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Aspetti psicologico-clinici della malattia celiaca: un ... - Sara Stagni

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compresenza di alterazioni neurologiche centrali, neurovegetative e umorali. Il<br />

legame tra alterazioni infiammatorie e depressione è stato indagato dagli anni '90 dal<br />

gruppo di M. Maes, che ha ipotizzato che l'IL-1 e l'IL-6 potessero contribuire alle<br />

modificazioni umorali <strong>della</strong> depressione maggiore (Bottaccioli, 2005). Viene quindi<br />

spontaneo chiedersi che differenza ci sia tra tessuto nervoso e cellule imm<strong>un</strong>itarie.<br />

“In effetti, la distinzione tra <strong>un</strong> neurotrasmettitore e <strong>un</strong>a citochina è diventata meno<br />

chiara, poiché i nervi possono sintetizzare e rilasciare sostanze infiammatorie, come<br />

l'istamina e citochine, come IL-1 e IL-6; d'altra parte cellule del sistema imm<strong>un</strong>itario<br />

possono sintetizzare e rilasciare neurotrasmettitori e neurormoni, come CRH, ACTH,<br />

endorfine, VIP, etc.” (Felten, 2001). Insomma, il linguaggio che usa il nostro<br />

organismo è <strong>un</strong>itario ed è fondato sulla riconoscibilità da tutti gli organismi del<br />

network. Questo ci spiega come la psiche possa influenzare ed essere influenzata<br />

dagli altri grandi sistemi di regolazione dell'organismo.<br />

Quest'analisi minuziosa dei collegamenti tra i grandi sistemi di regolazione<br />

fisiologica, emerge chiaramente che l'organismo umano f<strong>un</strong>zioni come <strong>un</strong> network di<br />

sistemi in equilibrio. E questo emerge anche, come abbiamo visto dalle teorie di<br />

Cannon e Seyle. Cannon però dubitava che esistesse <strong>un</strong>a sindrome generale di<br />

adattamento. Seyle, invece, ritiene che l'adattamento dell'organismo agli stressor<br />

ambientali è il principio stesso <strong>della</strong> vita. L'adattamento è governato dall'asse dello<br />

stress, che attivandosi, libera non solo ormoni infiammatori, ma anche<br />

proinfiammatori. E' da questa bilancia che sorge l'adattamento più o meno riuscito<br />

dell'organismo. Le malattie sono il frutto di <strong>un</strong> cattivo adattamento, che non è<br />

semplicemente <strong>un</strong>a carenza di risposta, ma anche da eccesso di risposta. L'eccesso<br />

di cortisolo da stress cronico, ha effetti rilevanti sulla pressione arteriosa, sull'attività<br />

cardiaca, renale, sull'equilibrio glicemico e anche sul sistema nervoso e mentale.<br />

Non c'è quindi <strong>un</strong> generale e <strong>un</strong>iversale meccanismo omeostatico che ripristina le<br />

condizioni di partenza. L'adattamento può sfociare in <strong>malattia</strong>, e persino può anche<br />

modificare qualitativamente le strutture biologiche, in questo caso Seyle parla di<br />

“transadattamento”. Vengono quindi rimarcati gli esiti diversi che deriva anche<br />

dall'individualità delle risposte, che non sono completamente determinate dal<br />

patrimonio ereditario. Fondamentale è la gestione dello stress, che non è <strong>un</strong>a<br />

modalità <strong>un</strong>ica per tutti. Se c'è maladattamento, l'organismo viene segnato da <strong>un</strong><br />

accumulo di prodotti secondari delle attività biologiche, depositi di calcio, proteine<br />

alterate, etc.<br />

Questo concetto viene ripreso, negli anni '90 da B. Mc Ewen, che parla di allostasi,<br />

che a differenza dell'omeostasi, implica <strong>un</strong> ritrovamento dell'equilibrio non ritornando<br />

alla situazione di partenza, ma trovandosi in <strong>un</strong>a nuova, in <strong>un</strong>'altra (allòs) condizione.<br />

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