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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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tavolino da caffè e nascondendomi dietro di sé.<br />

«Nonno, per favore, ascoltaci».<br />

«Vi sento forte e chiaro». Incenerisce Luc con lo sguardo. «Tornatene da dove sei venuto, non puoi avere Frannie».<br />

«Ma lui non mi vuole!», dico a precipizio, poi arrossisco e sorrido a Luc. «Be’, non in quel senso».<br />

Luc risponde al mio sorriso, ma subito la sua espressione si fa grave. «Signore, ho bisogno del suo aiuto».<br />

<strong>Il</strong> nonno ha una voce velenosa, che non gli ho mai sentito prima. «Vuoi che ti aiuti a trascinare mia nipote all’Inferno?»<br />

«No, voglio che mi aiuti a legare la sua anima al Paradiso».<br />

Resto senza fiato. «Sei uno stronzo! Mi avevi detto che volevi parlargli perché ci nascondesse».<br />

«Devi riuscire a perdonare te stessa, Frannie. Credo che tuo nonno sia la persona migliore per aiutarti a farlo. Questo Schermo potrebbe funzionare,<br />

ma se non è così Gabriel è l’unico che ti può proteggere. Ti ama, Frannie, e ha gli amici giusti ai piani alti. Forse potrebbe trovare un compromesso<br />

accettabile per te».<br />

«Io voglio la mia vita, è solo mia!».<br />

«Di cosa state parlando?». <strong>Il</strong> nonno non sa se essere più terrorizzato o confuso.<br />

«L’anima di Frannie non può essere legata all’Inferno se è già legata al Paradiso. Ma Frannie non può legarsi al Paradiso finché non perdona se<br />

stessa per M…».<br />

«Basta!», urlo. «Smettila! Non è quello che voglio!»<br />

«Ma è quello di cui hai bisogno», dice Luc con uno sguardo penetrante.<br />

«Va’ all’Inferno!».<br />

«Ci andrò, ma non voglio portarti con me».<br />

Sono un cumulo di rabbia inespressa. Lo strozzerei per avermi pugnalata alle spalle. «Vattene!».<br />

«Frannie?». Presa dalla rabbia mi sono dimenticata del nonno. «Parla con me».<br />

Lo guardo e scoppio a piangere. Con le forze che mi restano mi aggrappo a lui, come se fosse il mio ultimo appiglio prima di sprofondare nelle<br />

viscere della Terra. Mi fa sedere al suo fianco e io appoggio la testa alla sua spalla e piango per un’eternità. Quando rialzo lo sguardo Luc se n’è andato.<br />

«Frannie, di cosa parlava? Perché dovresti perdonare te stessa?».<br />

Le lacrime ricominciano a scorrere e la mia gola si chiude. Non posso dirlo. Non al nonno. Perché se anche lui mi odiasse, ne morirei. Poi guardo nei<br />

suoi occhi e vedo una saggezza così grande… «Nonno, ho ucciso Matt».<br />

Non dice niente, ma quando le mie lacrime diventano un fiume mi stringe forte al petto e mi sento sicura come mai negli ultimi dieci anni.<br />

Affondo nel suo abbraccio, esausta. Quando mi sveglio, sono ancora lì. E allora parliamo… e gli racconto tutto.<br />

Non dice niente per un bel po’, tanto che mi convinco di aver rovinato tutto. Ora che sa che persona orribile sono, le cose non saranno mai più le<br />

stesse. Invece mi guarda dritto negli occhi e dice: «Sembra che tu abbia portato questo orrore dentro di te per molto tempo».<br />

Lo sapevo, mi odia. <strong>Il</strong> petto mi si stringe, come se il cuore avesse appena collassato.<br />

«Ascoltami, Frannie. Io non c’ero e non so cosa sia successo, ma conosco il tuo cuore», mi dà una pacca sulla spalla, «e so che è buono. Se quello<br />

che dici è vero, è stato un terribile incidente».<br />

Scuoto forte la testa, come per togliermi di dosso il senso di colpa. «Ma ero così arrabbiata… lo odiavo».<br />

«Frannie, tu non saresti in grado di odiare qualcuno o qualcosa nemmeno se volessi. Non fa parte di te. Secondo me, quello che è successo non è<br />

colpa di nessuno».<br />

Ma si sbaglia. È stata colpa mia.<br />

«Abbiamo tutti il nostro fardello da portare. Lo so per esperienza. Quando tua nonna è morta…». Non finisce la frase e scuote la testa. Stringe la mano<br />

sulla mia spalla. «Fa parte della natura umana cercare qualcuno a cui addossare la colpa quando succede qualcosa di brutto. Spesso diamo la colpa a<br />

noi stessi, pensando a quello che avremmo potuto fare per cambiare il corso degli eventi».<br />

<strong>Il</strong> senso di colpa sul suo viso mi fa l’effetto di una pugnalata. «Quello che è successo alla nonna non è colpa tua, nonno». È stata colpa mia, invece.<br />

Avrei dovuto convincere la mamma ad andare a vedere.<br />

«Eppure mi sento come se lo fosse». Sposta il braccio che mi cingeva le spalle per prendermi la mano. «Tu e Matt eravate legati indissolubilmente.<br />

Non so cosa sia successo su quell’albero, ma tu non potevi uscirne illesa. Però il tempo passa e arriva il giorno in cui è necessario vedere le cose per<br />

quello che sono: è stato un incidente».<br />

Sento che il macigno di gelido terrore che mi sono portata in petto per dieci anni si alleggerisce un po’. Parte di ciò che ha detto è vero. Io non volevo<br />

uccidere Matt. Quindi, forse, non sono un mostro.<br />

Ma questo non cambia che sia stata colpa mia.<br />

Mi infilo di nuovo sotto al suo braccio e ci resto per ore.

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