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Lisa-Desrochers-Il-Bacio-Maledetto

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Scelgo un punto dall’altro lato dell’aiuola fiorita in mezzo al prato e mi siedo appoggiando la schiena al muretto che la circonda. Luc fa un salto alla<br />

macchina per prendere una coperta, e io butto indietro la testa per godermi il sole, mentre ascolto Reefer e la band suonare. Inizio a cantare piano,<br />

seguendo la musica, e cerco di svuotarmi la testa da ogni preoccupazione. Dopo un bel po’, notando che Luc ci sta mettendo un sacco, apro gli occhi e<br />

lo trovo seduto davanti a me, che sorride.<br />

«Non mi avevi detto che sai cantare».<br />

Abbasso lo sguardo e sento le guance in fiamme. «Ormai non canto quasi più».<br />

Si alza e stende la coperta sul prato. Ci mettiamo comodi e io mi sdraio per guardare il cielo. Quando alzo la testa Luc mi sta fissando ancora, con un<br />

accenno di sorriso sulle labbra. Sento l’urgenza di baciarlo.<br />

«Ho l’impressione che ci sia molto da scoprire su di te, Mary Francis Cavanaugh».<br />

Distolgo lo sguardo e faccio un respiro profondo. «Non che io sappia. Tu piuttosto, perché ti ostini a dare addosso al professor Sanghetti?», le dico<br />

per sviare il discorso, visto che per l’ennesima volta si sono punzecchiati durante l’intera lezione.<br />

«Faccio solo il mio lavoro».<br />

«Ah, davvero?». Apro il pacco di biscotti. «E in cosa consisterebbe esattamente?»<br />

«Spingerlo a mentire, imbrogliare… costi quel che costi, il fine giustifica i mezzi».<br />

«Quale fine?»<br />

«Che vada all’Inferno». Mi guarda negli occhi, aspettando la mia reazione.<br />

Mi limito a sorridere, perché questo l’avevo già capito. «Ma perché lui? Perché non Snyder o la Felch?»<br />

«Perché loro non mi infastidiscono».<br />

«E io ti infastidisco?».<br />

Sorride. «Tu ti sei infilata sotto alla mia pelle… come un prurito fastidioso che non smette mai».<br />

«Be’, io andrò all’Inferno comunque, quindi sei arrivato tardi».<br />

«Ah sì?». Sfodera un sorriso a quarantadue denti.<br />

Mi sciolgo i capelli per potermi sdraiare con la testa sulla coscia di Luc, a mo’ di cuscino. «Già». Apro un biscotto a metà, separando i due dischi neri<br />

di cioccolata per grattare coi denti la farcitura chiara all’interno. «E ci sarai anche tu. Si vede subito», biascico con la bocca piena di crema appiccicosa.<br />

«Su questo non c’è dubbio», risponde, togliendomi i capelli dagli occhi.<br />

Quando i biscotti sono finiti, tiriamo su la coperta e torniamo dentro. Taylor ci assale appena mettiamo piede sulla porta.<br />

«Ci siete mancati. Pranzo privato?», dice con un sopracciglio alzato.<br />

«Non proprio. Refeer e la band ci hanno fatto la serenata».<br />

Ride. «Che cosa poetica».<br />

Gabe arriva alle nostre spalle e ignorando Luc mi chiede: «Possiamo parlare?».<br />

<strong>Il</strong> sorriso di Taylor si allarga mentre ci guarda uscire in cortile. Gabe si appoggia al muro con disinvoltura, ma la sua espressione è intensa.<br />

«Frannie…». Fa un sospiro e guarda in alto per un minuto buono, verso il cielo azzurro e terso, mentre ascolto il mio battito cardiaco pulsarmi nelle<br />

orecchie. Alla fine mi guarda. «Voglio solo dirti che qualsiasi cosa accada con lui… con tutto questo… io ci sarò sempre per te». Mi prende il volto fra le<br />

mani e con il pollice traccia il contorno delle mie labbra, lasciandole in fiamme. «Ma ti prego, pensaci bene. Lucifer è… pericoloso».<br />

