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– E chi te lo fa fare allora?<br />
– Nessuno, però mi succede, perché su <strong>di</strong> me hanno il<br />
libro <strong>di</strong> comando, e gli or<strong>di</strong>ni sono or<strong>di</strong>ni.<br />
– Cos’è successo a Benvenuto?<br />
– Segreto cosmico, non ho il permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo.<br />
– Che gusto c’è ad avere un segreto che non si può rivelare?<br />
– Non c’è gusto, ma bisogna obbe<strong>di</strong>re.<br />
– Hai appena detto che nessuno ti costringe.<br />
– Mi entra in testa. E allora devo giocare. Che ci posso<br />
fare?<br />
E anche Gaetanino s’è messo a piangere. Con i palmi<br />
sporchi s’asciugava il viso.<br />
Ho fatto strappare suo padre dal trattore nelle vigne <strong>di</strong><br />
Cavanna e insieme io e lui l’abbiamo portato all’ospedale.<br />
Tre giorni dopo Gaetanino era <strong>di</strong> nuovo a <strong>Fraus</strong>. All’ospedale<br />
hanno deciso che per curarlo basta l’ambulatorio<br />
dell’unità sanitaria locale.<br />
Forse c’è chi sa quali sono per lui il luogo e il tempo<br />
adatto a mettersi le carte in tavola e risolvere un problema.<br />
Io cerco <strong>di</strong> dormirci sopra. L’inconscio insonne e automatico<br />
dovrebbe fare parte del lavoro. Di solito, se si tratta<br />
d’un guaio, al risveglio è ancora lì, scartato dall’inconscio<br />
notturno, riconsegnato alla coscienza <strong>di</strong>urna, dopo esitazioni<br />
in crepuscoli <strong>di</strong> dormiveglia. Anche la coscienza<br />
<strong>di</strong>urna spera sotto sotto che il nodo si sciolga per inerzia,<br />
per entropia. Ma i guai non hanno interesse a <strong>di</strong>ssolversi<br />
da sé. E il sistema del sonno che porta consiglio è troppo<br />
sfruttato. Gli altri ci dormono sopra più a lungo <strong>di</strong> me.<br />
I due ragazzi erano il problema. Pensavo a Veneranda,<br />
e a quando <strong>di</strong>ceva tutta assorta che questi ragazzi non so-<br />
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no più com’eravamo noi: sono più deboli, arrendevoli, in<strong>di</strong>fesi:<br />
sono la prima generazione che ha imparato col latte<br />
della madre che la terra intera può saltare in aria, puff!<br />
Più niente: c’è poco <strong>di</strong> che essere sicuri ed arroganti, no?<br />
E poi io sono un ligio, in fondo, un uomo d’or<strong>di</strong>ne. Ho<br />
bisogno delle istituzioni: il mio carabiniere interiore è sempre<br />
sull’attenti, in altissima uniforme con il pennacchio<br />
rossoblù, a parte poi il vecchio angelo custode. Ho bisogno<br />
<strong>di</strong> credere che sempre il crimine sarà punito e sarà pure<br />
espiato ogni peccato. E dunque, per cavare un senso dai<br />
deliri <strong>di</strong> Gaetanino e dare una lezione a Can<strong>di</strong>do, che altro<br />
fai? Ti rivolgi alla magistratura, no? Già, facile: non dev’essere<br />
più giusta e più accorta la giustizia nel caso <strong>di</strong> minori,<br />
più tenera neppure. E i due scavezzacolli non hanno mai<br />
sofferto dello stesso male.<br />
Stavolta, comunque, metodo nuovo. Ho preso mio figlio<br />
e me lo sono portato a spasso nella zona delle mie<br />
utopie paesaggistiche, razzolarmi intorno come un cane<br />
da salotto liberato in mezzo al parco: la sua presenza doveva<br />
ricordarmi con chi avevo a che fare: coi figli scombuiati<br />
della bomba.<br />
Nei pressi dei gabbiani la decisione era già presa. Ma<br />
mentre poi mio figlio giocava con l’acqua selvaggia della<br />
Mandorla Amara, e chiedeva aiuto per arrampicarsi sui<br />
tronchi dei mandorli antichi, mi stavo già chiedendo che<br />
cosa rischiavo io <strong>di</strong> persona, a parte il sindaco.<br />
Quella sera stessa ho avuto una risposta. Al telefono un<br />
anonimo ma mica tanto minacciava <strong>di</strong> rompermi l’osso del<br />
collo se non lasciavo in pace i ragazzi <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong>, e non mi facevo<br />
gli affaracci miei. Già, pure Socrate è finito male per<br />
cose da meno.<br />
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