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Solomon Grundy quel giorno è battezzato, confessato,<br />
cresimato, comunicato e poi anche sposato. C’è il vescovo,<br />
ufficiali dell’Arma, ufficiali della Royal Air Force <strong>di</strong> Decimo.<br />
Il sagrato <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong> pare una piazza d’armi. Messa al<br />
campo. Con fascia tricolore a sottopancia il mio vice fa bene<br />
le mie veci. Lui è stato firmaiolo nell’esercito, a queste<br />
cose prova gusto. Al sindaco orfano <strong>di</strong> guerra invece dan<br />
fasti<strong>di</strong>o. Il vescovo promette che fra poco Benvenuto sarà<br />
certo Bentornato, come questo fratello anglicano che oggi<br />
torna a Roma. Devono avergli detto del nostro gusto<br />
per i soprannomi, al vescovo. Fiori al monumento ai Caduti,<br />
fante <strong>di</strong> bronzo con ferito in spalla fatto in serie non<br />
so dove, stavolta io col tricolore ai lombi. Ricevimento al<br />
municipio. Un ufficiale della RAF mi sequestra perché<br />
gli hanno detto che forse me la cavo con la sua lingua e<br />
mi rintrona dei suoi entusiasmi per la nostra isola e dei<br />
mo<strong>di</strong> per conservarla com’è. Lo lascio <strong>di</strong>re, anche quando<br />
m’informa dello splen<strong>di</strong>do isolamento dei pastori nostri,<br />
fortunati che neppure lo sconquasso delle due guerre<br />
mon<strong>di</strong>ali li ha scossi, tanto estranei sono al guazzabuglio<br />
che li accerchia. Le cartoline <strong>di</strong> precetto però arrivano anche<br />
dove non arrivasse il resto, tento <strong>di</strong> spiegargli. Ma<br />
non l’informo che tanto per <strong>di</strong>rne una io sono orfano d’un<br />
padre pastore <strong>di</strong>sperso in Russia e nipote d’un nonno conta<strong>di</strong>no<br />
coi pie<strong>di</strong> a metà: l’altra metà, congelata sul Carso,<br />
gliel’ha tagliata un chirurgo austriaco, nel Diciassette.<br />
Perché <strong>di</strong>rglielo? Tanto lui ne saprà sempre più <strong>di</strong> me, ce<br />
n’ha il <strong>di</strong>ritto.<br />
Anche la famiglia <strong>di</strong> Benvenuto s’è adeguata. In corteo<br />
privato hanno portato in chiesa un cero grande alla<br />
cappella <strong>di</strong> Nostra Signora, così grosso che Carnera e il fi-<br />
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glio grande stentavano a portarlo, su per la grande scalinata<br />
del sagrato. E i telereporter hanno lasciato il resto<br />
per seguire il cero fino in chiesa.<br />
La grafologia <strong>di</strong> Veneranda non è servita molto.<br />
Troppe e confuse poi le impronte <strong>di</strong>gitali su quel foglio.<br />
Ma sono stati molti i frauensi messi al torchio.<br />
– Mai cantato tanto le macchine da scrivere in caserma:<br />
chissà che strafalcioni – ghignava il dattilografo-archivista<br />
del comune, la puzza sotto il naso.<br />
– Ambigui, in<strong>di</strong>sponenti, questi suoi amministrati –<br />
mi <strong>di</strong>ceva il magistrato che inquisiva. Io gli spiegavo che<br />
il parlare qui da noi non è cosa dappoco, specialmente se<br />
bisogna parlare con un giu<strong>di</strong>ce. Parlare qui si <strong>di</strong>ce come<br />
battagliare, e <strong>di</strong>scutere come guerreggiare: un tale che<br />
parlava troppo, non <strong>di</strong>ceva niente e lo <strong>di</strong>ceva male, un forestiero,<br />
cinquant’anni fa l’hanno trovato ammazzato in<br />
galleria, alla miniera, dentro Casa dell’Orco.<br />
Intanto sono tornati gran<strong>di</strong> e piccoli in gita in continente.<br />
Anche mia moglie. E non le è parso vero <strong>di</strong> ritrovare<br />
in questa <strong>Fraus</strong> il figlio suo <strong>di</strong> prima, intero, in attesa<br />
<strong>di</strong> regali da Firenze.<br />
E giusto con mio figlio un giorno siamo usciti <strong>di</strong> nuovo<br />
sul luogo dei gabbiani, giusto a far volare un uccello<br />
suo <strong>di</strong> latta, regalo <strong>di</strong> sua madre da Firenze. E quando s’è<br />
stancato dei voli sferraglianti <strong>di</strong> quell’uccellaccio, ha riattaccato<br />
con le sue storielle <strong>di</strong> marziani alla Casa dell’Orco.<br />
Gli ho detto <strong>di</strong> piantarla. Lui non l’ha piantata, e me lo<br />
sono riportato a casa.<br />
Mia moglie, la moglie fuggitiva <strong>di</strong> Cadraus, l’impiegata<br />
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