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Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph

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“Perché sto pensando tutto questo?”.<br />

Eppure era un uomo pratico, abituato a ragionare con i<br />

numeri, e se la coincidenza fosse stata davvero strana, cosa<br />

che la sua intelligenza si rifiutava di accettare, certamente<br />

sarebbe stata un’enorme fatica dare una minima credibilità a<br />

qualcosa di soprannaturale.<br />

Il destino, allora. Ciò voleva dire che una legge immutabile,<br />

imperscrutabile, regolava la sua vita, le sue azioni. Questo<br />

soprannaturale non gli bastava. Avvertiva il suo pensiero<br />

come indebolito. Lui non era di quelli che si abbandonava<br />

facilmente a curiose inclinazioni. Lui calcolava, soppesava il<br />

caso. Questa è scienza rigorosamente esatta che contrasta<br />

totalmente con questa sorta di speculazione sullo spirito.<br />

Proseguì, seguendo le indicazioni dei cartelli < Garage – mt.<br />

800>.<br />

“Quanti ne avrò fatti di metri nella mia vita? ,pensò. Di certo,<br />

avrebbe potuto compiere più volte il giro della terra. Intanto,<br />

era giunto all’angolo di una strada. Avrebbe dovuto svoltare<br />

sulla sinistra, eseguire le solite indicazioni che lo<br />

accompagnavano fedeli, silenziose < Garage – mt. 500>.<br />

“Finalmente!”, mormorò.<br />

Quel silenzio piegava persino i pensieri.<br />

Si fermò proprio dietro la luce obliqua di due lampioni. Sentiva<br />

un gran caldo. Si allentò il nodo della cravatta, e si sbottonò la<br />

camicia. Un fiotto d’aria fresca lo raggiunse, provocandogli un<br />

leggero ma piacevole brivido. Si raschiò la gola e sputò per<br />

terra.<br />

Questa volta vide chiaramente che dall’altra parte della<br />

strada, in una zona scarsamente illuminata, due figure si<br />

muovevano nel buio, trasportando un involucro dalla forma di<br />

un enorme sigaro, molto pesante dal momento che<br />

stentavano a muoversi.<br />

Uno dei due, quello più grasso e più lento nei movimenti,<br />

ansimava come un toro ferito.<br />

Erano giunti vicino ad una macchina, quando il grassone fece<br />

all’altro un segnale. L’altro, senza tanti complimenti, lasciò<br />

cadere l’ingombrante carico, e domandò “Cosa c’è?”.<br />

L’uomo grasso, indicò la figura sotto la luce dei lampioni,<br />

dall’altro lato della strada.<br />

L’avevano notato. “Accidenti, biascicò fra i denti, cercando di<br />

nascondersi allontanandosi dal cono di luce. Ma sembrava<br />

proprio che la luce gli corresse dietro, illuminando ogni suo<br />

pensiero.<br />

Era la radiografia impietosa di chi stava per ricevere il<br />

verdetto.<br />

L’uomo più magro attraversò la strada a grandi passi, e<br />

sembrò che il rumore rigasse quel silenzio, come fa la puntina<br />

del pick-up su un disco rovinato.<br />

Qualcosa gli brillava nelle mani. “Che sarà mai? Un rasoio?<br />

Una pistola”, si domandò l’uomo.<br />

“ Che può volere da me, non lo conosco neppure”.<br />

Quell’angolo era diventato, improvvisamente, troppo piccolo,<br />

impraticabile. Non divideva affatto due strade; anzi, ne era la<br />

loro naturale confluenza. Nello spesso informe di quell’angolo,<br />

si aprivano mille crepe, mentre le finestre sembravano<br />

abbassarsi fino alla sua altezza, e cento sguardi sconnessi di<br />

Progetto Babele Dodici<br />

- 6 -<br />

sconosciuti insonni certo non perdevano tempo a frugare nella<br />

sua angoscia.<br />

Gli sembrava di sentire persino il tanfo del loro respiro.<br />

L’uomo gli era abbastanza vicino.<br />

“ Ci siamo”, sillabò in un respiro schiacciato nella gola.<br />

Questi, aveva un’enorme cicatrice sul viso, quasi fosse una<br />

seconda bocca. Ma era più solitaria, raccolta dentro un<br />

orrendo cheloide biancastro.<br />

Mugugnò qualcosa; improvvisamente apparve una sigaretta<br />

fra le dita affusolate, nervose.<br />

“ Uhm! Dà, dà!”, disse accostandola alle labbra.<br />

Nello stesso momento in cui accendeva la sigaretta avvertì<br />

preciso, chiaro, invincibile il suo fiato addosso, mentre<br />

qualcosa di sottile, bruciante gli attraversava lo stomaco.<br />

“ E’ finita!”. L’urlo si strozzò in gola, gorgogliando<br />

beffardamente; qualcosa di oscenamente caldo, vischioso, si<br />

attaccava alle dita aperte.<br />

Fu un attimo. E in quell’attimo, divenne lo spettatore della sua<br />

vita, che in rapidi fotogrammi gli correva davanti agli occhi.<br />

L’uomo si svegliò di soprassalto, in un bagno di sudore. Si<br />

guardò attorno ancora stordito, e con un gesto allontanò il<br />

sigaro che si era consumato fra le dita.<br />

Si ricordò, allora, di avere trascorso una serata piuttosto<br />

allegra con alcuni colleghi della filiale di quella città. Aveva<br />

tirato tardi. Il bicchiere della staffa, aveva chiuso la bisboccia.<br />

Salito in camera, dopo una doccia rilassante, aveva acceso il<br />

televisore e si era messo a letto. Trasmettevano un giallo di<br />

Spillane.<br />

Acchiapaluna – © Elisa Mazza

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