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Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph

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Quali temi tratti nelle tue poesie?<br />

Dalla politica alla sociologia, dalla filosofia al sentimentalismo;<br />

cerco di investigare e declamare la disuguaglianza che permea<br />

l’umanità, l’ipocrisia con cui i potenti plagiano le menti delle<br />

masse, ma al contempo la malinconia per un mondo che ho<br />

sognato diverso e trovato sofferente: divorato dall’infiammazione<br />

sociale.<br />

C'è qualche poeta (del presente o del passato) che non ami<br />

(magari per le sue idee o la sua personalità), e che tuttavia<br />

stimi per il suo stile e la sua perizia nello scrivere?<br />

Senza dubbio Allen Ginsberg e Charles Bukowski, grandi geni<br />

poetici dalla vita rozza e volgare: intrisa di bordelli, alcool e acido<br />

lisergico. Del cofirmatario della Beat Generation, mi piace<br />

ricordare l’incipit del suo “Howl and other poems”: “Ho visto le<br />

menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia,<br />

affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in<br />

cerca di droga rabbiosa...”. Semplicemente straordinario!<br />

So che qualche tempo fa hai organizzato a Trappeto, in<br />

provincia di Palermo, il "Premio di poesia Danilo Dolci". È<br />

stata un'esperienza interessante e positiva?<br />

Sicuramente positiva dal punto di vista dell’accrescimento<br />

culturale, in quanto ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere<br />

