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porta con le gambe che mi reggono a mala pena.<br />
«Frannie! Cosa sta succedendo?», mi grida dietro lei, rincorrendomi giù per le scale.<br />
«Niente. Dammi un minuto». Esco di casa sbattendo la porta. Corro alla macchina e salto dentro, gettandogli le braccia al collo.<br />
«Anch’io sono felice di vederti», dice con un bagliore allusivo negli occhi.<br />
Mi stacco da lui e lo guardo. È vivo, almeno per ora. «Sta per succederti qualcosa. Ti ho visto…».<br />
«Che succede, Frannie? Cos’hai visto?». Non sembra né spaventato né preoccupato. Se dovessi dire che aspetto ha, direi che è impaziente, anzi,<br />
affamato.<br />
«C’era un sacco di sangue… e tu eri…».<br />
«Morto?», conclude con un sorriso.<br />
Annuisco.<br />
«Ti sembro morto, Frannie?»<br />
«Non ora, ma succederà».<br />
«Cosa?»<br />
«Non lo so… forse Belias…».<br />
Mi interrompe scuotendo la testa. «Mi sono occupato io di Belias, non devi più preoccuparti di lui».<br />
«In che senso? Se n’è andato?»<br />
«Molto andato».<br />
«Allora sarà qualcos’altro… so che sei in pericolo».<br />
«Andrà tutto bene, non preoccuparti».<br />
Ma io mi preoccupo lo stesso. Solo quando mi bacia inizio a calmarmi un po’. <strong>Il</strong> mio respiro si fa più regolare e il mio cuore rallenta.<br />
«È stato davvero spaventoso. Promettimi di stare attento».<br />
«Sono nato attento. Non mi succederà niente».<br />
Vorrei potergli credere. Guardo verso casa e vedo mia madre che ci fissa dalla finestra. Avrà pensato che sono impazzita, il che non può che<br />
peggiorare la nostra situazione. Soprattutto dopo l’episodio di stamattina con Gabe. Sospiro. «Sei pronto?»<br />
«Per cosa?»<br />
«Sai, tutta la storia di impressionare i miei».<br />
«Ah, già. Quello».<br />
«Dai Luc, pensavo che fossimo d’accordo. Ci tengo molto che tu possa passare del tempo qui, quest’estate». Lo voglio vicino, ora anche di più.<br />
«Non sono in vena, adesso. Preferirei stare da solo con te», dice con gli occhi in fiamme, facendomi fremere in tutto il corpo.<br />
«A cosa stai pensando?»<br />
«A tutte le cose indecenti che ti potrei fare, a come ti farei sentire se me lo permettessi».<br />
Deglutisco a fatica e faccio un bel respiro, mentre mi attira a sé. «E questa da dove esce? Sei tu che hai detto che non potevamo… sai…». Ma ormai<br />
sono curiosa di scoprire cosa intende con “indecenti”.<br />
«Ho cambiato idea. Ti voglio». Mi bacia il collo con labbra brucianti.<br />
Lascio andare la testa in modo invitante. «Quindi, la questione della lussuria? Non è più un problema?»<br />
«No, non è un problema». Fa scivolare una mano sotto alla mia maglietta. «Potremmo infilarci sul sedile posteriore della mia macchina…».<br />
«Gesù, Luc! Mia madre ci sta guardando dalla finestra», protesto, spingendolo via e sistemandomi la maglietta. «Perché ti comporti così?»<br />
«Mi stai facendo impazzire», dice sorridendo insinuante.<br />
«Bene, allora andiamo a casa tua».<br />
«C’è un gran casino al momento. Qualcuno ha fatto entrare dei cani e sono andati a rovistare nella spazzatura. Adesso è sparsa per la casa, a pezzi».<br />
«Cosa? E chi è stato?»<br />
«Un vecchio amico, niente di cui preoccuparsi», dice con un sorriso ambiguo. E, solo per una frazione di secondo, sento puzza di uova marce.<br />
«Andiamo da un altra parte, dove posso farti perdere la testa». Mi dà un bacio forte e penetrante, poi si sistema sul sedile e mette in moto. Mentre<br />
