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Mi lancia uno sguardo divertito e torna a stravaccarsi sulla sedia sotto alla finestra.<br />
«Gabriel…». <strong>Il</strong> volto di Luc passa dalla frustrazione alla rabbia per arrivare alla confusione. «Come…?»<br />
«La decisione era già stata presa. Non è mai stata nelle mani di Michael». <strong>Il</strong> suo sguardo luminoso si sposta su di me. «Lo ha voluto lei, ma tu te lo sei<br />
meritato». Poi si fa serio e sposta lo sguardo nuovamente su Luc. «In più, abbiamo bisogno del tuo aiuto».<br />
Luc annuisce. «Grazie».<br />
Gabe fa un sorrisetto. «Non è me che devi ringraziare, è Lui che hai impressionato», dice levando lo sguardo al soffitto.<br />
Confusa, faccio la spola con lo sguardo fra Luc e Gabe. «Potreste rendermi partecipe?».<br />
Luc mi sorride. «Stai facendo tremare gli arcangeli».<br />
Questa sì che è una risposta esauriente.<br />
Gabe si alza dalla sedia e viene a fianco del letto, mettendomi una mano sulla spalla. «Diciamo che c’è stato un po’ di disaccordo ai piani alti, ma<br />
abbiamo risolto per il meglio». Poi si rivolge a Luc: «Come ti senti?».<br />
Luc sfodera un sorriso smagliante e mi strizza una mano. «Invincibile».<br />
«Be’, ricordati che ormai non lo sei più, quindi se vuoi andare in giro con Frannie le mosse avventate non sono una buona strategia».<br />
Luc alza gli occhi al cielo.<br />
Gabe fa uno dei suoi sorrisi splendenti. «Sapevo che avresti reagito così, allora per stare tranquillo vi ho reclutato un aiutante. Ha appena finito<br />
l’addestramento – proprio ieri, in effetti – ma ha delle referenze imbattibili per questo lavoro».<br />
«Ehi, Frannie». La voce è melodiosa come quella di Gabe, ma diversa. Sembra più leggera. Mi volto e vedo un ragazzo sui diciassette anni, altezza<br />
media, con i capelli ondulati color sabbia, gli occhi color del cielo e il viso… be’, di un angelo. È appoggiato al muro con le mani nelle tasche dei jeans e<br />
mi sorride.<br />
L’aria mi schizza fuori dai polmoni e le mie gambe si fanno deboli. «Matt?», dico con un filo di voce. È identico all’immagine che mi sono fatta di lui<br />
nella mia testa, come sarebbe oggi se fosse ancora vivo.<br />
«In carne e ossa, be’, forse non letteralmente». <strong>Il</strong> bagliore del suo sorriso mi acceca.<br />
Mi volto verso Gabe. «Io non…», ma non riesco a formulare nessun pensiero sensato.<br />
Matt ride, un suono delicato, come di campane del vento. «Sono il tuo angelo custode». Continua a ridere. «L’avresti mai detto, quando ti appiccicavo<br />
la gomma nei capelli e ti rubavo la bici?».<br />
Le mie gambe tremanti decidono di muoversi e mi portano dall’altra parte della stanza. Sento che le lacrime iniziano a rigarmi il volto, e non c’è niente<br />
che potrei fare per fermarle. Le emozioni più disparate mi ronzano nella testa ed è difficile farle convivere. Ma quando lo raggiungo è il senso di colpa a<br />
prendere il sopravvento. Non riesco a guardarlo negli occhi. «Oh mio Dio… Matt, mi dispiace».<br />
Mi avvolge nel suo abbraccio e mi appoggio alla sua spalla. «Non c’è niente di cui essere dispiaciuti, Frannie. Hai bisogno di perdonarti».<br />
«Non ci riesco». Guardo Gabe e i suoi occhi penetrano i miei. Posso quasi sentirlo frugare nella mia testa, in cerca di risposte.<br />
«Devi farlo, se no la mia presenza non ha più senso». Scocca uno sguardo a Luc.<br />
I miei organi interni si sono tramutati in gelatina e la mia testa è piena di cotone. Non sono in grado di pensare. Poi un pensiero si fa strada come un<br />
