Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph
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giacevano là… Riconobbi con orrore lo spaventoso mucchio di<br />
viscere e di interiora di tutto il gregge di Nettuno che i pescatori<br />
avevano ributtato in mare» 56 . Combattuto tra «il disgusto e<br />
l’interesse» il ragazzo non riesce ad allontanarsi dall’acqua e<br />
stupito dalla «sensazione di bellezza reale e insolita» che quei<br />
«colori organici» suscitano in lui, si ritrova ad immaginare ciò che<br />
un artista avrebbe potuto trarre da quello spettacolo. Intanto<br />
l’onda «infinitamente lenta» che culla «tutta quella strage», la<br />
riveste di un «impercettibile fremito d’oro». Nasce così un<br />
paragone spontaneo tra l’azione del mare e quella dell’arte: l’arte<br />
è come «quel limpido e cristallino spessore» attraverso il quale il<br />
giovane Valéry osserva «quelle cose atroci»: «l’arte ci procura<br />
uno sguardo che può contemplare ogni cosa». 57<br />
Nel 1959, esattamente 40 anni dopo il grido d’allarme lanciato da<br />
Valéry ne la crise de l’esprit, Montale si trova ad affrontare l’epoca<br />
de les effets des effets 58 anticipati e previsti dal poeta francese.<br />
Più che attardarsi sui pericoli dell’«ubriacatura scientifica» e il<br />
cattivo uso delle macchine, (denunciati fin dai tempi di Goethe),<br />
Montale si interroga sull’uso dei nuovi mezzi che l’umanità ha a<br />
disposizione e sui loro effetti sull’uomo stesso: «quale potrà<br />
essere il “buon uso” dei mass media in un futuro formicaio umano<br />
eventualmente scampato alla guerra atomica? Quale buon uso<br />
potrà farsi dei viaggi, dello sport, del cinema, della radio, della<br />
televisione, […] quando dovranno essere pianificati e imposti in<br />
modo coattivo i loisirs a miliardi di uomini ormai liberati dai lavori<br />
più gravosi? Come potrà avvenire che lo spirito di “massificazione”<br />
rivolga contro sé stesso gli strumenti che ha inventato?» 59 .<br />
In altre parole, l’uomo di oggi, «ingranato in forze più grandi di lui,<br />
eterodiretto, guidato non solo dai mass media ma da mille motivi<br />
economici e sociali, sempre meno libero e probabilmente sempre<br />
meno desideroso di esserlo» 60 , si trasformerà domani in un<br />
«uomo formica» 61 , biologicamente sviluppatissimo, ma<br />
psichicamente depauperato di quei «moventi oscuri» 62 che hanno<br />
sempre alimentato le grandi costruzioni del pensiero e dell’arte?<br />
Le ipotesi più ottimistiche prevedono che l’uomo resterà «estraneo<br />
alla macchina» 63 , che non solo non ne verrà modificato, ma anzi<br />
sarà in grado di «volgerla a migliori fini» 64 ; l’osservazione invece<br />
dimostra che «l’uomo-massa» non solo accetta il proprio destino,<br />
ma lo favorisce e incoraggia: «Le comunicazioni di massa sono il<br />
fondamento della nuova industria culturale, fatalmente portata ad<br />
allargarsi su un piano sempre più basso, raggiunto il quale sarà<br />
sempre possibile sperare in nuove bassure, realizzando l’ipotesi di<br />
un futuro uomo stereofonico, incapace di una visione analitica del<br />
reale, refrattario ad ogni possibilità di sintesi e di sintassi» 65 .<br />
Quella che Valéry chiamava «sensibilità» per Montale è pietas:<br />
«Finché durerà la società del consumo (e quale altra è<br />
all’orizzonte?) ben difficilmente potranno risorgere forme, schemi,<br />
mezzi espressivi che richiedevano meditata attenzione e il<br />
sentimento, la pietas di perpetuare modi di sentire e di vivere del<br />
passato». 66<br />
La costruzione di un possibile futuro deve passare attraverso la<br />
difesa di quegli stessi valori fondamentali già citati da Valéry:<br />
«sarà la cultura, la cultura umanistica che potrà salvare l’uomo» 67 ;<br />
la tecnica è necessaria, ma «una tecnica che prescinda dal senso<br />
dell’uomo, dalle verità della religione e della filosofia morale non<br />
può portare che a una paurosa involuzione». 68<br />
56 ID., Inspirazioni mediterranee, in ID., La crisi del pensiero e altri « saggi<br />
quasi politici», cit., p. 138.<br />
57 Ibidem.<br />
58 ID., Regards sur le monde actuel et autres essais, Paris, Gallimard, 1990,<br />
p. 22.<br />
59 E. Montale, Odradek, in ID., Auto da fé, Cronache in due tempi, Milano, Il<br />
Saggiatore, 1966, pp. 119-20.<br />
60 ID., Jean Delay, moglie e figlia, «Corriere della Sera», 27 novembre 1962,<br />
poi in ID., Fuori di casa, Milano, Mondadori, 1976, p. 210.<br />
61 Ibidem.<br />
62 Ibidem.<br />
63 ID., Odradek, cit., p. 120.<br />
64 Ibidem.<br />
65 Ibidem.<br />
66 ID., Qualcuno scrive ancora poemi, «Corriere della sera», 16 gennaio<br />
1966, poi in ID., Sulla poesia, a cura di G. Zampa, Milano, Mondadori, 1976,<br />