usciamo dal vialetto mi mette una mano sulla coscia.<br />
Accostiamo in fondo alla via, vicino al parchetto del quartiere. Non fa in tempo a fermare la macchina che mi è già addosso. Do un’occhiata in giro e il<br />
parco è quasi deserto. Le altalene sono vuote e l’ultima mamma sta spingendo via una carrozzina, verso un tramonto rosa.<br />
Mi lascio avvolgere dalle labbra infuocate di Luc e il suo tocco rovente mi fa venire la pelle d’oca. Dopo un bacio particolarmente lungo mi tiro su per<br />
respirare, col cuore che martella, e la sua voce suadente mi sussurra nell’orecchio: «Ti voglio così tanto». Rabbrividisco, sentendo le sue mani infilarsi<br />
sotto alla maglietta per slacciare il reggiseno. La mia mano scorre sul suo petto e sotto alla sua maglietta. «Sarà indimenticabile, te lo prometto», dice.<br />
La punta delle sue dita traccia sulla mia pancia un sentiero bruciante, diretto verso il bottone dei miei jeans.<br />
Ed è allora che mi rendo conto che il suo corpo è troppo caldo. Più di quanto non sia stato da diverso tempo. Resto senza fiato. «Aspetta», dico<br />
afferrandogli la mano un attimo prima che raggiunga il suo obbiettivo. «Non capisco cosa sta succedendo. Sono settimane che mi dici che non<br />
possiamo farlo. Ho bisogno di pensare». Ma è davvero difficile pensare, mentre lui mi offre ciò che voglio più di ogni altra cosa.<br />
Per un istante, una cupa espressione d’ira s’impadronisce del suo volto, ma subito torna perfettamente calmo. «A cosa devi pensare? Sono stanco di<br />
aspettare, Frannie. Ti voglio così tanto che non ce la faccio più. Giuro che sarà bellissimo, aspetta di vedere cosa ti faccio…». Mi infila la sua lingua<br />
bollente in un orecchio.<br />
Non riesco a concentrarmi, colpa delle cose che anch’io voglio che mi faccia, ma le sue parole continuano a echeggiarmi nella mente. Non possiamo<br />
farlo finché non sono certo che sia sicuro per te, aveva detto. Faccio un respiro profondo e mi sforzo di collegare gli ultimi neuroni dotati di razionalità<br />
alla mia bocca. «Cos’è cambiato, Luc?»<br />
«Io. È sicuro, lo so per certo. Adesso sono umano, non possono trovarci».<br />
Vorrei credergli con tutta me stessa, ma il mio neurone sano si è impuntato e vuole essere ascoltato. Gli allontano la mano dal bottone dei miei jeans.<br />
«Quello che dici non ha senso. Prima dicevi che ora è più pericoloso perché non puoi più sentirli arrivare». E a un tratto eccolo di nuovo: fetore di uova<br />
marce. Oh Dio, è zolfo. Belias?<br />
Gli occhi di Luc si incendiano, illuminando di rosso la penombra della macchina. «Dai, bambina, mi stai uccidendo», dice. Mi sento come se la gravità<br />
raddoppiasse e tutto l’ossigeno fosse stato risucchiato. Luc non mi chiamerebbe mai “bambina”.<br />
Merda! È Belias. Pensa, Frannie!<br />
La voce di Gabe mi rimbomba nella testa, ripetendomi che se ho bisogno di qualcosa posso contare su di lui. Anche se mi rendo conto che sentire le<br />
voci non è un buon segno, accetto di buon grado.<br />
«So dove possiamo andare», dico allacciandomi il reggiseno e cercando di mantenere la calma. «Stiamo tenendo d’occhio la casa di un amico in<br />
vacanza, è qua dietro l’angolo. Lì possiamo starcene da soli». Mi trema la voce e il mio cuore sta tentando di suicidarsi scagliandosi a ritmi folli contro lo<br />
sterno.