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cambiamento climatico e valutazione ambientale strategica guida ...

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Le medie annuali delle temperature regionali presentano una tendenza all’aumento lineare, con un significativo<br />

riscaldamento: tra il 1952 e il 2002 si è registrato un incremento di circa 1.15°C per le massime e di circa 0.55°C per le<br />

minime. L’incremento si è verificato principalmente nei mesi estivi (sia per le massime che le minime) e nei mesi invernali (in<br />

particolare per le temperature minime).<br />

Tra le principali conseguenze del riscaldamento atmosferico è da segnalare il ritiro dei ghiacciai: anche in Piemonte<br />

dagli anni ‘80 è iniziata una fase generalizzata di ritiro delle fronti glaciali, che ha interessato la maggioranza dei ghiacciai<br />

montani e alpini. In particolare:<br />

[...] i valori più accentuati di ritiro della fronte glaciale si sono registrati per il ghiacciaio Broglio nell’annata 1997-98<br />

(-59 m), per il ghiacciaio di Nel nella stessa annata (-37 m) e in quella successiva (-21 m), entrambi facenti parte del bacino<br />

dell’Orco nell’alta Valle di Locana, per il ghiacciaio Bertà nel ’98 (-25 m) nel bacino della Stura di Lanzo, per il ghiacciaio delle<br />

Piode nel ’97 (-22 m) nel bacino del Sesia.<br />

In particolare si può notare come il 1998 sia stato l’anno in cui si sono verificati ritiri superiori ai 10 m per più del 50 %<br />

dei ghiacciai controllati, e in nessun caso sono stati registrati degli avanzamenti.<br />

Considerando i valori su più anni colpisce il ghiacciaio di Broglio che in soli 2 anni è arretrato di 62 m, mentre il ghiacciaio<br />

di Noaschetta (bacino dell’Orco) in 13 anni (dal 1986 al ’99) si è ritirato di ben 223 m, e il ghiacciaio di Aurona nel bacino del<br />

Toce – Ticino ha perso 147 m dal 1983 al ’97.<br />

All’arretramento delle fronti si accompagnano inoltre l’innalzamento della quota della fronte stessa e del limite delle<br />

nevi, nonché la diminuzione dello spessore e dell’area dei bacini glaciali.<br />

Questi fenomeni comportano notevoli modificazioni non solo degli apparati glaciali stessi, ma anche della<br />

morfologia delle zone circostanti: aumento delle coperture detritiche sulle superfici ghiacciate, affioramento di<br />

zone rocciose prima ricoperte dalla neve, con la conseguente frammentazione delle unità glaciali e l’accelerazione<br />

dei processi di arretramento, neoformazione o ingrandimento di specchi lacustri in prossimità dei margini<br />

dei ghiacciai.<br />

Si verificano inoltre importanti conseguenze per l’idrologia con alterazione dei regimi dei corsi d’acqua glaciali<br />

e riduzione delle riserve idriche dei bacini montani, nonché complessi fenomeni gravitativi in alta quota<br />

connessi all’assottigliamento delle masse di ghiaccio e allo scioglimento del permafrost alpino. 16<br />

È presumibile, inoltre, che il riscaldamento globale produca anche un incremento degli eventi meteorologici estremi<br />

e di quelli anomali, rispetto ai quali i modelli che simulano gli scenari futuri lasciano maggiore incertezza sia sulla distribuzione<br />

geografica che sulla frequenza e intensità di accadimento.<br />

In ogni caso, si ritiene che potrebbe aumentare l’intesità della precipitazione per singolo evento, soprattutto nelle aree<br />

dove si sta registrando un aumento della precipitazione media.<br />

L’incremento delle precipitazioni intense di breve durata amplifica il rischio di flash flood, rapido allagamento di un’area geomorfologicamente<br />

circoscritta, dovuta al veloce saturarsi del terreno superficiale che non riesce più ad assorbire la pioggia.<br />

Tale rischio può essere a sua volta incrementato dall’impermeabilizzazione crescente del suolo conseguente l’urbanizzazione<br />

del territorio.<br />

Altro fattore condizionante il rischio di alluvioni è la modifica della copertura vegetale in particolare nei bacini di piccole<br />

dimensioni.<br />

Gli episodi di precipitazione intensa possono determinare, inoltre, fenomeni di deflusso superficiale delle acque meteoriche<br />

con possibile aumento delle esondazioni, ma anche del rischio di inquinamento delle acque (inquinanti di origine<br />

agricola e da ruscellamento stradale).<br />

Tra gli eventi estremi, sono previste in aumento anche le ondate di calore, come quella verificatasi nell’estate del 2003,<br />

i cui impatti negativi sono amplificati nelle aree urbane a causa dell’incremento delle temperature (effetto “isola di calore”)<br />

dovuto principalmente alla impermeabilizzazione dei suoli.<br />

Nell’estate 2003 si è registrato in tutta Europa un notevole incremento della mortalità giornaliera soprattutto nella popolazione<br />

anziana, con ingenti costi umani, sociali ed economici.<br />

In particolare: l’ISTAT ha dichiarato che in tutta Italia nel periodo giugno-settembre 2003 è stato registrato un eccesso di<br />

mortalità di 19.780 unità rispetto allo stesso periodo del 2002.<br />

Nei soli capoluoghi di regione si sono registrati 3134 decessi in più nel periodo dal 1° giugno al 15 agosto.<br />

Nello stesso periodo nella sola città di Torino si è registrato un eccesso di 577 decessi. Il picco massimo di mortalità della<br />

popolazione anziana (over 65 anni) a Torino si è avuto nel periodo dall’11 al 14 di agosto con 187 morti in eccesso di cui 58<br />

nella sola giornata del 12 agosto. 17<br />

I cambiamenti climatici potranno influenzare anche attività produttive: i settori economici probabilmente più esposti agli<br />

effetti indiretti dei cambiamenti climatici, per i quali sarà necessario mettere a punto sia strategie di mitigazione che di adattamento<br />

sono l’agricoltura, la produzione di energia, il turismo alpino, la sanità, mentre la salute umana ne subirà sia gli effetti<br />

diretti che indiretti (ad esempio aumento della mortalità da eventi meteorologici estremi, diffusori di vettori infettivi, etc.).<br />

Particolarmente sensibili sono le produzioni certificate (DOC, DOCG, etc.), ma in generale l’aumento delle temperature e<br />

della durata dei periodi caldi potrà influenzare negativamente la resa dei raccolti. e orientare verso la selezione di colture più<br />

adatte ad un clima asciutto e di tecniche di coltura e gestione colturali finalizzate alla conservazione dell’umidità nel suolo,<br />

all’uso efficiente delle risorse idriche, al mantenimento dei livelli di fertilità del terreno agricolo.<br />

Inoltre l’aumento degli eventi estremi espone i sistemi agricoli ad alluvioni, tempeste, incendi boschivi, maggiore diffusione<br />

di parassiti e malattie, con la probabile conseguenza di una minore resa nei raccolti.<br />

Note<br />

16<br />

Ibidem, pagg.94-95<br />

17<br />

Ibidem, pag.102<br />

15

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