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Luc lascia che un sorriso gli si disegni sulle labbra, e io fremo al ricordo di quanto mi è piaciuto sentirle sulle mie. «Prego».<br />
Respiro per calmare le mie palpitazioni. Non sopporto che lui sia consapevole di quanto lo voglio e apro la bocca per dire no: «Be’… ok».<br />
Riley scosta la sua sedia dal tavolo e recupera la borsetta, poi prende per una manica Taylor, la cui espressione sembra essersi mitigata. «Andiamo».<br />
Taylor si alza e sorride, un sorriso genuino, senza precedenti. Ma in un attimo eccola ritornare alla sua prediletta espressione allusiva. Si sfrega le<br />
mani poi le alza in segno di resa. «Abbandono il campo». Si avvia verso la porta e aggiunge: «Non fare niente che io non farei».<br />
Ma che diavolo succede? Taylor che si fa da parte? Dev’essere un sogno.<br />
«In altre parole», chiarisce Riley con un buffetto sulla spalla, «è tutto lecito». Prima di andarsene lascia sul tavolo una cospicua mancia, come ultimo,<br />
inutile tentativo di entrare nelle grazie della cameriera.<br />
Riaffondo il volto nelle mani, troppo imbarazzata per guardare Luc, adesso che siamo soli.<br />
Appoggia la sua spalla alla mia. «Ehi».<br />
Continuo a restare nascosta e biascico attraverso i palmi: «Scusa…».<br />
«Mi sembra una cosa carina che Riley si preoccupi per te».<br />
«Carina? Prova con “mortificante”».<br />
Lui mi rivolge il suo sorriso storto e il mio cuore rischia di fermarsi. E quando si avvicina per baciarmi credo si fermi davvero.<br />
Non posso evitare di stringerlo a me e lo sento fremere in risposta. I suoi occhi si fissano nei miei e mi sussurra fra le labbra: «Andiamocene da qui».<br />
Un formicolio forte abbastanza da essere quasi doloroso mi esplode dentro e con un sorriso tremante gli dico: «Conosco il posto giusto».<br />
Luc<br />
Non assomiglia a niente che io abbia mai fatto prima. E questo non è poco. Ma probabilmente è merito di Frannie. Sembra che abbia questo effetto<br />
su di me, trasforma ogni cosa in un’esperienza nuova.<br />
«Devi chiudere gli occhi», dice. «È una sensazione forte. Sei pronto?»<br />
«Sì».<br />
I profumi del bosco riempiono l’aria notturna. L’unico suono è l’armonia del gracidare delle rane sovrapposto al frinire delle cicale, rotto ogni tanto dalla<br />
risata di Frannie, che a sua volta è come musica.<br />
«Ok», dice piano, sporgendosi per un bacio. Le mie labbra fanno giusto in tempo a toccare le sue, poi nei suoi occhi passa un lampo luciferino e<br />
lascia andare la corda.<br />
Chiudo gli occhi mentre dondolo sull’acqua, col vento fresco che mi accarezza il volto e mi scompiglia i capelli. Mi sento come se galleggiassi nella<br />
notte, e ha ragione lei, è una sensazione forte. È quasi come essere convocati da Re Lucifero – quel simpatico strattone che ti risucchia attraverso<br />
spazio e tempo – ma senza l’odore di zolfo e il terrore che mi annoda la bocca dello stomaco. Un formicolio mi attraversa il corpo. Quando torno indietro<br />
atterro sul ciglio roccioso della cava, accanto a Frannie. Lei ride di nuovo. Vedo il suo volto argenteo, illuminato dalla luna pallida, e lo stesso formicolio<br />
torna ad assalirmi.<br />
«Allora…? Forte, eh?», dice stringendomi e mandandomi a fuoco con un bacio. Mmm… chiodi di garofano e uvetta sulla mia lingua. La sua anima su<br />
un piatto d’argento, perché io la possa prendere.<br />
