Aspetti psicologico-clinici della malattia celiaca: un ... - Sara Stagni
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4. IL COLLEGAMENTO TRA I SISTEMI<br />
La psicosomatica tradizionale, nonostante la notevole mole di studi e di esperienze<br />
sugli effetti che lo stress ed eventi a forte carica emotiva, come <strong>un</strong> lutto o <strong>un</strong>a<br />
separazione, hanno sulla salute umana, non è potuta andare al di là <strong>della</strong><br />
descrizione di <strong>un</strong>a concomitanza tra eventi stressanti e <strong>malattia</strong>. Non è riuscita cioè a<br />
dare spiegazioni scientificamente soddisfacenti dei legami tra emozioni, vissuto<br />
psichico e <strong>malattia</strong>. Ciò non ovviamente a causa <strong>della</strong> medicina psicosomatica, ma a<br />
causa di <strong>un</strong>a generale arretratezza e distorsione delle scienze biomediche,<br />
incatenate nel modello meccanicista, incapaci di pensare in termini di regolazione<br />
integrata dei sistemi fisiologici fondamentali dell'organismo umano.<br />
D. Felten è lo scopritore delle connessioni materiali tra fibre nervose e organi e<br />
cellule del sistema imm<strong>un</strong>itario. Oggi infatti, è <strong>un</strong> dato di fatto la scoperta scientifica<br />
che cervello e imm<strong>un</strong>ità hanno questa via di connessione forte, costituita da fibre<br />
nervose di tipo adrenergico e peptidergico che fuoriescono dal midollo spinale e<br />
tramite il sistema simpatico, vanno a innervare il timo, il midollo osseo, la milza, i<br />
linfonodi, il tessuto linfoide dell'intestino. Una volta entrate in questi organi, le fibre<br />
nervose si allargano come <strong>un</strong>a chioma di <strong>un</strong> albero, e vanno a <strong>un</strong>irsi strettamente ai<br />
linfociti. Vengono così a formarsi delle vere e proprie sinapsi, che sono anche state<br />
chiamate “gi<strong>un</strong>zioni neuroimm<strong>un</strong>itarie”. A cavallo del XXI secolo, è stato compiuto <strong>un</strong><br />
ulteriore passo in avanti, che ha dimostrato che non soltanto il simpatico e il<br />
parasimpatico, bensì è tutta la rete nervosa periferica a intessere <strong>un</strong> fitto dialogo con<br />
le cellule imm<strong>un</strong>itarie. L'estesa rete delle fibre nervose sensoriali, che avvolge larga<br />
parte dei tessuti, entra in intimo contatto con linfociti e altre cellule imm<strong>un</strong>itarie,<br />
rilasciando neuropeptidi e neurotrasmettitori proprio là dove si realizza la risposta<br />
imm<strong>un</strong>itaria e infiammatoria. Nella complessa rete di stimoli e reazioni che va a<br />
determinare la risposta infiammatoria, la sua entità e la sua estensione, vanno inseriti<br />
anche gli stimoli che provengono dal sistema nervoso periferico (vegetativo e<br />
sensoriale). E' <strong>un</strong> cambiamento di prospettiva davvero rilevante, che, tra l'altro fa<br />
cadere <strong>un</strong> dogma classico: l'idea che senza antigene, cioè senza il riconoscimento di<br />
<strong>un</strong>a molecola estranea o ritenuta tale, non ci possa essere <strong>un</strong>'attivazione delle<br />
cellule imm<strong>un</strong>itarie. In realtà è ormai chiaro che, per esempio, i linfociti T possono<br />
essere attivati anche in modo indipendente dall'antigene. E gli attivatori sono proprio<br />
le sostanze del sistema nervoso: noradrenalina, dopamina, la sostanza P (SP), il<br />
neuropeptide Y (NPY), la somatostatina (SOM), il peptide vasoattivo intestinale<br />
(VIP), per citare le più studiate. Anche se sono studi ancora iniziali, possiamo dire<br />
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