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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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Capitolo 6<br />

Come una palla di neve all’Inferno<br />

Luc<br />

Dopo il “meeting” di ieri sera con il mio sovrano, ho fatto una gran fatica ad aspettare le due del pomeriggio, orario del mio appuntamento di studio<br />

con Frannie.<br />

Sono elettrico, e il mio intero corpo vibra d’impazienza. Perché oggi è il grande giorno. Oggi legherò la sua anima.<br />

Quando parcheggio davanti a casa sua ho le mani sudate. Nelle mie sembianze naturali emetto vapore, ma in forma umana non ricordo di aver mai<br />

sudato prima d’ora. Non capisco bene cosa stia succedendo. Decido di infischiarmene, mi asciugo i palmi sui jeans e suono il campanello. E sono…<br />

ansioso, pare, perché sento qualcosa che va oltre l’eccitazione della caccia. Mi accorgo che mi è mancata, e non vedo l’ora di vederla.<br />

Finalmente la porta si apre e io sorrido, certo di trovarmi davanti Frannie, invece sulla soglia c’è un uomo. È più basso di me, ha i capelli castani<br />

ordinatamente pettinati all’indietro, una camicia blu pulita e abbottonata fino al colletto e la cravatta verde. Quando sorride, sul suo volto riconosco i tratti<br />

di Frannie. Prima di rendermene conto gli sto porgendo la mano. Lui me la stringe. «Salve…», dice, ma subito la ritira e il resto della frase non arriverà<br />

mai. I suoi occhi castani si assottigliano e il volto si irrigidisce.<br />

«Ehm… Salve», dico alla fine, maledicendomi per la mia disattenzione. Frannie mi fa questo effetto, mi annebbia la mente. Devo ricominciare a usare<br />

la testa.<br />

«Tu devi essere Luc», dice l’uomo con diffidenza.<br />

«Sì, signore». Esercito un po’ del mio potere, appena il necessario per appianare le cose, ma il suo volto rimane circospetto. Non funziona.<br />

Ci riprovo, questa volta senza fare sconti.<br />

Niente.<br />

Un mortale immune alle mie arti occulte? È una cosa molto rara. Non va bene. Provo a dargli un’occhiata dentro e… non vedo niente. Non capisco<br />

neanche se è legato al Paradiso.<br />

«Vado a dire a Frannie che sei qui». Se ne va, lasciandomi fuori dalla porta. Prendo in considerazione l’idea di montare in macchina e andare via, ma<br />

poi sulla soglia appare Frannie.<br />

È rossa in volto e le brillano gli occhi. Ha i capelli raccolti, ma qualche ciocca dorata è sfuggita all’acconciatura e le incornicia il volto. I jeans scoloriti e<br />

la canotta le aderiscono al corpo abbastanza da rendere le sue curve stuzzicanti, ma senza essere attillati. Per tutti i diavoli, è bellissima.<br />

«Ehi», esordisce con un cenno delle sopracciglia. «Non posso credere che mio padre ti abbia lasciato qua fuori».<br />

Io ci credo. Mi sono lanciato come una palla di neve all’Inferno. «Sì… be’… temo di non avergli fatto un’ottima impressione», dico incerto.<br />

A sorpresa, si apre in un sorriso ed esclama: «Ma davvero?». Poi mi sorprende una seconda volta, afferrando la mia mano per tirarmi dentro. D’istinto<br />

faccio per ritrarmi, ma lei non mi lascia andare. E le sorprese continuano, perché la mia reazione alla stretta della sua mano è viscerale.<br />

La seguo in salotto, dove c’è una ragazza spaparanzata sul divano. Appena ci vede si ricompone, e mi squadra da capo a piedi con gli occhi castani.<br />

Un’altra ragazza, più giovane, con lunghi capelli scuri, è sdraiata sul tappeto peloso e ci dà la schiena, intenta sul tabellone dello Scarabeo appoggiato a<br />

un basso tavolino da caffè.<br />

Mi guardo intorno. È una stanza confortevole, ma un po’ anonima. Ci sono tre poltrone imbottite sparse fra la TV e il caminetto, vuote. Una grande<br />

stampa de L’ultima cena di Leonardo da Vinci, incorniciata in oro, occupa buona parte del muro sopra al divano. <strong>Il</strong> resto delle pareti è coperto da<br />

dozzine di foto: ragazzine che sorridono, dappertutto. Le tende color caramello della finestra che dà sulla strada sono tirate, lasciando in vista la grande<br />

quercia sotto alla quale ho parcheggiato.<br />

History Channel blatera a tutto volume qualcosa su Cesare da una TV che nessuno sta guardando. Frannie prende il telecomando dal bracciolo di una<br />

poltrona e la spegne. La ragazza sul divano alza gli occhi al cielo: «Grazie a Dio».<br />

«Sai una cosa, Kate? Se tu stessi zitta e guardassi magari impareresti qualcosa», dice Frannie. «Dì alla mamma che andiamo su a studiare, ok?».<br />

La ragazza sul pavimento si gira e ci guarda, rivelando due lucenti occhi blu. «Ma non ci presenti neanche?».<br />

Frannie alza gli occhi al cielo una seconda volta: «Va bene… Luc, questa è Maggie e quella è Kate», dice indicando prima il pavimento e poi il divano.<br />

«Ciao», dico io accendendo lo charme. Mi avvicino al tavolino da caffè e mi piego sul tabellone dello Scarabeo. «Non credo che questa sia una<br />

parola», dico a Maggie, «ma se fai così…». Risistemo le lettere sul tabellone e ne aggiungo due prendendole dal piccolo leggio, «…sono ventotto punti»<br />

.<br />

Maggie mi guarda stupefatta con quegli occhi di zaffiro e mi ringrazia, quasi senza fiato.<br />

Kate sospira e sorride, raccogliendosi i capelli sulla nuca alla stessa maniera di Frannie. «Ehi».<br />

«Bene», interviene Frannie, «noi siamo di sopra».<br />

Arriviamo a metà delle scale quando sento qualcuno esclamare: «Oh mio Dio!», e un coro di risatine salire dal salotto. Prima che riusciamo ad<br />

arrivare alla stanza di Frannie una voce femminile chiama con urgenza dal piano di sotto: «Frannie?»<br />

«Sì, mamma?».<br />

In fondo alle scale vedo una donna minuta, vestita in modo impeccabile. Camicetta bianca e gonna blu al ginocchio, capelli corti color sabbia, ben<br />

pettinati, e occhi di zaffiro, vagamente preoccupati. Con le mani strizza nervosamente i lembi del suo grembiule bianco. <strong>Il</strong> padre di Frannie è in piedi al<br />

suo fianco e mi guarda con ostilità. Tento nuovamente un’indagine su di lui, ma è come se fosse schermato. Perché mai il Paradiso dovrebbe<br />

schermare il padre di Frannie?<br />

La madre fa un passo avanti e si appoggia al corrimano. «Perché tu e il tuo amico non venite a studiare sul tavolo in cucina? Io ho finito di sistemare e<br />

avreste tutto il posto che vi serve».<br />

Frannie non sembra al settimo cielo, ma risponde: «Uhm, certo». Mi guarda, fa spallucce, poi scende al pian terreno.<br />

Frannie<br />

Avete presente quei telefilm ambientati negli anni Cinquanta, tipo Happy days, dove le mamme fanno i lavori di casa con i tacchi alti e perfettamente<br />

truccate? Be’, questa è la mia vita. Non abbiamo niente da invidiare ai Cunningham. Tranne Fonzie, naturalmente.

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