La falce di luna è ancora bassa e getta sull’acqua scura della cava ombre tremolanti d’alberi intervallate dalla sua luce incerta. È un bagliore debole,<br />
che non può sopraffare le stelle riflesse sulla superficie d’acqua, brillanti come migliaia di gioielli sfaccettati. Non ho mai visto una notte così limpida. Ma<br />
il vero spettacolo sono gli universi sconosciuti che vedo splendere negli occhi di Frannie.<br />
«Ok, adesso tocca a me», dice spingendomi da parte. Afferra la corda e, mentre gliela tengo ferma, sale sul disco di legno legato sul fondo.<br />
«Pronta?», le chiedo.<br />
«Vai», dice ridendo, e io la lascio andare.<br />
La guardo volare lontano da me, una silhouette scura contro il riflesso dell’acqua. L’estremità della corda taglia l’acqua, increspandola e rimescolando<br />
le luci delle stelle. Ascoltarla che urla come Tarzan, per poi sentire nuovamente il trillo della sua risata, risveglia qualcosa di sopito dentro di me, che<br />
risale verso la superficie e poi esplode come un vulcano. Sto ridendo anch’io. Ma è un suono estraneo. Sono felice.<br />
D’un tratto urla: «Oh, merda!», e la sento cadere in acqua con un gran tonfo, seguito da uno sciabordio sinistro.<br />
La mia risata si spegne e mi tuffo dietro di lei gridando: «Frannie!». Risalgo in superficie per ascoltare, e mi sembra di sentire una risata soffocata<br />
provenire dalla riva, confusa con il rumore delle foglie che fremono al vento. «Frannie!», urlo un’altra volta. Nessuna risposta. Lottando contro il panico,<br />
nuoto fino al punto più lontano a cui arriva la corda e lì mi immergo. Faccio appello al mio potere e la mia mano illumina di un bagliore rosso l’acqua<br />
melmosa intorno a me. Nuoto lentamente verso riva e poco prima di raggiungerla vedo una mano che si tende dalle profondità oscure. La afferro e<br />
tirando riporto in superficie Frannie, che tossisce e cerca disperatamente di respirare.<br />
«Qualcosa… mi ha… afferrata», dice in un rantolo e coi denti che battono così forte che a malapena distinguo le parole.<br />
Provo un senso di profondo sollievo e la circondo con un braccio per portarla a riva. La spingo fuori dall’acqua gelida e le resto dietro mentre ci<br />
arrampichiamo sulle rocce scivolose.<br />
«Stai bene?»<br />
«Sì sì. Sto solo… congelando», dice continuando a battere i denti e ansimare.<br />
Posso già vedere il vapore che si alza dai miei vestiti bagnati, così la avvolgo nel mio abbraccio e le tiro indietro i capelli, strizzandoli per bene. La<br />
tengo stretta e il mio corpo assorbe i suoi brividi violenti. Nel giro di poco inizia ad alzarsi un velo di vapore anche da lei.<br />
«Dio… sei così caldo».<br />
Sorrido. Dio non ha niente a che vedere con questo.<br />
«È come se qualcosa mi avesse preso per una gamba», dice quando finalmente riacquista l’uso della parola.<br />
«Forse ti si è incastrato il piede in una radice».<br />
«Immagino sia così… ma sembrava qualcos’altro».<br />
Continuo a stringerla e lentamente i suoi brividi cessano. Ci dondoliamo a ritmo con il frinire delle cicale. Quando in cielo la luna si è fatta alta sopra di<br />
noi, sono completamente perso. Niente mi è mai sembrato così giusto… ma anche sbagliato. Danziamo e ci sono solo la musica, lei e io. Nessun piano<br />
d’attacco.<br />
Frannie<br />
Anche se vestiti e capelli sono quasi asciutti, passo buona parte del viaggio verso casa a chiedermi cosa racconterò ai miei genitori per spiegare<br />
come mai sto tornando con Luc e ridotta in questo stato. Quando casa appare all’orizzonte ancora non ne ho idea.