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L'oro di Fraus - Sardegna Cultura

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– È per il figlio <strong>di</strong> Carnera che sta facendo questo?<br />

– Quello? Guardarlo prima bisognava, non cercarlo<br />

dopo. Il malfattore pungerà tre volte, come l’argia zitella.<br />

Già, l’argia, il ragno velenoso degli antichi, che dopo<br />

il morso per guarire bisogna fare balli e canti intorno all’ammalato.<br />

E senza salutare, zia Luisica rincula verso casa,<br />

come comanda il rito.<br />

– Sono stati gli alieni – <strong>di</strong>ce mio figlio appena a casa.<br />

Ecco qua, siamo a posto: là fuori quella strega e qui in<br />

casa un mutante che sogna <strong>di</strong> marziani.<br />

– Non sono marziani. Su Marte vita non ce n’è – corregge<br />

lui, perché avevo pensato a voce alta.<br />

E la mattina dopo il telefono mi sveglia molto presto:<br />

mia moglie da Firenze. Chiedeva <strong>di</strong> Benvenuto, ma ne sapeva<br />

più <strong>di</strong> me. Voleva conferme alle notizie arrivate da<br />

<strong>Fraus</strong> fino ai gitanti. L’abbiamo finita a bisticciare, anche<br />

al telefono.<br />

Poi al liceo ho dovuto attaccar briga coi colleghi. Avevano<br />

letto i giornali: parlavano tranquilli <strong>di</strong> sequestro,<br />

d’estorsione, questi nostri giornali, ma ci vedevano pure<br />

un nuovo corso: minaccia ormai in<strong>di</strong>scriminata al ricco<br />

come al povero.<br />

Quelli del bar Centrale però qui da noi l’avevano teorizzato<br />

prima <strong>di</strong> loro, e avevano anche rime<strong>di</strong>, al nuovo corso:<br />

– Ma questa è una minaccia che pesa un po’ su tutti –<br />

<strong>di</strong>ceva il preside delle me<strong>di</strong>e al bar Centrale: – Che possiamo<br />

fare?<br />

– Si paga, no? Ad ogni tasca una tariffa – gli rispondevano.<br />

– Si potrebbero far collette, un fondo comune assicurativo<br />

– insisteva il preside.<br />

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Ma Pacifico, lui che al bar, seduto o in pie<strong>di</strong>, ha postura<br />

da ruminante imparata da carabiniere, s’è rivitalizzato,<br />

con piglio professionale ha spiegato al preside che così sì<br />

che si fa correre il rischio a tutti quanti.<br />

– Ma perché non hanno preso Cadraus, o se non lui la<br />

moglie?<br />

– Perché i beni è lui che li maneggia, e <strong>di</strong> sua moglie<br />

a Cadraus non importa un fico secco: ha una ganza a Nuraddei<br />

– si premuravano <strong>di</strong> far sapere al preside, e gli spiegavano<br />

pure che sequestrargli il nipote è una pensata fine:<br />

è metterlo alla prova così davanti a tutti. E Cadraus è<br />

buon mercante.<br />

I giornali l’hanno menata a lungo con la solfa dei sequestri<br />

fatti a caso. E Cadraus, contento, non stava nella<br />

pelle: ecco chi le capisce certe cose, non qui a <strong>Fraus</strong>. Ma<br />

giusto in casa sua gli è scoppiato un altro guaio. Neppure<br />

questo lui se l’aspettava. Cadraus non era abituato a tenere<br />

in conto le vedute <strong>di</strong> sua moglie. Stavolta però la signora<br />

Cadraus le ha volute far valere le vedute sue. Se n’è<br />

andata via <strong>di</strong> casa. E s’è capito anche perché:<br />

– Cadraus stavolta ha una mandorla tosta da schiacciare.<br />

– Sempre zitta e buona, ma stavolta compare, stavolta<br />

sì che parla.<br />

– Così lo mostra a tutti che non c’entra lei con l’avarizia<br />

del marito.<br />

– Lei se lo pagherebbe a peso d’oro il nipote ch’è sparito.<br />

– Lo vuole prendere a figlio d’anima, da anni, ma<br />

Cadraus non vuole, e per questo nemmeno padre e madre<br />

<strong>di</strong> Benvenuto lo vogliono lasciare a figlio d’anima allo zio.<br />

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