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miei? E tra i rischi c’è pure quello <strong>di</strong> perdere l’amico e passare<br />
anche per matto. C’è Carletto, certo. Ma da tenere a<br />
bada. Quanti mo<strong>di</strong> immagino per intrappolare Miroglio.<br />
Ma sgrido Carletto che fantastica <strong>di</strong> piani per espugnare la<br />
Casa dell’Orco e per torcere il collo a quel Miroglio. Carletto<br />
però m’ha riformato, ha deciso che farà da sé, proprio<br />
mentre io partivo per il fronte, anche lui, l’ingenuo, l’illuso<br />
che le guerre vere non sono i generali vecchi gottosi e<br />
panciuti a condurle. Carletto, figurarsi, ventitré anni, tre<br />
anni paracadutista, che tutti in comune stuzzichiamo per<br />
vederlo impettirsi in quel suo modo baldanzoso.<br />
Il mio coraggio però, se c’è, si regge su questo presupposto:<br />
forse che Aristotele non riuscirebbe a farla a un<br />
Al Capone? Io certo non sono un Aristotele. Ma spero che<br />
Miroglio, non sia proprio un Al Capone. Fosse pure così<br />
bravo da aver fatto apparire naturale anche la morte provocata<br />
dalla nostra Veneranda. Ecco, questa sì è una cosa<br />
che non riesco a levarmi dalla testa.<br />
E poi sono <strong>di</strong>ventato entusiasta del progetto <strong>di</strong> museo<br />
del minatore da farsi alla Casa dell’Orco. Ho cambiato parere.<br />
Perché, non si può? Quelli della Pro Loco mi osannano,<br />
avvocato Birocchi in testa. Gli altri dell’amministrazione<br />
mi guardano come per capire se il cervello mi<br />
funziona ancora. Mi ci sono attaccato forte a questa idea<br />
del museo. Mi pare un modo per far sloggiare gl’intrusi<br />
dalla Casa dell’Orco. Se serve a noi, la Casa dell’Orco, non<br />
ci possono stare loro, illegalmente. Noi abbiamo questo<br />
progetto <strong>di</strong> museo: vuoi vedere che Regione e Val Ciglione<br />
si <strong>di</strong>chiarano proprietarie tutt’e due e bisticciano tra loro?<br />
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E scoprono che qualcuno c’è già entrato da abusivo?<br />
Insomma, si poteva sfrattarli per procura, gl’intrusi alla<br />
miniera.<br />
Ma bisognava vedere la faccia dei miei assessori quando<br />
l’ho <strong>di</strong>feso in giunta, il mio progetto <strong>di</strong> museo:<br />
– Signori miei, qui, o si approva come <strong>di</strong>co o vi cercate<br />
un altro sindaco – ho arrischiato. Ma giusto in quel momento<br />
ho dovuto assentarmi dal luogo <strong>di</strong> riunione. E tornando<br />
li ho sorpresi a <strong>di</strong>scutere, i miei assessori. Sono rimasto<br />
fuori a origliare, lo confesso. Il mio vice gridava:<br />
– Per tua enorme regola – <strong>di</strong>ce proprio così, solenne,<br />
il vicesindaco – non ti permetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>re queste cose. È solo<br />
la memoria che gli è andata in licenza per qualche settimana.<br />
– A qualcuno conviene <strong>di</strong>re ch’è tornato matto. E invece<br />
è volpe vecchia, questo sindaco, quello ha mangiato<br />
polli <strong>di</strong> sette pollai – commenta il successore <strong>di</strong> Veneranda.<br />
– Quello il museo l’ha sempre voluto, non ha cambiato<br />
idea per una botta in testa. È tutta tattica.<br />
Così <strong>di</strong>cevano. I subalterni, si sa, non sanno apprezzare<br />
quasi mai le virtù vere del capo.<br />
Tutto mio però rimane l’altro progetto <strong>di</strong> raccogliere<br />
all’archivio del comune le memorie <strong>di</strong> frauensi. È stato facile<br />
farlo passare. Tanto non costa niente. E gli altri lo<br />
considerano un piccolo prezzo che bisogna pagare per lo<br />
sfizio d’avere un sindaco filosofo, uno che ha dovuto capire<br />
l’importanza d’avere una memoria e s’è messo in testa<br />
<strong>di</strong> conservare in salamoia anche quella dei morti.<br />
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