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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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come procedere. Se non è con Taylor o Riley le alternative non sono molte. Non avrei mai pensato di sperare che Frannie fosse con Gabriel. Ma al<br />

momento è la cosa che più desidero, e prego perché sia così.<br />

Penso che potrei materializzarmi in casa sua, ma se poi dovessi portar via Frannie mi servirebbe la macchina. Sfreccio per le vie della città,<br />

ignorando stop e limiti di velocità, finché non arrivo davanti alla casa di Gabriel. Mi concentro, ma ogni sforzo è vano contro lo schermo celestiale che la<br />

avvolge e non mi è possibile capire se Frannie sia o meno con lui. Faccio il giro dell’isolato e parcheggio qualche casa più in là, poi mi nascondo dietro<br />

ai cespugli del vialetto. Sto lì e aspetto, sperando di vederla passare davanti alle finestre.<br />

E se stessi sprecando tempo prezioso? Se lei non fosse qui ma con Belias, la sua anima già legata o peggio? <strong>Il</strong> panico si impadronisce<br />

definitivamente di me e dimentico ogni precauzione. Salgo le scale a due a due fino alla porta d’ingresso e busso.<br />

Frannie<br />

Gabe non sembra avere intenzione di guardarmi, il che è un bene, visto che neanch’io riesco a guardare lui. Ma non riesco a smettere di pensare a<br />

come mi sono sentita ieri quando mi ha baciata e a quanto vorrei sentirmi di nuovo così.<br />

Siedo al tavolo in cucina, immersa in un mutismo imbarazzante, e davanti a me torreggia una montagna di gelato.<br />

L’unico motivo per cui sono qui è che dopo l’ultima ora sono schizzata fuori da scuola senza neanche passare dall’armadietto, e Gabe mi ha trovata<br />

vicino al parcheggio, appostata dietro a una colonna nel tentativo di nascondermi da Luc.<br />

«Allora, vuoi fare i compiti di fisica?», dice finalmente.<br />

«Sì, sarebbe un bene, perché ho dimenticato il libro».<br />

In realtà sto indorando la pillola, perché il libro non l’ho dimenticato, l’ho consapevolmente lasciato dov’era, assieme al resto dei miei averi, nel mio<br />

armadietto.<br />

Gabe tira fuori il manuale, e mentre me lo porge sentiamo bussare alla porta. Si alza dalla sedia, serio. «Scusami un attimo», dice posandomi una<br />

mano sulla spalla, poi sparisce in salotto ed esce chiudendosi la porta ale spalle.<br />

Apro il manuale di fisica alla ricerca della pagina giusta, ma faccio fatica a pensare. Mentre cerco la matita sento delle voci smorzate provenire<br />

dall’esterno. Faccio del mio meglio per ignorarle finché non riconosco la voce di Luc.<br />

«Lei è qui o no?», dice alzando il tono.<br />

Mi sposto in salotto, avvicinandomi alla finestra, mentre mi maledico per non essere capace di ignorarlo. Cerco di darmi un contegno ma è<br />

impossibile, perché sono davvero vittima di un’ossessione per lui. Sono stupida e forse anche pazza. Guardo dalla finestra e sotto al portico vedo Luc<br />

come non lo avevo mai visto. Ha una faccia spiritata, gli occhi infuocati e mostra i denti in una smorfia terribile.<br />

«Calmati. È qui». La voce di Gabe è bassa, e devo sforzarmi per sentirla.<br />

Luc sospira di sollievo e come per magia il suo volto contratto sembra rilassarsi. Abbassa la testa e dice: «È al sicuro… bene».<br />

Gabe fa una smorfia. «Senti, ti rendi conto che hai bruciato le tue possibilità?».<br />

