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Aspetti psicologico-clinici della malattia celiaca: un ... - Sara Stagni

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<strong>della</strong> AVP dipenderebbe anche dalla sua capacità di stimolare la produzione<br />

ipofisaria di prolattina. Un eccesso di AVP ipotalamico e plasmatico sembrerebbe alla<br />

base di malattie autoimm<strong>un</strong>i come il Lupus erimatoso sistemico, la sclerodermia, la<br />

sindrome di Sjogren e la spondilite anchilosante.<br />

Anche endorfine ed encefaline vengono prodotte in molte regioni del cervello e nel<br />

tessuto nervoso in genere, ma anche nelle cellule imm<strong>un</strong>itarie. Sotto stress, per<br />

azione di CRH e AVP, soprattutto del nucleo arcuato, vengono liberati oppiodi con<br />

f<strong>un</strong>zioni analgesiche. Al tempo stesso, gli oppiodi attivano il sistema dello stress sia<br />

dal lato dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene,sia dal lato nervoso del simpatico. Il ruolo<br />

analgesico di questi ormoni viene garantito anche localmente dalle cellule<br />

imm<strong>un</strong>itarie, le quali accorrono nel luogo dell'infiammazione e qui liberano oppioidi,<br />

che vengono recepiti dai neuroni delle fibre sensitive, i cui recettori vengono<br />

sovraregolati dagli stimoli infiammatori. Lo stress cronico agisce sull'imm<strong>un</strong>ità come<br />

<strong>un</strong>a droga, narcotizzando le difese (Bottaccioli, 2005).<br />

4.2 Il collegamento tra imm<strong>un</strong>ità e sistema nervoso<br />

Anche le cellule imm<strong>un</strong>itarie sono in grado di far sentire i loro effetti sul sistema<br />

nervoso. A livello cerebrale, le citochine, prodotte dal sistema imm<strong>un</strong>itario, sono in<br />

grado di segnalare tutti i reparti del cervello, ma, in particolare, nelle aree<br />

ipotalamiche e ippocampali. Nel 1975, H. Besedowsky, dimostrò che nel corso di <strong>un</strong>a<br />

reazione imm<strong>un</strong>itaria, si hanno modificazioni endocrine. L'ipotesi formulata fu che<br />

dalle cellule imm<strong>un</strong>itarie partissero segnali capaci di gi<strong>un</strong>gere fino al cervello. Gli<br />

anni successivi hanno ampiamente dimostrato che il gruppo delle citochine<br />

infiammatorie, IL-1, IL-6 e TNF-α, sono in grado di indurre modificazioni biologiche<br />

rilevanti sia a carico dei principali assi neuroendocrini, soprattutto l'asse dello stress,<br />

sia a carico dei più importanti sistemi di neurotrasmissione cerebrale. L'IL-1 è <strong>un</strong><br />

potente attivatore dell'asse dello stress, di quello <strong>della</strong> crescita e <strong>della</strong> prolattina,<br />

mentre inibisce l'asse tiroideo e gonadico. Al tempo stesso è documentata l'azione<br />

<strong>della</strong> IL-10 sui principali neurotrasmettitori, con <strong>un</strong> buon incremento del metabolismo<br />

e quindi del consumo di noradrenalina, dopamina e serotonina. Inoltre, rilevante è<br />

l'azione eccitatoria dell'INF-γ, recentemente confermata, sul recettore del<br />

glutammato: la citochina Th1 entra così nei meccanismi patogenetici <strong>della</strong><br />

neurodegenerazione, a conferma del pieno coinvolgimento del sistema imm<strong>un</strong>itario<br />

nella degenerazione dei neuroni.<br />

Per arrivare al cervello le citochine seguono due vie: <strong>un</strong>a umorale, che viaggia con la<br />

circolazione sanguigna, l'altra nervosa, il cui segnale viene raccolto e convogliato nel<br />

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