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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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Avrei dovuto saperlo, ma brucia lo stesso. Gabriel sta parlando con Riley e Taylor, ma mi accorgo che il suo sorriso si allarga, peggiorando lo smacco.<br />

Quel fighetto arrogante.<br />

Sfodero tutto il mio fascino. Niente trucchi, almeno per ora. «Non puoi perderti neanche una domenica?».<br />

Con l’aria di chi si scusa ribatte: «Non hai mai incontrato i miei, ma forse li hai visti in TV: hai presente il Papa e la Madre Superiora?»<br />

«Sono così tremendi?»<br />

«No, in realtà non lo sono».<br />

<strong>Il</strong> sorriso di Gabriel si fa sempre più ampio.<br />

Frannie<br />

Come presentare la mia famiglia? Non che mi mettano in imbarazzo o simili. Conosco un sacco di diciassettenni che passano la vita a lamentarsi<br />

delle loro famiglie. In buona sostanza, la mia va bene. Solo che è molto religiosa. E io sono un po’ la pecora nera.<br />

«Diciamo che io non sono sempre all’altezza dei loro elevati standard morali».<br />

Luc sorride soddisfatto e lancia un’occhiata a Gabe. «Suona bene».<br />

Arrossisco. «Non è che faccia chissà cosa. Solo che le mie sorelle sono più brave di me a non sconfinare».<br />

Alza le sopracciglia di scatto. «Mary, Mary, Mary e Mary?».<br />

Che stupido. «Già».<br />

«Più piccole o più grandi?»<br />

«Due più grandi e due più piccole».<br />

«Ma non ho visto nessuno che ti assomigli in giro per i corridoi…».<br />

«Ah, davvero…?».<br />

Ed eccoci al momento imbarazzante. Taylor mi guarda sghignazzando e mi dà un calcio sotto al tavolo. Stronza.<br />

Infilzo un pomodorino con la forchetta, schizzando succo e semi sul tavolo color vomito. «Sono stata buttata fuori dalla scuola cattolica».<br />

Lui scoppia a ridere forte ed esclama: «Questo suona ancora meglio!». Guarda di nuovo Gabe, mentre il suo entusiasmo mi causa qualche<br />

palpitazione.<br />

«È meno grave di quanto non sembri», dico sulla difensiva. «Giusto un paio di sciocchezze, ma là hanno questa filosofia della “tolleranza zero”…».<br />

Taylor non si tiene più: «È un’obiettrice di coscienza».<br />

Luc mi guarda perplesso. «Sei contro la guerra?»<br />

«Non la convince la religione cattolica. Faceva troppe domande durante l’ora di religione», risponde Taylor.<br />

«Tipo…?», chiede interessato.<br />

Fulmino Taylor con lo sguardo. «Niente».<br />

«Dubito che butterebbero fuori uno studente perché non ha chiesto niente».<br />

«Avevo qualche domanda su Dio».<br />

Si china su di me, il gomito sul ginocchio, e mi guarda intensamente. «Ma tu ci credi? A tutta questa messinscena di Dio?».<br />

Immagino Matt nella sua bara. Non com’era davvero, perché non l’ho potuto vedere. Stavo troppo male per andare alla veglia o al funerale.<br />

L’immagine che mi perseguita è quella che mi è passata nella testa un attimo prima che cadesse. La caccio via, assieme al dolore incontenibile che<br />

vorrebbe uscire dalla cella in cui l’ho rinchiuso a doppia mandata, e cerco di immaginare come sarebbe il suo volto adesso, a diciassette anni.<br />

«Ci sto ancora pensando». Le parole mi escono di bocca a fatica, un po’ strozzate. In realtà, quello a cui sto pensando è come fare a dire al mondo la<br />

verità. Non c’è nessun Dio. Non può esserci. Perché se ci fosse dovrei odiarlo. Quindi è più semplice credere che non esista.<br />

«Tu credi», interviene Gabe, come se mi avesse letto nel pensiero.<br />

Lo incenerisco con lo sguardo. «Non sai di cosa parli».<br />

Mi prende la mano e passa il dito sulla mia linea della vita. Un brivido mi sale lungo la spina dorsale. «Ho un paio di idee al riguardo», dice, fissando<br />

nei miei i suoi occhi blu. Improvvisamente, ho la certezza che possa vedermi dentro, che sappia tutto. Faccio un respiro strozzato e mi volto dall’altra<br />

parte, dove c’è Luc.<br />

Per un attimo il suo volto sembra velato di preoccupazione, ma si rilassa subito. Poi, con occhi fiammeggianti e una certa impazienza, mi chiede: «E<br />

cosa ne pensi della parte opposta? Ci credi all’esistenza del diavolo? E all’Inferno?».<br />

Lo guardo dritto negli occhi: «Sì».<br />

Gabe lascia cadere la mia mano. «Però non è giusto». Sento dalla sua voce che sorride, ma non lo guardo, perché non ho intenzione di farmi<br />

catturare nuovamente dai suoi occhi.<br />

Gli occhi neri di Luc sembrano due braci ardenti e il suo sorriso si allarga mentre si rilassa sulla sedia e allunga il braccio sullo schienale della mia.<br />

«Ottimo. Quindi siamo d’accordo per sabato? Facciamo da me?».<br />

Mmm… quel sorriso mi tenta. Ma meglio prevenire che curare. «E se facessimo da me?»<br />

«Con il Papa, la Madre Superiora, Mary, Mary, Mary e Mary? Sembra divertente».<br />

Alzo gli occhi al cielo: «Sì, molto divertente».

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