Aspetti psicologico-clinici della malattia celiaca: un ... - Sara Stagni
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5.1 La <strong>malattia</strong> <strong>celiaca</strong><br />
La storia <strong>della</strong> celiachia (CD) è possibile farla risalire all'antica Grecia, quando Areteo<br />
di Cappadocia, nel 250 d.C. Scriveva dei keiliakos, “coloro che soffrono negli<br />
intestini” senza peraltro capire la correlazione tra patologia e ass<strong>un</strong>zione di glutine.<br />
Nel 1856 il termine viene tradotto da Francis Adams dal greco all'inglese in coeliacs,<br />
e pochi anni dopo nel 1888, <strong>un</strong> medico olandese, S. Gee, descrisse i sintomi<br />
dettagliati di questa condizione. Alla metà del XX° secolo fu chiarito in modo<br />
definitivo come la celiachia provocasse la lesione dei villi intestinali e il conseguente<br />
malassorbimento e come questo fosse alla base dei sintomi. Da allora, e fino alla fine<br />
degli anni '80, poco era cambiato. La celiachia era considerata <strong>un</strong>a patologia<br />
relativamente rara, con <strong>un</strong>a prevalenza di <strong>un</strong> caso ogni 2000-3000, con esordio<br />
quasi esclusivamente pediatrico e chiare manifestazioni intestinali legate al<br />
malassorbimento (diarrea cronica, arresto <strong>della</strong> crescita, malnutrizione). Oggi<br />
sappiamo che la frequenza <strong>della</strong> celiachia, in tutti i paesi europei, ma anche negli<br />
stati <strong>un</strong>iti e pure nei paesi non occidentali, è molto più elevata <strong>della</strong> stessa frequenza<br />
riportata negli anni '70 in Irlanda (1: 450). Da studi recenti, e dalla nuova possibilità<br />
data dalla diagnostica sierologica, si è gi<strong>un</strong>ti a stimarne l'epidemiologia come<br />
all'incirca 1: 100, non solo in Occidente, ma anche nei paesi in via di sviluppo come<br />
l'Africa del Nord, il Brasile, l'Iran, L'India e la Turchia, dove purtroppo il problema<br />
<strong>della</strong> celiachia si sovrappone a quello <strong>della</strong> malnutrizione endemica e delle infezioni<br />
gastrointestinali, oltre che al quasi impossibile reperimento dei cibi senza glutine.<br />
5.1.1 Evidenze scientifiche <strong>della</strong> celiachia: il ruolo dei geni e dell'ambiente<br />
La celiachia è <strong>un</strong>a condizione caratterizzata da intolleranza permanente al glutine di<br />
frumento e alle proteine corrispondenti di segale e orzo. Sebbene i fattori<br />
responsabili non siano ancora completamente chiariti, è ormai evidente che il danno<br />
<strong>della</strong> mucosa intestinale e le conseguenti manifestazioni cliniche rappresentano il<br />
risultato finale di complesse interazioni tra geni e ambiente. Infatti pur esistendo <strong>un</strong>a<br />
chiara predisposizione familiare (il 10% dei parenti di primo grado dei pazienti celiaci<br />
sono loro volta affetti da celiachia), la <strong>malattia</strong> non segue il classico pattern<br />
mendeliano, a conferma dell'ipotesi di <strong>un</strong>a eziopatogenesi poligenica multifattoriale.<br />
Come nel diabete di tipo II e l'ipertensione, molteplici geni interagiscono con<br />
l'ambiente, aprendo <strong>un</strong> varco allo sviluppo <strong>della</strong> <strong>malattia</strong>.<br />
Per comprendere il differente contributo dei geni e dell'ambiente si è esaminata la<br />
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