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«Sono caduto perché mi stavo arrampicando troppo velocemente. È stata colpa mia».<br />
La mia gola si stringe al ricordo. «No, ti ho afferrato per una caviglia. Ero furiosa, e ti ho tirato giù dall’albero».<br />
«Smettila. Ti sei data addosso per troppo tempo. Non è stata colpa tua. Devi perdonarti». Mi prende fra le braccia, e restiamo seduti così per un<br />
tempo che mi sembra infinito.<br />
«È solo che ti rivolevo con me», dico alla fine.<br />
Lui sorride. «Ora sono qui».<br />
<strong>Il</strong> mio cuore è così pesante. «Non come dovresti. Sei comunque morto».<br />
«Hai ragione. Non posso avere la vita che avrei se non fossi caduto dall’albero, ma ai miei occhi questo non rende il motivo della mia presenza qui<br />
meno importante. Né ti rende in alcun modo responsabile della mia morte».<br />
Mi guarda a lungo e io non so cosa dire. Alla fine parla lui: «Gabriel dice che se non perdoni te stessa non ti possiamo proteggere». Gli spunta un<br />
sorriso. «Devi farlo, Frannie. Sarebbe un pessimo inizio se il mio primo incarico andasse all’aria a causa di un cliente che non collabora. E di cattivo<br />
auspicio per il resto dell’eternità».<br />
«Non posso…».<br />
Ritorna serio e mi interrompe: «Devi capire perché non puoi lasciar andare il senso di colpa».<br />
«Perché…». Lottando contro le lacrime tiro fuori da sotto al materasso il diario che ho scritto per lui. Ripenso a tutte le conversazioni avute scrivendo lì<br />
sopra, perché lui avesse un pezzetto di me, della mia vita. Avevo bisogno di tenerlo vivo nel mio cuore. «Mi serviva per non dimenticare. Avevo bisogno<br />
di odiare me stessa perché il dolore teneva in vita la memoria. Teneva in vita una parte di te».<br />
Di colpo sento l’impulso di vomitare. C’è qualcosa dentro di me che il mio corpo deve espellere. «Come faccio a liberarmi?»<br />
«È normale essere tristi, ma devi lasciar andare il senso di colpa, dal profondo. Cerca di ricordare cos’è successo davvero».<br />
Appoggio la fronte sulle ginocchia, aspettando che la nausea si fermi, ma nel rivivere quella scena nella mia mente peggiora soltanto. Vedo Matt<br />
arrampicarsi e il suo piede scivolare. Stringo forte gli occhi ed emetto un gemito. Vedo la mia mano che cerca di prenderlo, ma non ci riesco e mi<br />
rimane la sua scarpa in mano. Sento il mio grido quando sbatte per terra.<br />
I miei occhi si aprono di scatto e vomito aria nel cestino. Le braccia di Matt mi cingono per portarmi verso la sua spalla, dove mi appoggio tremante.<br />
Alzo la testa e lo guardo attraverso il fluire incessante delle lacrime. «Perché sei dovuto cadere?».<br />
Si stringe nelle spalle.<br />
Non sono sorpresa di sentirmi così in collera, ma sono sorpresa di essere in collera con lui. Lo spingo via. «Avresti dovuto andare più piano, stare più<br />
attento».<br />
Annuisce. «Ma tu non avresti potuto fare niente per evitarlo. È stato un incidente».<br />
Affondo il volto nelle mani e respiro per calmare la rabbia. Quando i miei tremori si placano, raccolgo il diario dal letto e me lo appoggio sulla fronte,<br />
poi glielo consegno. «L’ho scritto per te… o forse più per me stessa. Per tutti questi anni, sei stato l’unica persona con cui potevo parlare apertamente».<br />
Prende il diario dalle mie mani e sorride. «Io ti rispondevo. Mi sentivi? Ti dicevo di stare lontana da lui», dice indicando Luc.<br />
<strong>Il</strong> mio cuore sprofonda. «Perché odi Luc così tanto?»<br />