Mi tiro indietro. «Lo sei anche tu!».<br />

Resto a bocca aperta. L’ho detto davvero a voce alta?<br />

Evidentemente sì, a giudicare dal sorriso mesto sul volto di Gabe.<br />

Oddio. Ma cos’ho nella testa?<br />

«Voglio dire…», ma non finisco la frase perché non ho idea di cosa sto dicendo.<br />

Mi giro e torno dentro, col volto in fiamme, dove trovo Luc e Taylor che ci aspettano. Luc potrebbe fare a pezzi Gabe con lo sguardo, e Taylor mi<br />

guarda con aria inquisitoria.<br />

Me ne vado come una furia al mio armadietto, lasciandoli a mangiare la polvere, e passo il resto della mattina a evitarli come se avessero la peste.<br />

Finché, all’ultima ora, Luc si siede nel posto accanto al mio. «Sei libera dopo scuola?».<br />

Potrei rispondere di no, ma non lo faccio, così alla fine della lezione lui mi segue all’armadietto e aspetta che prenda i miei libri. Usciamo nel<br />

parcheggio e ovviamente mi accorgo del braccio con cui mi sta cingendo la vita, solo che non so dire se mi fa piacere o meno. Alla fine decido che sta<br />

bene lì dov’è, tanto più che prima di arrivare alla macchina incrociamo Angelique Preston, che mi guarda in cagnesco. Ha le braccia incrociate sotto al<br />

seno e rischia di farlo schizzare fuori dalla maglietta, tanto lo spinge in su.<br />

La guardo con un sorriso soddisfatto.<br />

Solo che mentre la superiamo lei lancia a Luc uno sguardo strano, come se condividessero un segreto.<br />

E tutto d’un tratto torno con i piedi per terra.<br />

Osservo Luc. So di non potermi fidare di lui. E allora perché lo sto facendo? Anche se voglio solo il suo corpo, non è che io muoia dalla voglia di<br />

condividerlo con Angelique. Mentre saliamo in macchina comincio a dubitare che andare a casa sua a studiare sia una buona idea. Sto per proporgli di<br />

andare da me, ma non ho nessuna voglia di avere a che fare con la versione aliena dei miei genitori.<br />

Si sta giusto rilassando e accenna un sorriso tipo: l’ho scampata bella, quando rompo il silenzio e gli chiedo: «Allora, come stanno le cose fra noi?».<br />

<strong>Il</strong> suo sorriso cresce. «Tu cosa vorresti?».<br />

Non sono in vena di giochetti. «Taglia corto e rispondi alla mia domanda».<br />

Luc<br />

«Wow. Ok…». Mentre penso alla domanda di Frannie, non so bene cosa rispondere. Mi chiedo cosa la spaventerebbe di più: “Punto a portarti a letto<br />

il prima possibile” oppure “Sto cercando di legare la tua anima all’Inferno”? Entrambe le cose sono vere. Ma sotto sotto c’è dell’altro… qualcosa di più<br />

profondo che lavora dentro di me e che non mi lascia pensare quando sono con lei. È qualcosa che non so nemmeno come iniziare a definire.<br />

Cosa vorrà sentirsi dire? Scelgo un inizio prudente: «Be’, non ne sono sicuro. Tu mi piaci molto». Tanto per usare un eufemismo. Distolgo lo sguardo<br />

dalla strada per un attimo per valutare la sua espressione, poi aggiungo: «Se stessimo a vedere dove ci portano gli eventi?». Tipo all’Inferno, ad<br />

esempio?<br />

Fa un respiro profondo. «Sì. Immagino sia la cosa migliore». Poi esita un momento e aggiunge: «Ma perché io?»<br />

«Perché tu cosa?»<br />

«Angelique, Cassidy, Taylor… metà delle ragazze di questa scuola ti si sono buttate addosso. Perché è proprio con me che vuoi uscire?»<br />

«Diciamo che ho fatto le mie esperienze e non ho mai conosciuto nessuna ragazza come te, Frannie. Se più unica che rara». Tutto vero, e come se<br />

non bastasse sei anche il mio bersaglio.

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