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– Tuo padre, i tecnici dei funghi, i cani, le api, l’Orco,<br />
i giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> corallo, i telai d’oro delle fate... E allora?<br />
– Loro m’hanno detto che mio padre ha ucciso<br />
Benvenuto.<br />
– Loro chi?<br />
– Quelli dei funghi, del micelio, del demonio che l’incorni.<br />
– Dentro il recinto della miniera? E com’è che c’è entrato?<br />
– Io lo so come ha fatto. Ma loro non lo sanno come ha<br />
fatto Benvenuto a finire là sotto in bocca all’Orco. Non<br />
c’è entrato, c’è caduto dentro. In un punto della scarpata.<br />
Si fermi, glielo faccio vedere. Lassù, sotto il nuraghe, sul<br />
Muso dei Gatti. Se vuole ci possiamo anche salire. L’ho<br />
scoperto io, tre giorni fa, proprio dove sta il mandorlo antico<br />
sopra il precipizio. C’è caduto dentro e l’hanno ammazzato.<br />
Loro, non mio padre. Se lo sono visto là dentro,<br />
gli hanno torto il collo. E poi a me hanno detto ch’era stato<br />
mio padre, perché era ubriaco, per sbaglio, per esagerazione,<br />
lui e i suoi cani. M’hanno detto che bisognava<br />
salvare mio padre e i loro esperimenti. L’hanno portato loro<br />
al pozzo sacro.<br />
– Fammi capire meglio, Carletto.<br />
– Io l’ho fatto per salvare mio padre.<br />
– Io però le prove non le vedo.<br />
– Mio padre non si ricorda nulla. Per forza, non ha fatto<br />
nulla, lui. E sa qual è la prova vera? I cani. I cani sono<br />
addestrati bene. A peso d’oro li pagherebbero gli scarti <strong>di</strong><br />
mio padre certi cacciatori. I cani non vanno mai più in là<br />
del cernitoio. Mai arrivano oltre i binari. E neppure mio<br />
padre. Nemmeno se fosse ubriaco perso. E ubriaco perso<br />
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non l’ho mai visto. Un guar<strong>di</strong>ano lo sa sempre quando<br />
non deve bere più. Se no che guar<strong>di</strong>ano è? Io non sono mai<br />
riuscito a ubriacarmi fino a perdere i sentimenti e la memoria.<br />
E mio padre ha lo stesso sangue mio.<br />
– Ma perché l’avrebbero ammazzato, quelli dei funghi?<br />
– Perché sono portati al male. L’hanno preso per spia.<br />
L’hanno strangolato come una volpe arrabbiata. E che ne<br />
so io? Sarà per gelosia dei loro funghi. Ecco, gliel’ho detto.<br />
Adesso sa anche lei. Siamo in due. Non ne potevo più.<br />
– Hai vuotato il sacco, stavolta, sebbene alla rinfusa?<br />
– Sì. E deve venire a vedere dov’è caduto Benvenuto.<br />
– Io non devo un bel niente, Carletto. E poi, sono stati<br />
proprio loro a mandarti da me a <strong>di</strong>rmi che avevi ritrovato<br />
Benvenuto?<br />
– Va’ dal tuo capo, m’hanno detto. E chi è il mio capo?<br />
– E io devo crederti sulla parola, anche stavolta?<br />
– Sì, altrimenti dovrà credere all’Orco che riparla a<br />
morsi.<br />
– E va bene. Almeno su questa storia della caduta dal<br />
Muso dei Gatti facciamo un po’ <strong>di</strong> chiaro... Forza,<br />
Carletto, gambe in spalla e fammi strada. Stasera m’aspetta<br />
una scenata <strong>di</strong> mia moglie. Com’è la tua sposina, in<br />
questi casi?<br />
– Una vespa che gli rompi il nido. E la sua?<br />
– Si chiude in casa e finge <strong>di</strong> non sentire bussare e<br />
campanelli. Meglio la tua. I vicini si accorgono <strong>di</strong> tutto.<br />
Carletto s’è aggiustato qualcosa sotto l’ascella, uscendo<br />
dalla macchina. La pistola d’or<strong>di</strong>nanza. Ho fatto finta<br />
<strong>di</strong> niente. Il giorno se n’andava, bisognava sbrigarsi, e salire<br />
a pie<strong>di</strong>, a passi stu<strong>di</strong>ati.<br />
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