p. 521, e in ID., Il secondo mestiere, Prose 1920-1979, a cura di G. Zampa,<br />
voll. II, Milano, Mondadori, 1996, p. 2768.<br />
67 ID., Jean Delay, moglie figlia, cit., p. 210.<br />
68 Ibidem.<br />
Progetto Babele Dodici<br />
- 84 -<br />
In questo clima sociale di tetro<br />
vitalismo, di rassegnata fiducia<br />
o di cupa sfiducia nelle sorti di<br />
una scienza che ignora i suoi<br />
stessi fini e colloca i destini<br />
dell’uomo nell’ordine delle<br />
probabilità e non delle<br />
certezze 69 , la perdita di<br />
armonia tra uomo e ambiente<br />
è il primo e più tangibile<br />
risultato ottenuto: «La<br />
innaturalità, dicono, è appunto<br />
il destino dell’uomo, uscito<br />
dallo stato di natura per<br />
entrare nella sua fase<br />
artificiale. Nell’uomo sapiente<br />
c’è ancora qualcosa di<br />
naturale, di scimmiesco, che<br />
ora deve estinguersi in vista di<br />
un’altra epifania. Avremo un giorno l’uomo totalmente selfmade,<br />
costruito da sé, fabbro dei suoi destini, padrone, se non<br />
dell’universo, del suo mondo» 70 .<br />
Come si presenterà questo «nuovo mondo»? L’immagine che<br />
Montale traccia è a dir poco inquietante: si tratta del dilagare della<br />
cosiddetta «fonduta psichica» 71 , «una sfera di psichismo in<br />
continuo aumento di spessore», una «cappa sempre più fitta di<br />
informazioni e di visibilità proiettate a distanza», una sorta di<br />
«crema o crosta psichica» 72 , forse un greffe di valeriana memoria<br />
che anticipa e prepara la futura «crosta dell’arte» destinata ad<br />
avvolgere il mondo e gli uomini tutti. Tale incrostazione è<br />
composta dei materiali più eterogenei: «Di carta igienica, di<br />
giornali e libri, di dépliants e annunzi pubblicitarî, di sternuti e<br />
ruggiti, di visioni accampate su una tela o su un vetro, di suoni<br />
messi insieme, per darci un’impressione fisica motrice, dinamica,<br />
di notizie e nozioni buttate là da appositi venditori di fumo, e in<br />
sostanza di tutto un vociferante abracadabra che dovrebbe dire<br />
all’uomo solo: Ci siamo anche noi, non sei tanto solo». 73<br />
Eppure anche nella moderna società standardizzata in cui<br />
l’espressione artistica è considerata merce di consumo -soggetta<br />
quindi alle mode e alle regole di mercato- l’autentica creazione<br />
artistica resta, ed è destinata a rimanere, «opera rara di isolati,<br />
senza popolo, purtroppo» 74 . La posizione critica di condanna che<br />
Montale assume nei confronti della massificazione sociale è ben<br />
espressa dalle parole dell’«insolito conservatore» del racconto<br />
Amico del popolo del 1949: «Oggi l’arte non può avere soste,<br />
angoli morti, fasi di riposo. Il tempo si è fatto celere, la brillante<br />
trovata di un giorno è l’accademia, la barba, del giorno<br />
successivo. Esperienze che una volta avrebbero occupato intere<br />
generazioni sono consumate nel giro di poche settimane. Paul<br />
Klee, il pittore che ha scritto: “Ci vuole un popolo per l’artista” si è<br />
rifugiato, per conto suo, in una squisita arte stenografica, fatta di<br />
ideogrammi e di allusioni. Non trovò il popolo, che effettivamente<br />
oggi manca; ma non gli sarebbe importato nulla della massa che<br />
volete sostituire al popolo. E poiché la massa probabilmente<br />
prevarrà sul popolo (la democrazia americana ha rubato la parola<br />
alla pubblicistica del marxismo e l’ha fatta sua) è verosimile che<br />
un’arte di popolo anche in avvenire mancherà di qualsiasi<br />
fondamento. Dico una arte, nel vecchio senso umanistico o<br />
semplicemente umano; naturalmente avremo espressioni,<br />
comunicazioni di massa, mode decorative, letterarie, ecc. Fatti<br />
pratici, non arte». 75<br />
Nel «grande formicaio dei surrogati e delle avventure individuali» 76<br />
Valery<br />
la sovrabbondanza di arte e di nuovi artisti potrebbe condurre alla<br />
morte dell’arte stessa: «time is money e il nostro tempo cerca<br />
un’arte che faccia a meno del processo formativo dell’arte stessa;<br />
69<br />
ID., L’estetica e la critica, «Il Mondo», Firenze, 11 dicembre 1962, p. 3,<br />
poi in ID., Sulla poesia, cit., p. 139.<br />
70<br />
ID.,Sul filo della corrente, in ID., Auto da fé, cit., p. 263.<br />
71<br />
ID., La fonduta psichica, ivi, p. 308.<br />
72<br />
Ivi, p. 309.<br />
73<br />
Ivi, p. 308.<br />
74<br />
ID., Amico del popolo, in ID., Prose e racconti, a cura e con intr. di M.<br />
Forti, Note ai testi e varianti a cura di L. Pevitera, Milano, Mondadori, 1995,<br />
cit., p. 793.<br />
75<br />
Ibidem.<br />
76<br />
Le api di aristeo, «Corriere della Sera», 4 febbraio 1955, poi in ID.,<br />
Sulla poesia, cit., p. 125.