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Capitolo 21<br />
Fuoco e fiamme<br />
Frannie<br />
«Lo sai che stavo prendendo Lucifer per il naso con quella storia dell’immacolata concezione, vero?».<br />
Sollevo la testa, che avevo appoggiato al finestrino della macchina, e guardo Gabe, ancora stordita dal dopo sbornia. «Eh?»<br />
«Sai… quella sera che sei venuta da me, dopo che lui ti aveva detto… da dove viene».<br />
«Ah, sì. Allora non sono la Vergine Maria?»<br />
«No».<br />
«Grazie al cielo. Sarei stata una pessima madre». Mi massaggio le tempie. «E poi, spero di non restare vergine ancora per molto». Lascio cadere la<br />
testa contro il finestrino, ma calcolo male e do una gran botta, riducendo in poltiglia il mio cervello martoriato. «Ahia…», grugnisco.<br />
«Ben ti sta», dice Gabriel ridendo.<br />
«Ma sta un po’ zitto».<br />
Arriviamo a casa mia e mia madre esce sul portico. Gabe apre la portiera e mi aiuta a scendere. Mentre camminiamo le gambe non mi reggono e<br />
Gabe deve praticamente trascinarmi. Quando arriviamo ai piedi delle scale ci rinuncia e mi prende in braccio.<br />
«Vi siete divertiti, ragazzi?», cinguetta mia madre.<br />
Vorrei sapere quante ragazze di diciassette anni potrebbero tornare a casa alle nove del mattino devastate dall’alcool, nelle braccia di un ragazzo<br />
(persino se si tratta di un autentico angelo del Signore, dettaglio di cui i miei genitori non possono essere a conoscenza), e sentirsi dire: «Vi siete<br />
divertiti?». È disgustoso. Certo, se fossi stata fra le braccia di Luc le cose sarebbero andate diversamente.<br />
«Che ne dici, Frannie?», Gabe sta cercando di trattenersi dal ridere. Se ne avessi la forza gli darei un pugno, invece mi limito a borbottare qualcosa di<br />
poco gentile alla sua spalla.<br />
Mia madre ci segue su per le scale e mi mettono a letto. Sento un sottofondo di risatine di sorelle, ma non apro gli occhi per verificare di chi si tratta.<br />
Gabe si siede sul bordo del letto e mi accarezza il volto. Anche se mi sento come se mi avesse investito un TIR, vengo percorsa da un fremito.<br />
«Va un po’ meglio?»<br />
«Sparami», lo supplico.<br />
Si china su di me e le sue labbra scivolano dalla mia guancia all’orecchio, in cui sussurra: «Troppa birra». Gli scappa da ridere e mi chiedo se non<br />
potrei sparare io a lui.<br />
«Togliti di torno», dico girandomi su un fianco e tirandomi le coperte sulla testa.<br />
Mia madre si ricorda di avere la zuppa di pollo sul fuoco e se ne va. Ma Gabe è ancora qui, sento la sua presenza.<br />
«Cosa vuoi?», biascico fra le lenzuola.<br />
«Quello che ho sempre voluto: legare la tua anima. Devi perdonare te stessa».<br />
«No».<br />
«Perché? Perché non puoi farlo?».<br />
Non ho intenzione di piangere. «Perché no». Respiro per trattenere le lacrime. «Ne ho bisogno».<br />
«Hai bisogno di cosa?».<br />
È come se qualcuno mi prendesse la testa a martellate. «Possiamo parlarne un’altra volta?»<br />
«Parliamone ora. Cosa vuol dire “ne ho bisogno”?».<br />
Una fitta tremenda mi attraversa il cervello. Gemendo tiro fuori la testa dalle coperte in cerca d’aria. «Non posso farlo. Ma tu non conosci già i miei<br />
pensieri? Perché non mi guardi nella testa e tiri fuori quello che non ti piace, così poi mi lasci stare?»<br />
«Se fosse nei tuoi pensieri potrei farlo. È per questo che ti spingo a pensarci, voglio che tu capisca la ragione per cui non puoi perdonarti».<br />
«Perché non posso».<br />
«Perché?»<br />
«Oh, Dio! Vattene».<br />
<strong>Il</strong> letto cigola mentre Gabe mi scivola vicino. Sento il suo respiro fresco nell’orecchio: «Non vado da nessuna parte, Frannie. Sarò sempre al tuo fianco,<br />
qualunque cosa accada». Le sue labbra mi sfiorano la guancia e il mio mal di testa scompare, ma solo per essere rimpiazzato da un altro genere di fitte,<br />
in luoghi che non dovrebbero essere coinvolti. Mi giro e gli passo una mano fra i capelli. Le sue labbra sfiorano le mie, proprio quando mia madre<br />
appare sulla soglia con due tazze fumanti in mano.<br />
«Oh! Io…».<br />
Gabe mi sorride con gli occhi ancora per un attimo, poi scivola via e si alza in piedi. «Devo proprio andare».<br />
«Oh, vai già via?», dice mia madre con un sorriso imbarazzato, e porgendogli una tazza aggiunge: «Non vuoi un po’ di zuppa?»<br />
«Grazie, signora Cavanaugh, ma Frannie è in buone mani», risponde sorridendo. «Passo più tardi a vedere come stai», aggiunge rivolto a me, ed<br />
esce.<br />
«Ok». L’unica risposta che riesco a mettere insieme.<br />
Mi giro su un fianco verso il muro, ignorando mia madre e la sua zuppa, per cercare di capire cos’è appena successo. Poi penso a Luc. Viene a<br />
trovarmi stasera, e ho deciso che proverò a usare questa famosa Suggestione sui miei genitori. Vediamo se funziona davvero così bene.<br />
Ma forse prima dovrei chiarirmi le idee.<br />
Penso alla Shelby parcheggiata dall’altra parte della strada e mi batte il cuore. Lo amo, ne sono certa. Allora perché diavolo voglio ancora baciare<br />
Gabe?<br />
Luc<br />
Quando Gabriel porta Frannie a casa li seguo, e resto lì davanti per gran parte della giornata. Osservo la finestra della sua stanza, chiedendomi cosa<br />
potrò mai dire per fare buona impressione ai suoi genitori, o almeno per rassicurarli che non sono più il Diavolo in Terra. Ma mentre me ne sto lì seduto,