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L'oro di Fraus - Sardegna Cultura

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mie allieve. Io fisso alla lavagna le parole scritte appena<br />

poco fa, così remote adesso: La Repubblica, la Città del sole,<br />

Gulliver, Utopia, Falansterio, Grande Fratello...<br />

Mi sintonizzo, a gran fatica. Setola si raccomanda:<br />

– Non seccatelo – <strong>di</strong>ce – che ha i suoi guai.<br />

Ed esce a passo cauto. Io mi rifugio in gesti d’alleggerimento.<br />

Comincio a cancellare la lavagna, ma il solito spilungone<br />

arriva <strong>di</strong> fianco e la mia lezione sull’immaginario<br />

in un attimo sparisce. Mi pianto lì davanti, come faccio<br />

spesso, ma stavolta troppo a lungo. Le ragazze si consultano<br />

a bisbigli tra <strong>di</strong> loro. Poi una <strong>di</strong>ce se può chiedermi<br />

che cosa mi preoccupa:<br />

– Il pensiero della fine, mia cara, l’incertezza <strong>di</strong> questi<br />

nostri giorni, la campana che suona per tutti.<br />

Due giovanotti all’estrema sinistra si fissano con smorfie<br />

speculari, certi d’essere invisibili: non mi capiscono.<br />

– Dovete scusarmi, è l’emozione che mi fa magniloquente.<br />

E pure ermetico. Al telefono m’han detto d’una<br />

morte, a <strong>Fraus</strong>.<br />

Mia moglie m’avvertiva ch’era morta Veneranda.<br />

Forse per la prima volta nominavo <strong>Fraus</strong> senza farli ridere,<br />

questi miei studenti, perché dò importanza alla carica<br />

<strong>di</strong> sindaco d’un luogo proverbiale <strong>di</strong> buzzurri.<br />

Meglio primo a <strong>Fraus</strong> che secondo a Roma: chi l’ha già<br />

detto prima? Chiedo ai nuovi, e da qualche anno nessuno<br />

sa chi è stato a <strong>di</strong>rlo prima.<br />

Morta in una camera d’albergo, sola nella notte, per<br />

una crisi d’asma, alla Maddalena. Mai saputo che soffriva<br />

d’asma. Io dei miei mali non riesco a non parlare, lei ci<br />

riusciva troppo.<br />

104<br />

L’ultimo campanello <strong>di</strong> Setola mi lascia andare a <strong>Fraus</strong>.<br />

Il dottor Zammataro mi elucida gli aspetti amministrativi<br />

della <strong>di</strong>sgrazia. Lo spe<strong>di</strong>sco alla Maddalena. Veneranda<br />

non ha più parenti a <strong>Fraus</strong>. Il comune se ne deve occupare<br />

con la scuola.<br />

Intanto i resti della spe<strong>di</strong>zione ai luoghi garibal<strong>di</strong>ni e<br />

napoleonici risalgono a pezzi le valli che avevano <strong>di</strong>sceso<br />

baldanzosi, cantando inni risorgimentali e ridendo alle<br />

esibizioni del preside che recitava l’ode manzoniana al<br />

grande corso.<br />

Poi è tornata lei, nel furgone delle pompe funebri. In<br />

camera ardente abbiamo trasformato la palestra. E lei stava<br />

lì, come se non fosse stata mai altra cosa.<br />

Anche a fare la morta sei perfetta, ho pensato guardandola,<br />

e non riuscivo ad avere pensieri <strong>di</strong> commiato.<br />

Non c’è che la morte: ti colloca per sempre nei registri<br />

comunali dell’anagrafica eguaglianza, con tanto <strong>di</strong> firma<br />

del tuo sindaco: ma quando è il caso, libera chi sopravvive<br />

dalla meschinità che fa misconoscere il valore <strong>di</strong> chi da<br />

vivo credevi <strong>di</strong> conoscere fin troppo. Così è stata per me<br />

la fine della nostra Veneranda: è da morta che fin ora ho<br />

parlato <strong>di</strong> lei. Quel mio nomignolo però non è stato mai<br />

malevolo: la Vergine <strong>di</strong> Ferro. Anche perché la Vergine <strong>di</strong><br />

Ferro per me ha sempre avuto solo i pregi <strong>di</strong> chi deve<br />

adattarsi a con<strong>di</strong>zioni sfavorevoli.<br />

E ho ricordato molto, anche la volta che da fidanzati<br />

mia moglie m’ha portato ad ascoltare un archeologo, venuto<br />

a sproloquiare fino a <strong>Fraus</strong>. Da poco infatti qui da<br />

noi s’era scoperto il pozzo sacro <strong>di</strong> Cavanna. E noi pure al<br />

paese imparavamo a sentire le molte età perdute <strong>di</strong>sposte<br />

a strati sotto i nostri pie<strong>di</strong>: dai nuraghi ai Fenici, dai<br />

105

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