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L'oro di Fraus - Sardegna Cultura

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– Ma se la signora fa pagare il riscatto a suo marito,<br />

Carnera glielo porta a casa in processione il figlio liberato.<br />

– Tu con questa cretinata finisci in bocca a tutti – gridava<br />

Cadraus alla signora che faceva i bagagli per andarsene<br />

da casa. Gridava, ma lei zitta:<br />

– Ma dove cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere, a Nuova York, a Hollywood?<br />

Ridere, ecco che cosa fai, me e tutta <strong>Fraus</strong> fai ridere, con<br />

questa fesseria che stai facendo. Ma <strong>di</strong> cosa m’accusi? Di<br />

crudeltà mentale? E vai, forza, vattene. Finora tu sei stata<br />

ad adorare il telefono e a spiare il postino, per il tuo Benvenuto.<br />

Vai, vai. Così adesso le cose sono io che le saprò, sono<br />

io che le farò sapere, ma come voglio io, proprio per bene,<br />

anche se io non ho stu<strong>di</strong>ato quanto te per quattro sol<strong>di</strong><br />

dello Stato... E attenta a non inciampare sui gra<strong>di</strong>ni nuovi<br />

quando torni.<br />

– <strong>Fraus</strong> – <strong>di</strong>ceva in quei giorni il mio preside al liceo:<br />

– <strong>Fraus</strong> vuole <strong>di</strong>re frode, no? Eh sì, nomen omen, carissimo<br />

collega sindaco: nomina sunt consequentia rerum: questi fatti<br />

<strong>di</strong> <strong>Fraus</strong> ce lo confermano...<br />

Ma <strong>Fraus</strong> in lingua nostra vuole <strong>di</strong>re fabbri, al plurale.<br />

Forse per rinomanze antiche in arti della forgia, prima<br />

che i frauensi si dessero a stentare in una più consueta vita<br />

rustica. È latinista, il mio preside al liceo. Io invece il<br />

solo sindaco filosofo d’Italia, pare, perché insegno filosofia<br />

nel borgo grosso a una ventina <strong>di</strong> chilometri da <strong>Fraus</strong>.<br />

E per <strong>Fraus</strong> dalla città bisogna fare una sessantina <strong>di</strong> chilometri.<br />

Deformazioni professionali ce n’avrò anch’io,<br />

magari anche come sindaco, non solo come carissimo col-<br />

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lega del mio preside. Ma qualche capatina su terreni un<br />

po’ politici forse dovremo farla, se qui è la verità che devo<br />

<strong>di</strong>re, tutta la verità. Tanto gli ascoltatori son maestri<br />

nel ridurre tutto quanto a un bel verbale, tutto ben conciso,<br />

a una testimonianza, a cose simili.<br />

Ma che <strong>di</strong>re <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong>, ad altri, giusto adesso? Di questo<br />

primo spazio percorribile, dove mi sono conquistato<br />

riso e pianto, e iniziato la scuola dura dei <strong>di</strong>stacchi, delle<br />

contese e delle voglie: mondo imparato senza accorgermi,<br />

come a camminare. Cosa <strong>di</strong>re? Che qui, prima, mangiare<br />

soli era più nero della fame: e oggi c’è uno snack-paninoteca,<br />

grande, senza banchetto né commensale? Pare anche<br />

che prosperi, questo snack-paninoteca: <strong>di</strong> Cadraus, manco<br />

a <strong>di</strong>rlo. Dalla mia infanzia fino ad oggi questo mondo<br />

è cambiato con me più che nel millennio che finisce. E io<br />

da sindaco son qui per provvedere a questo luogo dove la<br />

mia infanzia, e l’infanzia che <strong>di</strong>cono del mondo, mi risulta<br />

un po’ meno fantasma che altrove. Ma non <strong>di</strong>rò cose<br />

ch’è meglio non <strong>di</strong>ca. Di Mineddu pensionato per follia,<br />

per esempio: meno che mai quest’anno a maggio Mineddu<br />

ha fatto notizia con la sua scenata in piazza: ogni anno lui<br />

fracassa a testate la vetrina del bar Centrale, d’accordo col<br />

padrone puntualmente risarcito, e l’ufficiale sanitario mi<br />

presenta la sua <strong>di</strong>agnosi su Mineddu Manis matto da pensione.<br />

«Bene sta Balloi Corriga, certi grano vino e figa; bene<br />

sta Lolloi Corpino, certi pane figa e vino...», si <strong>di</strong>ceva un<br />

tempo, e si poteva arrivare a contarne una dozzina, forse<br />

venti, <strong>di</strong> famiglie sod<strong>di</strong>sfatte. Ma oggi in cima, solitario,<br />

c’è Cadraus, non i massai <strong>di</strong> tempi più pietrosi. Cadraus,<br />

che pubblicizza il suo alla ra<strong>di</strong>o ed in tivù, sui muri e nel-<br />

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