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Gli s’è spento un attimo in anticipo, il sorriso, l’ha inghiottito,<br />
ha fatto un viso duro, e con quello ha attraversato<br />
incurante del traffico e delle strisce pedonali.<br />
Inganno l’attesa, guardo una carta appesa in sala professori.<br />
C’è in<strong>di</strong>cato a pennarello rosso l’itinerario della<br />
gita ai luoghi garibal<strong>di</strong>ni e napoleonici. Com’è isola la<br />
nostra isola in questo bidè del Me<strong>di</strong>terraneo. Già. Era<br />
Mariano che raccontava <strong>di</strong> suo zio che <strong>di</strong>ceva che gli americani<br />
hanno un progetto <strong>di</strong> ponte fino al continente, ma<br />
i russi non glielo lasciano fare. O era viceversa?<br />
Qualcuno bussa alla porta, <strong>di</strong>stoglie il sindaco dalla<br />
geopolitica me<strong>di</strong>terranea. E il bidello Modestino mette<br />
dentro la testa oltre la porta appena appena aperta.<br />
– Vieni un po’ a vedere una cosa – mormora con aria<br />
misteriosa. E mi fa strada:<br />
– Scusa se non ti porto nel salotto buono, ma nel cesso,<br />
caro compagno sindaco. Il mio regno è questo qui.<br />
Ha spalancato solenne la porta d’un gabinetto e m’ha<br />
mostrato una parete lorda <strong>di</strong> graffiti.<br />
– C’è da più d’un mese quella roba – <strong>di</strong>ce Modestino:<br />
– Non l’abbiamo cancellata ancora perché questi gabinetti<br />
qui si son guastati. E voi del comune trascurate, trascurate.<br />
Ma lasciamo perdere. Be’, visto, letto?<br />
Istoriati con <strong>di</strong>segni osceni, a memoria futura del caso<br />
Cadraus c’erano accenni cru<strong>di</strong> a vizi giovanili vecchi e<br />
nuovi. In due novenari assonanti una scritta informava che<br />
Cadraus Pintus e Demontis danno tutto per lo spinello.<br />
Un’altra a commento giocava sul doppio senso del buco in<br />
gergo da droghino e in quello osceno d’ogni tempo.<br />
– Chi è questo Demontis? – domando a Modestino.<br />
– E chi può essere? Il figlio <strong>di</strong> Massimo Demontis, no?<br />
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Ce l’abbiamo ancora qui, a se<strong>di</strong>ci anni suonati, a rompere<br />
le scatole.<br />
E Modestino si lascia andare a sparlare dei tempi nuovi<br />
che non vanno bene per nessuno.<br />
– Te lo <strong>di</strong>ce uno che pulisce i loro cessi da vent’anni,<br />
te lo <strong>di</strong>ce.<br />
– Mah – faccio io – a me pare sempre la stessa storia.<br />
– No, è come paragonare la bomba atomica con la sparatoria<br />
<strong>di</strong> Santa Maria d’Agosto. Vuoi mettere il nostro<br />
primo toscano a fuoco dentro con quello che fumano oggigiorno?<br />
– Certo che visto da qui il mondo a te non appare nella<br />
sua luce migliore, eh, Modestino?<br />
– Modestamente sì, invece, signor sindaco. Ti ricor<strong>di</strong><br />
quello che ho scritto io nel gabinetto <strong>di</strong> scuola, e la maestra<br />
m’ha gonfiato <strong>di</strong> sberle? Qui c’è stato Modestino/il nipote<br />
del postino. E forse l’ho pure firmato.<br />
– Mi fai un favore? Pren<strong>di</strong>mi una foto <strong>di</strong> quella parete,<br />
prima <strong>di</strong> ripulirla. Sei ancora un buon fotografo, no?<br />
– Sentimi bene, compagno sindaco. Lascia perdere. È<br />
meglio per tutti. Te lo <strong>di</strong>co io... Ascolta, non fare il fanatico.<br />
Io la foto te la faccio, ma tu lascia perdere. Mariano,<br />
ormai, lui se ne ride <strong>di</strong> tutto. Fa il riso della melagrana,<br />
lui. Alla faccia della buona fama. Puttana è la sua buona<br />
fama, e adesso fa la vedovella allegra.<br />
– Non fa male a nessuno un po’ <strong>di</strong> verità.<br />
– Sì, ma la verità non l’ha detta manco Cristo a Pilato.<br />
– Pilato se n’è lavate le mani. Il sindaco <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong> no.<br />
– Ba’, senti, an<strong>di</strong>amo via <strong>di</strong> qui, prima che ci vedano<br />
qui dentro parlando <strong>di</strong> santi e morti e come meritiamo ci<br />
mettano in canzone.<br />
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