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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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costringo ad abbassare il capo verso di me. Lui sorride lasciandomi fare, e quando mi bacia vorrei seriamente saltargli addosso.<br />

«Vieni qui», gli sussurro in un orecchio, infilandogli la mano sotto alla maglietta e facendo scivolare un dito fra la pelle e la cintura dei pantaloni. Voglio<br />

stare da sola con lui, ora.<br />

Sento che si irrigidisce quando lo prendo per il passante della cintura. «Dove andiamo?»<br />

«A fare un giretto», dico tirandolo verso la macchina.<br />

Lui sorride. «E i tuoi amici? Questa potrebbe essere l’ultima occasione di darvi alla pazza gioia tutti insieme».<br />

«Preferisco darmi alla pazza gioia con te». Lo trascino fino alla Shelby, che è parcheggiata vicino al boschetto. Ci appoggiamo al fianco della<br />

macchina, io su di lui, che spingo il mio corpo contro al suo. I Roadkill devono essere in pausa perché in lontananza sento Stairway to Heaven dei Led<br />

Zeppelin, ma al momento mi importa solo di Luc.<br />

«Che cos’hai in mente?», chiede scrutandomi in volto come se cercasse qualcosa che ha perso.<br />

«Potremmo cercare la nostra scala per il Paradiso, e la tua macchina sembra il posto giusto per trovarla», dico con voce impastata, scostandomi da<br />

lui per aprire la portiera.<br />

Mi gira la testa, ma un odore prepotente di uova marce si fa strada attraverso il mio stupore alcoolico. Faccio per voltarmi, ma due braccia bollenti mi<br />

afferrano da dietro. Di riflesso mi accovaccio e faccio volare l’aggressore in terra, davanti a me, perdendo però l’equilibrio. Appena prima di cadere<br />

indietro, nel fango, faccio in tempo a vederlo in faccia.<br />

L’occhio sano di Belias mi giura mortale vendetta. L’altro è coperto da una benda nera.<br />

Nel giro di un secondo mi sento sollevare da terra e volo nella macchina di Luc.<br />

Luc<br />

Sollevo Frannie e la getto in macchina, un attimo prima che Belias si rialzi e ci si scagli contro. Richiamo quel poco che resta del mio potere e lo<br />

colpisco al petto con uno sputacchio di fuoco che qualche settimana fa mi avrebbe gettato nel più nero imbarazzo. Ora, invece, ne vado fiero. Cade<br />

indietro, ma abbiamo giusto il tempo di sbattere le portiere prima che sia di nuovo in piedi. Memore della volta scorsa, mentre metto in moto lancio uno<br />

schermo protettivo intorno all’auto. Dubito che basti a tenerlo fuori dalla macchina, ma è tutto ciò che mi resta.<br />

Guardando nello specchietto retrovisore vedo un breve lampo di luce e qualcuno in piedi davanti a Belias. Gabriel? Non può che essere lui, ma<br />

sembra diverso, più piccolo.<br />

Respiro profondamente per dare sollievo al mio cuore impazzito. «Stai bene, Frannie?»<br />

«Già». La guardo, e non sembra nemmeno spaventata.<br />

«Sei sicura?».<br />

Sta addirittura sorridendo. «Già», ripete. Poi la sua testa cade all’indietro e gli occhi si chiudono.<br />

«Frannie?». Le do un colpetto.<br />

«Ah, per le colpe di Satana», borbotto fra me e me.<br />

Adesso cosa faccio? Non posso portarla a casa in queste condizioni, ubriaca e coperta di fango. C’è il mio appartamento… ma non è sicuro. Ho<br />

bisogno di rinforzi e c’è un’unica opzione. Speriamo che arrivi a casa prima di noi.<br />

Quando Gabriel apre la porta e vede Frannie fra le mie braccia, arrotolata in una coperta, gli viene quasi un colpo. «Non è…».<br />

«Rilassati, sta bene. È solo che non regge la birra».<br />

«Pensavo non avessi più bisogno di farla ubriacare».<br />

«Ma chi sei, il grillo parlante? Fammi passare».<br />

«Attento alla roba bianca… insomma, a tutto», dice lui. «Cos’ha fatto, la lotta nel fango?».<br />

La stendo sul divano. «Quasi. Non puoi buttarle addosso un po’ d’acqua santa e ripulirla?».<br />

Fa un mezzo sorriso. «A volte i miracoli sono necessari, ma in questo caso basta un po’ di detersivo. Toglile i vestiti che li metto in lavatrice».<br />

«Credo che il miracolo sarebbe una soluzione più sicura. Ormai sono un adolescente in preda alle tempeste ormonali». Guardo Frannie e scuoto la<br />

testa. «Devo dire che è molto più dura di quanto non immaginassi».<br />

Gabriel fa un sorrisetto ambiguo e alza le sopracciglia. «Ok, lo faccio io». Si piega su di lei e le toglie le scarpe infangate. Lo spingo via. «Aspetta in<br />

cucina».<br />

Se ne va ostentando noncuranza, senza però che quel sorriso sparisca.<br />

Aspetto che esca dalla stanza e le levo la maglietta.<br />

«Maledizione!», grugnisco fra me e me. Pizzo nero, avevo ragione. Che spreco.<br />

Tolti i jeans, la avvolgo nel panno e lancio i suoi vestiti a Gabe. Mi lascio cadere nella sedia di fianco al divano e rilasso il capo. Quando lui torna, si<br />

siede sulla sedia di fronte alla mia.<br />

«Grazie per l’aiuto», dico guardando Frannie. «Non potevo portarla a casa in queste condizioni. I suoi sospettavano che fossi il Diavolo, e ora che non<br />

lo sono più vorrei dimostrare che si sbagliano». La indico con una mano. «Questo non avrebbe aiutato».<br />

«Deve rientrare?», chiede lui.<br />

«No. Ufficialmente è a dormire da Taylor».<br />

«Allora può smaltirla sul mio divano».<br />

«Grazie, anche per prima, alla festa. Non sono più il demone di una volta, ormai ho le pile scariche», dico buttando giù l’orgoglio.<br />

«Di cosa stai parlando?»<br />

«Lo sai, Belias… alla festa».<br />

«Io non c’entro».<br />

«Come vuoi, grazie comunque».<br />

Scuote la testa e sorride.<br />

Lancio un’occhiata alla figura sottile di Frannie, sul divano.<br />

«Gabriel?»<br />

«Sì?»<br />

«La sua anima è ancora pura, vero? Non l’ho… sai… indotta in tentazione o simili? Non riesco più a capirlo».<br />

Vedo passare sul suo volto un’ombra di preoccupazione, che poi si appiana quando risponde: «Non hanno alcun diritto su di lei, se è questo che vuoi<br />

sapere. Ma non so quanto può durare, se continua a starti vicino. Tu sei un’influenza negativa».<br />

«Ne sono convinto. Allora, verrò fulminato da Dio uno di questi giorni? Sai, tipo punizione divina?».<br />

Gli scappa un sorriso. «Purtroppo no, ma se ti togliessi di torno non sarebbe male».<br />

So che ha ragione, l’ho sempre saputo… «Non credo di avere più alcun potere decisionale. Non riesco a starle lontano».

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