sua incredulità si tinge di irritazione.<br />

«Oui».<br />

«Stai scherzando… Quante lingue conosci?».<br />

Tutte. «Qualcuna».<br />

Mi volta le spalle e rimette Proust dove lo ha trovato, poi continua il suo giro, passando davanti alla finestra che dà sul parcheggio per dare un’occhiata<br />

fuori. Girandosi sembra accorgersi di quanto si sia avvicinata al letto e prende una scorciatoia per non peggiorare la situazione. Si appoggia al muro fra<br />

il mobiletto dello stereo, munito di grandi casse, e un porta CD che arriva fino al soffitto, dove potrebbe trovare una selezione di musica quasi<br />

inesauribile. Ma lei è impegnata a esaminare il muro dietro al letto, dove campeggia un murale che riempie l’intera parete e raffigura casa mia, la parte<br />

più desolata degli Inferi, la più lontana dai cancelli, dove il lago di fuoco incontra le alte mura di pietra dell’Inferno.<br />

Alla fine, l’attrazione esercitata dal murale vince la paura del letto. Si avvicina e raccoglie un pennello dal mucchio di attrezzi di pittore accatastato in un<br />

angolo. «Chi l’ha dipinto?»<br />

«Io».<br />

Si volta a guardami: «Non ci credo».<br />

Non posso che sorridere quando torna al murale e passa il dito sul contorno di una fiamma blu che scaturisce dalla rossa superficie incandescente del<br />

lago. «Questo è davvero… oscuro, ma è forte, mi piace. Che cos’è?»<br />

«L’Inferno».<br />

Gira definitivamente le spalle al muro e mi fissa per svariati battiti del suo cuore. «Allora, dove ci mettiamo a lavorare?», chiede alla fine, guardandosi<br />

intorno.<br />

Io guardo il letto e sorrido.<br />

Lei rabbrividisce, anche se qui non fa certo freddo, e manda giù un bel sorso di birra. Apre lo zaino, tira fuori il quaderno e si siede sul tappeto di<br />

fianco al letto, continuando a bere.<br />

Metto su i Linkin Park e alzo il volume quel tanto che mi permette di sentire i bassi nelle ossa.<br />

«Dov’è la tua TV?», chiede.<br />

Mi siedo sul tappeto accanto a lei. «Non ce l’ho».<br />

«E come fai a guardare History Channel?»<br />

«Ce l’avevo, ma si è rotta».<br />

«Ah», dice mentre prende Furore dallo zaino. «Allora, secondo te Tom cosa dovrebbe fare?»<br />

«Andare dritto in prigione», e poi all’Inferno, «senza passare dal via».<br />

Lei prosciuga nervosamente la sua birra. Mi alzo e raggiungo il frigo, tornando con altre due bottiglie nel giro di pochi secondi. Ne apro una e mentre<br />

gliela allungo sfioro “casualmente” l’interno del suo polso. Lei sgrana gli occhi e trattiene il respiro, giusto un attimo. È una reazione al calore del mio<br />

tocco? O c’è qualcosa di più? Zenzero… mmm.<br />

Sì, questo va molto meglio, l’approccio diretto. Perché il mio ultimo piano, l’approccio indiretto, faceva veramente schifo. Ho dovuto sistemare le cose,<br />

insomma è stato necessario annebbiarle un po’ la mente dopo la lezione d’inglese, ma ora eccola qui, insieme a me.<br />

Sola.<br />

Penso ai possibili scenari e una scarica calda di elettricità mi percorre la pelle.<br />

«Mi spieghi perché ce l’hai tanto con Tom? Cosa ti ha fatto di male?».<br />

Rido. Se non fosse il personaggio di un romanzo probabilmente andremmo a prendere l’aperitivo insieme. «Vediamo… A me niente, ma ad altri…<br />

rapina, omicidio. Niente di così tremendo, in fondo».<br />

Mi guarda incredula. «Ma almeno hai letto il libro? Perché aveva le sue ragioni per fare quello che ha fatto». Mmm, come mi piace quando avvampa<br />

così.<br />

«Ah, quindi ci sono delle giustificazioni per l’omicidio… non lo sapevo. Scusa allora».<br />

«A volte. Anche il nostro sistema giudiziario scagiona chi agisce in circostanze attenuanti».<br />

«Mmm, certo, il nostro infallibile sistema giudiziario».<br />

«E anche la Chiesa perdona chi uccide perché non ha alternative».<br />

«Ah be’, se vogliamo parlare della Chiesa…».<br />

«Sei la persona più cinica che abbia mai conosciuto».<br />

«Sono solo realista».<br />

«Forse è questo che ha spaventato i miei genitori. Gli hai fatto discorsi di questo tipo?».<br />

Man mano che si agita comincia a biascicare le parole e io devo trattenermi dal sorridere. «Ci siamo a malapena presentati».<br />

«Ma ai miei piace chiunque, persino Taylor. Non li ho mai visti così prima».<br />

Forse perché non gli avevi mai portato a casa un demone. «Non so cosa dirti. A volta faccio questo effetto alla gente». La vedo arrossire. L’effetto che<br />

ho su di lei sembra essere l’esatto opposto, e per me va benissimo. In più, sembra che la birra stia funzionando, è meno tesa.<br />

Restiamo così per un bel po’, lei che mi fissa e io che fisso lei. Alla fine le chiedo: «Ai tuoi piace Taylor, eh?».<br />

Le sue palpebre si sono fatte pesanti. «Li fa ridere. Adorano i suoi capelli rosa».<br />

Adesso posso sorridere. «Ecco dove ho sbagliato. Dovrei farmi i capelli rosa».<br />

Lei ride – una risata piena, di pancia – ed è come se risvegliasse qualcosa dentro di me, facendomi sentire… vivo. Si appoggia al letto e la sua risata<br />

continua, più bassa, mentre chiude gli occhi. Ubriaca con due birre, un peso piuma.<br />

«Mmm… già. Peccato che farebbe a pugni coi tuoi occhi rossi», dice con un tono che rivela che sta prendendo la tangente.<br />

I miei occhi rossi? È molto attenta. Ma è anche vero che non le riesco a staccare gli occhi di dosso. <strong>Il</strong> suo respiro si fa lento e profondo. Scivola nel<br />

sonno e io continuo a fissarla. Sono di nuovo in preda alla lussuria, che ormai è diventata di casa. Ma c’è qualcos’altro, qualcosa di più profondo che<br />

sgomita per farsi largo attraverso il desiderio, solo che non capisco cosa sia.<br />

Potrei farla mia ora, se volessi. E una parte di me mi urla di farlo, di prendere la sua carne. Ma un’altra parte di me, che è connessa a quel sentimento

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