«Perché? Stai scherzando, vero? Per colpa sua hai rischiato di morire, Frannie. È uno di loro».<br />
«No, è opera mia», lo correggo alzando la voce.<br />
Luc e Gabe smettono di sussurrare fra loro e ci guardano. Luc fa un passo avanti e dice con aria preoccupata: «Ha diritto ad avere una sua opinione,<br />
e ha buone ragioni a sostegno delle sue idee. È vero che per colpa mia hai rischiato di morire… e più di una volta».<br />
«No. In realtà sei tu che hai rischiato di morire per colpa mia», gli ricordo.<br />
Matt guarda Luc, la sua espressione è ancora ostile. «Non sopporto l’idea che tu le stia vicino. Se le fai del male, in qualsiasi modo, ti uccido con le<br />
mie stesse mani».<br />
Luc annuisce, con gli occhi fissi su quelli di Matt. «D’accordo».<br />
Poi si volta a guardare Gabe con aria severa, e immagino che pensi la stessa cosa che sto pensando io. Gabe sostiene che Matt sia l’angelo più<br />
adatto a questo incarico, ma inizio ad avere qualche dubbio al riguardo.<br />
Matt si rilassa un po’ e appoggia la fronte alla mia. La sua voce è bassa, indirizzata a me sola. «Frannie, faccio davvero fatica ad accettarlo. Sei<br />
sicura? Di Luc, intendo. Non riesco a fidarmi di un demone, nemmeno se me lo dice Gabriel».<br />
«Sono sicura, Matt. Lui mi ama. Non puoi leggergli nel pensiero? Te ne accorgeresti subito».<br />
«Mi spiace, ma non sono abbastanza in alto nella catena alimentare. La lettura del pensiero è riservata alle Dominazioni e ai loro superiori».<br />
«Ti prego, dagli una possibilità».<br />
Guarda Luc con freddezza, poi però mi abbraccia e nella sua voce intuisco un sorriso. «Non proverai mica a convincermi coi tuoi superpoteri, vero?».<br />
Sorrido con la testa sulla sua spalla. «Dipende solo da te».<br />
Luc<br />
Guardo Frannie e Matt dalla soglia, assieme a Gabriel, e so che è finita. Vieni fuori che ti devo parlare, penso. Lui annuisce e scivola in corridoio con<br />
me, chiudendosi dietro la porta.<br />
«È pronta», dico.<br />
«Già».<br />
«Dimmi che ti prenderai cura di lei. Lo sguardo negli occhi di Michael…». Rabbrividisco.<br />
Gabriel si appoggia al muro. «È un bel bocconcino. Questo aiuta». Sorride.<br />
«Ce la fai a essere serio tipo per due minuti?».<br />
Aggrotta le sopracciglia. «Va bene, smettila di agitarti. L’Onnipotente sa che lei è speciale, e ricordati che la vita di Mosè non ha mica fatto schifo.<br />
Starà benissimo, non la stiamo portando via».<br />
«Ma non starà con me. Ho solo bisogno di essere certo che starà bene, prima di lasciarla andare».<br />
Lui sostiene il mio sguardo, e mentre contempla quello che ho detto la sua mascella si irrigidisce. «Non farò finta di credere che non cambierà niente,<br />
ma quello che succederà fra voi dipende da Frannie. Non sei più un demone. Sei umano, hai un’anima pura ed è stata fatta tabula rasa del tuo passato.<br />
Se Frannie ti vuole ancora», dice rischiando di strozzarsi con le parole, «non c’è motivo per cui non possiate stare insieme».<br />
È questo il punto: lei mi vorrà ancora? Apparterrà al Paradiso. A Gabriel. La sua vita cambierà e io non sarò più alla sua altezza. Sarò un peso morto,<br />
o peggio, “quello che era un demone”. Non ci vorrà molto prima che si stanchi di me. Apro appena la porta e la guardo attraverso quella fessura. Sembra<br />
così stanca, ma finalmente in pace con se stessa. È giunto il momento.<br />
Gabriel apre la porta e io lo seguo nella stanza, restando vicino alla soglia. Ma Frannie mi tende la mano e subito corro al suo fianco, ho bisogno di<br />
quel contatto.