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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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«Ora sì che ragioniamo. Dov’è?», chiede mettendo in moto.<br />

«Gira a destra».<br />

Gli faccio fare il giro dell’isolato, passando davanti alla casa di Taylor e alla mia, fingendo di essermi persa. Giusto il tempo di decidere che fare.<br />

Quando arriviamo alla casa con il cactus di Natale sotto al portico, dico: «Aspetta, è questa».<br />

«Finalmente. Iniziavo a pensare che lo facessi apposta».<br />

Questo tizio mi sta proprio facendo incazzare. «Parcheggia nel vialetto».<br />

Inizio a chiedermi se ho fatto bene. Sto mettendo Gabriel in pericolo? Si accorgerà che questo non è Luc? E soprattutto, la domanda più pressante:<br />

se questo è Belias, Luc dov’è? L’immagine del suo corpo riverso nel sangue mi tormenta. Ricaccio indietro il terrore a fatica e scendo dalla macchina.<br />

Ma la casa è scura, e subito vengo nuovamente presa dal panico. Come faccio se Gabe non c’è?<br />

<strong>Il</strong> finto Luc fa il giro della macchina e mi afferra. Ci avviciniamo alla porta e io mi rendo conto di non avere la chiave. E non posso nemmeno bussare,<br />

perché gli ho detto che la casa è vuota…<br />

«La porta principale dovrebbe essere aperta», dico sperando di avere ragione.<br />

In effetti ho più che ragione, e la porta si spalanca, mostrando l’interno scuro.<br />

«Ricordami di non affidarti mai casa mia», sbuffa il falso Luc.<br />

«Già… be’…». La mia mente va a cento all’ora. Forse Gabe ha degli oggetti d’oro o d’argento che posso usare per difendermi.<br />

Lui mi spinge dentro e chiude la porta. È completamente buio e me lo sento addosso, dappertutto. Mi guardo disperatamente intorno, nell’oscurità, e<br />

anche se non vedo niente mi ricordo che ogni cosa è bianca. Niente oro, niente argento. Niente di niente.<br />

«Cerchiamo un letto», mi dice nell’orecchio con voce roca.<br />

«Uhm… forse di sopra». Parlo abbastanza forte perché se c’è qualcuno in casa mi senta.<br />

Mi spinge verso le scale, illuminate appena da un debole raggio di luna che entra da una finestra e attraversa il salotto, colpendo i gradini più bassi.<br />

Raggiunto il corrimano, il falso Luc si blocca e comincia a guardarsi intorno con diffidenza.<br />

«Di chi hai detto che è questa casa?»<br />

«Di un amico».<br />

Mi guarda con una smorfia e, alla luce argentea e flebile della luna, lo vedo trasformarsi in… qualcosa. Nel giro di pochi secondi torreggia sopra di me<br />

e con una mano infuocata mi afferra una manciata di capelli, ustionandomi la nuca. <strong>Il</strong> tanfo di capelli strinati e uova marce mi fa lacrimare gli occhi.<br />

D’impulso, mi chino e faccio per tirargli un calcio al petto, ma lui mi tiene sospesa per i capelli, così che non ho nessun punto d’appoggio che renda il<br />

calcio efficace. Ad ogni modo, lo scricchiolio delle sue ossa sotto al mio piede è inconfondibile.<br />

Mi pare che stia sghignazzando… insomma, siamo lontani dalla reazione che speravo di ottenere… però suona un po’ come se si stesse strozzando.<br />

«Oooh… sei focosa!», tossisce. «Mi piace». Mi trascina via dalle scale. «Una mossa astuta, mortale. Ma vedi, noi demoni abbiamo un sesto senso».<br />

Si gira e sibila forte: «Sei arrivato tardi, Gabriel».<br />

Provo a sferrare un altro calcio, questa volta al braccio che mi tiene sospesa, ma lo sfioro a mala pena. Mi guarda di traverso, scuotendomi per i<br />

capelli. «La prima volta è stato divertente, ma adesso inizi a darmi fastidio. Smettila».<br />

Proprio quando inizio a disperare, la voce melodiosa di Gabe ci avvolge, provenendo da ogni parte. Altro che dolby surround. «Ti conviene lasciarla<br />

andare, Beherit».<br />

Appare in cima alle scale, dove riesco a distinguere solo una figura vaga, da cui emana un’intensa luce bianca. <strong>Il</strong> suo splendore illumina l’intera stanza,<br />

compreso il mostro che mi tiene prigioniera. Guardo il suo grugno raccapricciante e sento me stessa gemere, mentre tutto il sangue che ho in circolo<br />

diventa istantaneamente freddo. Non è Belias. Questo è più grosso e più cattivo. E poi puzza in modo insopportabile, come se respirare non fosse già<br />

un’impresa quasi impossibile a causa del panico.<br />

«Gabriel, hai sempre avuto un senso dell’umorismo un po’ criptico. Perché mai dovrei lasciare andare il mio trofeo, adesso?»<br />

