Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
– Be’, è un sollievo, quello, v’assicuro, in confronto a<br />
questo cancro che ti mangia il cuore.<br />
Il vice se l’è preso sottobraccio, gli ha detto le sue consolazioni,<br />
l’ha riportato dentro casa. Diceva ch’era buona<br />
quest’anno qui da noi la primavera, solo un tantino siccitosa.<br />
E aggiusta tutto maggio, se un tantino è galantuomo.<br />
Incerto e un po’ furtivo un ragazzo da un pezzo ci seguiva:<br />
– E allora, che cos’è l’idea? – gli ha fatto il vice. Il ragazzo<br />
s’è riscosso, ha esitato, a lungo, e poi ha scantonato,<br />
con un’alzata <strong>di</strong> spalle.<br />
– Chi è? – gli ho chiesto. – Forse voleva <strong>di</strong>rci qualche<br />
cosa.<br />
– Quello, a noi? È figlio <strong>di</strong> Barabba, ma i fasti<strong>di</strong> del<br />
padre lui certo non ce li ha – ha tagliato corto lui. –<br />
Barabba ha messo tutto a vigna, adesso deve abbatterle.<br />
Parlava sempre <strong>di</strong> vigne, Barabba. Adesso parlerà un pochino<br />
<strong>di</strong> sarmenti. Anche l’abbondanza qui si fa madre <strong>di</strong><br />
guai – sospira il vice.<br />
Ma il figlio <strong>di</strong> Barabba, quella sera, qualche cosa da<br />
<strong>di</strong>rci invece ce l’aveva.<br />
Poco più in là ecco uscire <strong>di</strong> caserma Veneranda, l’assessore<br />
alla cultura, la Vergine <strong>di</strong> Ferro. Ci ha raggiunto:<br />
– È per la lettera, capite? Mi sono offerta io d’esaminare<br />
la scrittura. Potrebbe essere d’un mio ex alunno.<br />
E se n’è andata a passo <strong>di</strong> dragone.<br />
– Stavolta Veneranda ci mette sull’attenti il<br />
Monsignore – scherza il mio vice. Il Monsignore è il maresciallo,<br />
faccione da prelato. Il padre <strong>di</strong> Benvenuto invece<br />
fa Carnera giusto perché piccolo e proprio miserino.<br />
32<br />
– E a te – infierisce il vice – lo sai come ti chiama a te<br />
il dottor Zammataro? ’U Chiummu ti chiama, Il Piombo,<br />
in siciliano.<br />
– Si vede che gli son pesante.<br />
– No, è che tu vai sempre a fondo. Per te le cose o sono<br />
serie o niente. E se non sono serie le fai serie tu. Una<br />
faccia avevi anche oggi in casa <strong>di</strong> Carnera.<br />
Mi chiamano Piombo anche al liceo. Le voci si spargono.<br />
E il mio puntiglio infasti<strong>di</strong>sce. Me lo <strong>di</strong>ce sempre<br />
anche Carneade, mio collega filosofo al liceo: Carneade,<br />
cosiddetto perché ignoto, da filosofo, e però sta bene in<br />
carne. E visto che qui tocca fare un poco <strong>di</strong> presentazioni,<br />
<strong>di</strong>ciamo che il sindaco <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong> vorrebbe tanto essere piuttosto<br />
sughero che piombo.<br />
Mio figlio questa volta l’avevo lasciato dai vicini, con<br />
l’amico Giacomo. Rientrando, la casa vuota, m’è sceso un<br />
accidente: scomparso anche mio figlio. E poi correndo a<br />
prenderlo ho quasi travolto zia Luisica tutta nera e testa<br />
sciolta giusto in mezzo al crocevia: quello tra via Einstein<br />
e via Galilei. Zia Luisica stava facendo me<strong>di</strong>cine sue per<br />
ritrovare il perso. A queste cose lei ormai ci crede più <strong>di</strong><br />
prima, da quando a un tale venuto a <strong>Fraus</strong> in cerca <strong>di</strong><br />
folklore io stesso l’ho in<strong>di</strong>cata esperta in <strong>di</strong>scongiure e<br />
profezie. E strologava ancora là tra Galilei ed Einstein<br />
quando son ripassato col figlio ritrovato. Però la cerimonia<br />
è già finita, m’avvicino:<br />
– Questa è spina sotto fango – mi bisbiglia: – Subito<br />
non si trova. Tre volte deve pungere. Ma poi si spunta, a<br />
fango secco.<br />
33