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L'oro di Fraus - Sardegna Cultura

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Volevo fingere <strong>di</strong> premiare le sue cure, invece devo fingere<br />

smemorataggine nera.<br />

Mi saluta cor<strong>di</strong>ale, il Miroglio. Io sudo freddo sotto il<br />

lenzuolo. E comincia a lanciare esche, per sapere se ricordo,<br />

e cosa so: dritto alla Casa dell’Orco, dritto all’attentato<br />

<strong>di</strong> via Crispi. E balle a non finire. Mica tanto furbo.<br />

– Che rapporti c’erano tra voi, prima? – chiede il me<strong>di</strong>co.<br />

Io alzo le spalle, Miroglio <strong>di</strong>ce che siamo amici da<br />

sempre, mai persi <strong>di</strong> vista. Il me<strong>di</strong>co deluso se ne va. Posso<br />

lavorarmi Miroglio. Gioco <strong>di</strong> rimessa, rispondo alle domande,<br />

basta fare spallucce.<br />

– Com’è che sei finito sotto un’auto? – continua a<br />

chiedermi: – Di che cosa volevi parlarmi quel giorno?<br />

Perché m’hai chiesto un appuntamento?<br />

E così via mentendo. Ecco il vero Miroglio. Ma è davvero<br />

lui il Miroglio della mia adolescenza, l’esito adulto<br />

d’un ragazzino che stringi stringi nemmeno io ricordo<br />

tropo bene? Che importa però sapere se lui è vero o falso?<br />

Di falso ha già fin troppo, questo qui.<br />

È stato l’unico, Miroglio, a non tentare autoritratti, a<br />

non rifare le presentazioni, a non farsi ricordare dallo smemorato.<br />

Tutto preso a capire quanto sapevo e ricordavo<br />

dei fatti <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong>, delle sue pantomime sceme al semaforo<br />

del Largo, dell’investimento là in via Crispi. Gli avrei fracassato<br />

con piacere le mie due stampelle sulla testa. No,<br />

non è piacevole scoprire che c’è molto o<strong>di</strong>o dentro <strong>di</strong> te,<br />

che sonnecchia inutilizzato, fino al momento giusto.<br />

Anche con Carletto bisognava arrivare subito a un bel<br />

chiarimento. Almeno a lui io ci volevo credere. Però, mi<br />

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conveniva smettere la finta con Carletto, quando veniva a<br />

visitarmi in ospedale con arie da cospiratore, mi stuzzicava<br />

la memoria e faceva tanta confusione da farmi dubitare<br />

d’averla <strong>di</strong> nuovo per davvero?<br />

Un giorno è arrivato Carletto col dottor Zammataro.<br />

Si vedeva che Carletto voleva liberarsi del segretario per<br />

restare solo con me, ma era troppo imbranato. Il dottor<br />

Zammataro adesso si sentiva il depositario <strong>di</strong> tutta la mia<br />

memoria che più conta. Il suo viso esprimeva onniscienza<br />

benevola. E mi <strong>di</strong>ceva le novità. Tra l’altro, e lo <strong>di</strong>ceva<br />

senza un’ombra d’ironia, che l’associazione combattenti e<br />

reduci chiedeva una zona del Central Park per un parco<br />

delle rimembranze:<br />

– Hanno fatto apposita richiesta.<br />

– Che cos’è il Central Park? – domando io. Carletto sospira<br />

<strong>di</strong>sperato. Bene, buon segno. Miroglio non si <strong>di</strong>spera<br />

della mia amnesia. Il dottor Zammataro mi spiega a modo<br />

suo cos’è il Central Park, quello <strong>di</strong> <strong>Fraus</strong> e quello <strong>di</strong> New<br />

York. Non l’ascolto. Svelta e nascosta la mia memoria si<br />

sbizzarrisce, come un cavallo libero dopo mesi <strong>di</strong> stalla. È<br />

a Miroglio che penso. E ricordo il nome del suo paese monferrino,<br />

Castell’Alfero. Bel nome, ma così sprecato per un<br />

Miroglio. Decido <strong>di</strong> profittare delle doti del segretario:<br />

– Ho bisogno <strong>di</strong> lei – incomincio: – Per un favore tutto<br />

personale, e lei è il più adatto a farmelo.<br />

– Sempre a <strong>di</strong>sposizione, signor sindaco.<br />

Non ha dubbi che lui sia il più adatto. Io invece ce n’ho<br />

ancora. Prendo tempo, vorrei essere più certo almeno <strong>di</strong><br />

Carletto:<br />

– Si tratta d’un mio amico, si chiama Miroglio... – proseguo<br />

noncurante. E guardo Carletto, <strong>di</strong> nascosto. Carletto<br />

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