Mi sento sprofondare quando Luc risponde: «Meglio così», annuendo fra sé e sé. Poi guarda Gabe, sollevato. «Ti assicuri tu che arrivi a casa senza<br />

problemi?».<br />

Gabe lo scruta. «Dimmi cosa sta succedendo».<br />

Luc si volta e scende le scale. «Fa’ solo in modo che arrivi a casa sana e salva e assicurati che chiuda bene la porta», dice quando ormai è sul<br />

vialetto. E mentre lo guardo avviarsi alla macchina, devo fare appello a tutta la mia forza di volontà per non corrergli dietro. Perché lo voglio strozzare, ma<br />

allo stesso tempo vorrei baciarlo. L’idea di non poter più stare con lui, di non poterlo più toccare, mi fa sentire come se avessi mandato giù una lametta,<br />

che scende incidendo le mie viscere e trasformandole in un cumulo di carne sanguinante e frustrazione. Per quanto sia duro da ammettere, quello che<br />

provo per Luc non è solamente fisico. Non è neppure amore, ma è comunque qualcosa.<br />

Come posso volerli entrambi?<br />

Con un discreto sforzo per coordinare i miei arti torno in cucina e la porta di casa si spalanca. «Chi era?», chiedo con aria innocente, anche se la<br />

voce rotta mi tradisce.<br />

Gabe non è in vena di confidenze. «Nessuno di importante», risponde, ma i suoi occhi sono di un blu più intenso del solito, e quando si appoggia al<br />

muro aggrotta le sopracciglia.<br />

«Cosa c’è?»<br />

«Niente di cui dovresti preoccuparti. Va tutto bene», dice con un sorriso platealmente falso, che invece di tranquillizzarmi conferma i mie dubbi.<br />

Non lo sopporto, ho bisogno di sapere. Sbotto: «So che era Luc alla porta. Cosa voleva?».<br />

Lui mi guarda con occhi cauti. «Te, naturalmente».<br />

Mi osservo sfogliare le pagine del manuale di Gabe, mentre le mie gambe si agitano sotto al tavolo, morendo dalla voglia di correre dietro a Luc. Mi<br />

sforzo di mantenere un tono pacato e chiedo: «Perché?»<br />

«Devi chiederlo a lui», dice con una nota di frustrazione. Sospira e si siede accanto a me, guardandomi negli occhi. «Riguardo a ieri…», prosegue<br />

con voce dolce, prendendo il toro per le corna.<br />

Mi schiarisco la voce e lascio cadere lo sguardo sulle mie mani. Non ho la più pallida idea di cosa dire, e meno che mai di cosa sento.<br />

Lui tace per un minuto, imbarazzato, poi dice: «Mi dispiace davvero per… lo sai».<br />

Certo che gli dispiace, perché mai dovrebbe impelagarsi con me?<br />

E io vorrei stare con lui?<br />

«Ma ho bisogno di sapere se quello che ho sentito…». Esita, e io vado in apnea. «È davvero me che vuoi?».<br />

Mi sento frastornata, come una lepre davanti ai fari di una macchina. Non c’è niente che io possa dire per sistemare le cose. Alzo la testa e lo guardo.<br />

Lui mi fissa per un altro minuto, poi abbassa gli occhi.<br />

«Allora… quando mi hai baciato…», i suoi occhi tornano a cercarmi, ma io distolgo lo sguardo. Spingo indietro la sedia, perché ho bisogno di spazio,<br />

e vado in salotto, dove mi butto sul divano.<br />

Gabe si ferma sulla porta. «Be’, immagino che questo risponda alla mia domanda», dice sforzandosi di sorridere.<br />

«Invece non risponde a niente». Affondo il volto fra le mani. «Sono così confusa. Non riesco a smettere di pensare a Luc. Ma non posso fidarmi di lui.<br />

E tu…», non so nemmeno come concludere la frase.<br />

«Hai ragione. Non puoi fidarti di lui». Si siede al mio fianco sul divano e mi circonda le spalle con il braccio. Dalla reazione del mio corpo, cioè un<br />

rimescolio generale, è evidente che neanch’io sono molto affidabile.<br />

Quando lo guardo resto senza fiato. Nelle profondità dei suoi occhi blu c’è tutto quello di cui ho bisogno.<br />

Ma vedo anche che sta lottando con se stesso. Allungo la mano e gli accarezzo una guancia. Lui mi prende in braccio, e quando mi bacia è così dolce<br />

e gentile che tutto dentro di me risuona. Lo stringo forte, ho bisogno di stargli più vicina possibile, e mi sento avvolgere dalla sua pace e dal suo amore.<br />

Oh Dio, lo amo?

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