«Perché lei non è il tuo trofeo. Non hai nessun diritto su di lei, la sua anima è pura».<br />

«Mmm… già, Lucifer non mi ha dato molto su cui lavorare, vero? Ha trovato l’incarico… troppo difficile». Mi guarda con cipiglio e fa di nuovo quella<br />

risata strozzata. «Sì è innamorato, poverino». È un risata secca, tagliente. «Amore! Che cosa pittoresca».<br />

«Sì, un’esperienza che lo ha trasformato totalmente. Sai come si dice: l’amore supera ogni ostacolo».<br />

«Peccato che alla fine non abbia superato un bel niente. Lui è morto e il trofeo ce l’ho io».<br />

«La morte è un concetto relativo, non credi?».<br />

Al suono della voce di Luc il mio cuore prende il volo, ma quando riesco a girarmi verso la cucina, ruotando come una pallina di Natale che pende<br />

dall’albero, torna a sprofondarmi nel petto. Luc è coperto di sangue, la sua maglietta è ridotta a brandelli e ha degli squarci profondi su petto, spalle e<br />

guancia destra.<br />

«Oh mio Dio», rantolo.<br />

«<strong>Il</strong> tuo Dio non può salvare né te né lui», gracchia il mostro divertito. Mi solleva al livello dei suoi occhi ed è come se mi stesse strappando la testa dal<br />

collo. «Sei proprietà dell’altra squadra, ormai».<br />

«Se fossi in te ci ripenserei, Beherit», dice Luc, lasciando la cucina per addentrarsi in salotto.<br />

Beherit ride, e il fragore della sua risata scuote la casa fino alle fondamenta. «Mi stai minacciando? Tu, un mortale mezzo morto e senza più voce in<br />

capitolo?», ringhia rimettendomi a terra, dove continuo a penzolare come una marionetta. «Mi occuperò di te appena finisco col tuo cucciolo». Mi scuote<br />

per i capelli, casomai non si fosse capito di chi sta parlando.<br />

«Oh, sì che ho voce in capitolo. Parlando di cuccioli…». <strong>Il</strong> sorriso di Luc mi fa balzare il cuore e d’istinto tendo una mano verso di lui. <strong>Il</strong> suo sguardo<br />

penetra il mio e dalla porta dietro di lui spuntano cinque paia di grandi occhi, il cui bagliore rosso sembra fissarsi su di me dal buio della cucina. Luc si fa<br />

da parte schioccando le dita e tre giganteschi cani neri, di cui uno con tre teste, schizzano fuori mostrando le zanne e mi si gettano addosso.<br />

Ma a me non succede niente, perché assalgono lui, la cosa che mi tiene stretta. C’è anche Luc, che mi ha preso la mano e mi urla qualcosa. Fra il<br />

rumore dei cani e la confusione che ho in testa ci metto un po’ a capire. Sta dicendo: «Usa il tuo potere, Frannie!».<br />

La mia Suggestione. Cosa devo fare? Non so nemmeno cosa sia o come funzioni.<br />

«Lasciami andare». Emetto un gracidio strangolato e non succede niente. Ci riprovo, e questa volta la mia voce è più forte: «Tu non mi vuoi! Lasciami<br />

andare!».<br />

Mentre con l’altra mano colpisce i cani che cercano di azzannarlo, sento che la sua stretta sui miei capelli si fa meno ferrea. Luc mi tira per un braccio<br />

e dappertutto ci sono fauci di cane che ringhiano e mordono.<br />

«Tu non mi vuoi!», grido ancora. Do uno strattone, lasciando Beherit con un pugno di capelli bruciacchiati in mano, e Luc mi trascina via. Mi abbasso<br />

per tirare un calcio a uno dei cani, che ci sta seguendo, ma Luc mi ferma.<br />

«Non credo sia il caso di far arrabbiare Barghest. Soprattutto dopo che ci ha salvato il culo».<br />

«Barghest?»<br />

«È un mio vecchio amico. Sono stato a lungo in quella che possiamo definire un’unità canina, a guardia dei Cancelli infernali. Barghest e io siamo<br />

stati piuttosto vicini per circa un millennio, però gli ci è voluto più di quanto sperassi per riconoscermi in tutta la mia umanità». Indica i segni lasciati dagli

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