faro nella nebbia. «Mamma e papà. Ci resteranno secchi quando ti vedono!». Invece resto io senza fiato quando mi rendo conto di quello che ho appena<br />
detto. «Volevo dire…».<br />
Matt mi abbraccia di nuovo. «No, Frannie. Non possono saperlo. Nessuno può saperlo».<br />
«Perché?»<br />
«È così che funziona. Ci è severamente vietato mostrarci a chiunque ci conoscesse. Soprattutto familiari».<br />
Sollevo il capo dalla sua spalla. «Io ti conoscevo».<br />
Lancia un’occhiata a Gabe. «È stata fatta un’eccezione tenendo conto delle circostanze straordinarie», dice con un tono di voce basso, formale.<br />
Cerco conferma negli occhi di Gabe e sorrido, ma poi di nuovo piango. «Quindi, io ti ho ucciso, ma sono l’unica a cui è dato vederti?»<br />
«Non so come fare per farti capire che non è stata colpa tua».<br />
«Ma è stata colpa mia», dico singhiozzandogli sulla maglietta e cospargendolo di moccio. «Io ero lì, ti ricordi? Ero quella che ti ha tirato per una<br />
gamba e ti ha fatto cadere dall’albero».<br />
«Sai che ora non posso mentire, vero? Non è stata colpa tua, devi credermi».<br />
Inizio a sentire la testa che mi gira e la gola mi si chiude. Lo lascio andare e metto le mani sulle ginocchia, cercando di far entrare aria nei miei<br />
polmoni contratti.<br />
«Chiamate un’infermiera!», dice Luc, e lo sento che cerca di liberarsi dalla flebo.<br />
Poi ecco il profumo di neve d’estate e le braccia di Gabe che mi avvolgono. «Frannie, respira». Sento nell’orecchio il suo alito fresco.<br />
Vengo attraversata da un brivido e mi stringo a lui.<br />
«Respira piano, con calma», sussurra.<br />
Mi accorgo che ha ragione. Se respiro lentamente riesco a far entrare l’aria. A breve il mondo non è più a pallini.<br />
Mi raddrizzo, e Gabe mi lascia andare. Fisso Matt mentre mi pulisco il naso con la manica della maglia. Non posso crederci. Lo volevo indietro così<br />
tanto, ed eccolo qui. Mi butto fra le sue braccia un’altra volta e lo stringo, fermamente decisa a non lasciarlo più andare. «Oh mio Dio».<br />
Sorride. «Andrà tutto bene, Frannie. Davvero».<br />
<strong>Il</strong> suo sorriso è contagioso. Tiro su col naso e rispondo sorridendo attraverso le lacrime. «Non hai più l’aspetto di un bambino. Perché sembri un<br />
ragazzo di diciassette anni?».<br />
Fa un sorriso accattivante. «Per mimetizzarmi. A volte dovrò rendermi visibile, e un bambino di sette anni che ti segue in giro darebbe nell’occhio, non<br />
credi?»<br />
«Temo di sì».<br />
Luc si schiarisce rumorosamente la voce. Tiro Matt verso il letto con un sorriso impacciato. «Matt, ti presento Luc. Luc, questo è Matt».<br />
Luc alza le sopracciglia e spalanca gli occhi. «Eri tu… alla festa dell’altra sera, con Belias».<br />
Matt guarda Luc senza simpatia. «È stato il mio esame pratico».<br />
«Immagino tu l’abbia superato».<br />
La mancanza di simpatia diventa aperta ostilità. «Ovviamente». Si volta verso di me. «Non sarò sempre con te, ci sono cose che non voglio<br />
supervisionare», dice accennando a Luc con fastidio. «Ma se hai bisogno di me, ci sarò sempre».<br />
Luc gli porge la mano. «Siamo felici di avere il tuo aiuto».<br />
Matt si limita a guardarla, prossimo al disgusto.<br />
Di colpo, tutta la mia gioia svanisce. Luc lascia cadere la mano e io fisso il vuoto fra loro, cercando di capire cosa sia appena successo.<br />
«Non provare a fare l’eroe, Lucifer», dice Gabe rompendo il silenzio imbarazzato e fissando Luc con severità. «Se hai bisogno d’aiuto, chiamalo».<br />
Luc lo guarda di traverso. «Sì, mamma».<br />
Gabe sorride. «Parlando di madri, avete visite».