grandi maestri del sapere, come Mario Luzi, Ervin Laszlo, Ernesto<br />

Treccani.<br />

Meno positivo, invece, l’impatto con l’attuale amministrazione<br />

comunale di Trappeto che, nonostante il successo della prima<br />

edizione del concorso, non ha saputo né voluto dare un seguito<br />

all’evento.<br />

Tu coordini la sezione palermitana dell'Accademia<br />

Internazionale di Arte, Cultura e Poesia "Il Convivio". In che<br />

consiste questa tua attività?<br />

Il mio ruolo nell’Accademia consiste nel gestire la rivista<br />

telematica http://ilconvivio.interfree.it, pubblicando recensioni, tesi<br />

di laurea, saggi e quant’altro; ho il compito, inoltre, di coordinare,<br />

principalmente, la promozione della nuova leva letteraria della<br />

Sicilia occidentale e di far conoscere gli artisti dell’Est Europa<br />

(vedi Albania, Croazia e Slovenia).<br />

Stai preparando nuove poesie, per il futuro? Nuove raccolte?<br />

Ti andrebbe di commentarle brevemente?<br />

Per quanto riguarda i nuovi progetti, posso fin da adesso dare<br />

un’anticipazione sulla mia ultima fatica letteraria: “La Mattanza.<br />

Poesie e Canzoni di protesta”, testo – prefato da Orazio De Guilmi<br />

– in cui vecchi inni di libertà che hanno scandito a ritmo di musica<br />

le lotte di classe degli anni ’60 e ’70 (vedi “La locomotiva” di<br />

Guccini, “Contessa” di Pietrangeli, “Stalingrado” degli Stormy Six<br />

ed altro ancora) sono abbinati con mie poesie, che con la<br />

medesima intensità – e sulla stessa “lunghezza d’onda” – criticano<br />

questa mistificante società.<br />

Prevedi qualche tua incursione nel campo della narrativa?<br />

Nella narrativa in senso stretto, no. Sono affascinato dal rapporto<br />

tra la matematica e il teatro (vedi ad esempio “Infinities”: uno<br />

spettacolo scritto dall'astrofisico John Barrow e portato in scena<br />

da Luca Ronconi, il direttore del Piccolo Teatro di Milano), ma<br />

anche tra cinema documentaristico e matematica (come “Il nastro<br />

di Moebius” di Michele Emmer). Su questa falsariga vorrei<br />

scrivere una sceneggiatura per un corto o medio metraggio,<br />

imperniato sull’affascinante mondo dei numeri iperreali.<br />

Nel biennio 1998/99 hai intrapreso un rapporto epistolare con<br />

Arthur C. Clarke, il grande autore di "2001: Odissea nello<br />

spazio". Com'è iniziato il vostro scambio di opinioni? E su<br />

quali argomenti verteva?<br />

In quel periodo riflettevo sulle implicazioni della teoria della<br />

Relatività Generale di Einstein e cominciai a pensare alla possibile<br />

concretezza degli “avvallamenti” spaziali, causati dalla<br />

distribuzione non uniforme della massa stellare. Così mi venne in<br />

mente di sottoporre le mie ipotesi a Clarke, perché potesse trarne<br />

lo spunto per un saggio o romanzo fantascientifico.<br />

Per concludere, perché non spendi due parole sul Perlongo<br />

saggista e articolista?<br />

Il “Perlongo saggista e articolista” come lo definisci tu, risente<br />

della rabbia capillarizzata della sua poesia. Nei suoi articoli<br />

(generalmente) viene data voce a chi non l’ha mai avuta: agli<br />

Progetto Babele Dodici<br />

- 13 -<br />

PB Poesia: e-books<br />

Una recensione di Pietro Pancamo<br />

Il calabrone ha smesso di volare<br />

di Gaetano G. Perlongo<br />

Come nasconderci che a volte i<br />

ricordi ci assalgono con l’urgenza del<br />

pensiero? O, magari, quella del<br />

pianto…<br />

E come negare che tale urgenza, e<br />

necessità, sembra dominare sin nel<br />

profondo (in ogni accento e singola<br />

parola) l’intero tessuto letterario de “Il<br />

calabrone ha smesso di volare”,<br />

ossia l’ultima silloge elettronica di<br />

Gaetano G. Perlongo? Un poeta che<br />

ha nel dolore, egli stesso lo dichiara,<br />

un fontanile segreto e lancinante,<br />

sempre capace di erogare versi<br />

severi, i quali (fustigando i difetti morali dell’Italia<br />

contemporanea e in odore di globalizzazione) si rivelano<br />

(come d’altronde qualsiasi monito od ultimatum)<br />

perennemente e tormentosamente sospesi tra sfiducia<br />

incondizionata nell’uomo ed esortazione alla salvezza, alla<br />

redenzione, alla speranza.<br />

E forse il dolore più grande dell’autore è la paura nostalgica<br />

che il passato non ritorni (quel passato, tutt’oggi recente,<br />

“munito” ancora di una sinistra all’erta e in grado di arginare<br />

con sagacia i vizi capitali, nonché capitalistici, della società<br />

nostrana). E dinanzi alla minaccia assidua, persino usuraia!,<br />

che il presente continui senza cuore (e politici leali) anche nel<br />

futuro, i versi di Perlongo si ammantano immediati di una<br />

rabbia sognante che, ben lungi dal condannarsi entro i limiti<br />

immobili della rassegnazione, pronuncia con foga (lasciandosi<br />

guidare dal puntiglio dell’amore e dall’agilità del coraggio)<br />

legittimi rimproveri, ammirati e militanti, alle colpe (liriche, ma<br />

gravi) di una sinistra disarticolata, che distraendosi a rincorrere<br />

sui muri i valori della passione, manifesta sincerità, dimostra<br />

purezza. Certo: doti lodevoli, che però (disorganizzate e<br />

talmente scoordinate come sono nel proprio calore d’onestà)<br />

non possono competere affatto con la sistematica progettualità<br />

dell’ipocrisia, morbo che nel mondo attuale sta (pian piano)<br />

razionalmente conquistando porzioni sempre più larghe di<br />

anime e di menti.<br />

Dunque l’ipocrisia come cancro principe dell’umanità? Come<br />

nuova lupa, da sostituire a quella dantesca? Ma se il fedele di<br />

Beatrice, per schermarsi dalle radiazioni penetranti della<br />

cupidigia, chiedeva aiuto a Virgilio, i maestri che Perlongo<br />

chiama a raccolta (affinché gli ispirino un antidoto da opporre<br />

all’ipocrisia) sono invece Hermann Hesse, Jorge Luis Borges,<br />

Bertrand Russell, Anise Koltz, Danilo Dolci. Personaggi illustri<br />

che il poeta (imitando quasi Ungaretti, che un tempo ricordava<br />

in fila i fiumi-guida della sua esistenza) enumera con affetto. E<br />

ai quali, “stremato da fatica e lotta”, confessa con amore e con<br />

prontezza di sentimenti (attraversata dal mistico pudore<br />

dell’umiltà): “Non so più volare… ”.<br />

È così?<br />

Dobbiamo credergli?<br />

Forse no, io ritengo. Dal momento che, almeno da ciò che<br />

racconta e descrive nei suoi componimenti, il calabrone ha<br />

smesso di volare, solo per concedersi un attimo di respiro,<br />

durante il quale riflettere (nell’intimità del riposo) sui ricordi,<br />

ogni tanto scorsoi, del passato. E che tuttavia, se rivisti alla<br />

luce del pensiero (e di un sentimento che ama davvero la vita,<br />

cioè perdutamente e non sperdutamente), possono librare nel<br />

cielo bianco delle pagine e dei fogli, versi energici (a tratti<br />

suadenti), abili a donarci un’intensa sicurezza: il calabrone<br />

(inteso come poeta, come filosofo, come saggio: come<br />

Gaetano Perlongo) ritornerà a dispiegare le sue piccole ali.<br />

All’apparenza insufficienti e sgraziate, ma in realtà forti ed<br />

eterne (o meglio pazienti) come quelle dell’albatro o di<br />

Baudelaire. (Pietro Pancamo)<br />

Questo e-book può essere scaricato da:<br />

http://ilconvivio.interfree.it

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