Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph
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“Ingenua profana; certo che ho pensato alla battuta seguente, non<br />
sono un dilettante”, pensavo altezzoso mentre ossequioso a lei mi<br />
rivolgevo.<br />
“Ho conosciuto il suo splendido figlio. Credo sia un uomo<br />
perfetto.”- le rivelai la battuta seguente.<br />
Luisiana non disse nulla. La sua sonora risata fu però<br />
inequivocabile.<br />
-Non hai capito, non deve essere un melodramma, è uno scherzo.<br />
Certo se ci crederà meglio, farò un figurone da irresistibile<br />
maschio latino.<br />
-Continua.- Luisiana era un po’ più fiduciosa. Almeno credevo.<br />
Lei ti risponderà: “Chi? Mio figlio?”.<br />
-Appunto. Non ci crederà mai-<br />
-Tu continuerai: “É bello, ne dimostra venti, ma è profondo come<br />
un quarantenne.”- imperterrito.<br />
Marzia continuava a gustarsi la scena.<br />
-Questa non la dico. È una puttanata senza fine. Neanche<br />
scherzando si può dire qualcosa del genere- ed aveva ragione.<br />
-Effettivamente questa puoi dirla o no. Deciderai sul momento.<br />
-Ho già deciso: non la dirò. Inventati qualcos’altro- disse<br />
irremovibile.<br />
-Va bene, va bene. Inventati i complimenti che vuoi e chiedile<br />
consigli su come conquistarmi. Alla fine della telefonata, ricordati<br />
di dire questa frase: “Suo figlio si è educato da solo o l’ha<br />
cresciuto lei?”<br />
-Perché?-<br />
-Io le ripeto sempre che sono venuto su bene perché non ho<br />
seguito nessun suo precetto, ho rifiutato la sua educazione e mi<br />
sono autoeducato.<br />
-Le hai regalato un alibi- concluse Luisiana.<br />
Tutto era pronto. Marzia dovette fare una telefonata dopodiché<br />
lasciò il telefono nelle nostre mani. Composi il numero e diedi la<br />
cornetta a Luisiana. Era libero. Rispose mio padre. Luisiana<br />
chiese di mia madre e le fu passata. Io fremevo; Marzia era<br />
divertita.<br />
-Salve signora, sono…- avevo dimenticato a fornire Luisiana di un<br />
nome falso.<br />
-Sei chi?<br />
-Sono Gemma.<br />
-Che bel nome, ragazza mia- non la conosceva ed era già<br />
“ragazza mia”, a me, al massimo, mi degnava di un “meno storie<br />
ragazzino”.<br />
-La chiamo perché…- era bravissima ad interpretare la ragazza<br />
timida e intimorita.<br />
-Dimmi, cara ragazza.- mia madre era bravissima a mettere a<br />
proprio agio. Gli altri.<br />
-Ecco… la chiamo perché…perché mi sono innamorata di…<br />
-Di mio marito?<br />
-Di mio padre?- sussurrai a Marzia. Incredulo.<br />
-Si, di tuo padre- mi rise in faccia Marzia.<br />
-No- riprese Luisiana.<br />
-E di chi allora?-<br />
-Come, “di chi allora?”- sussurrai inviperito, sempre a Marzia.<br />
Marzia era diventata una pentola a pressione vicina allo scoppio e<br />
non riusciva a rispondermi. Rischiava un infarto per riso represso.<br />
Mi sono innamorata di suo figlio.- ebbe la l’accortezza di dire<br />
Luisiana.<br />
-Di mio figlio?<br />
-Sì di suo figlio.<br />
-E perché?<br />
-Come perché?<br />
-Perché ti sei innamorata di mio figlio?<br />
-Perché… perché…<br />
-Non sai rispondermi. Non ti preoccupare, neanch’io ci riuscirei, e<br />
sono sua madre.<br />
-Perché è bello.<br />
-Bello è un parola grossa. Diciamo carino. Un viso originale, ecco.<br />
-Io stravedo per lui e lui non mi degna di uno sguardo. Cosa<br />
posso fare per conquistarlo?- chiese Luisiana, soffocando il riso.<br />
-Non lo so, io non farei nulla per conquistarlo- la snaturata madre<br />
rispose.<br />
-Mi aiuti. Sono pronta a qualsiasi sacrificio per farlo mio.- non<br />
riuscendo più a soffocare le risa, le camuffava di disperazione.<br />
Era l’attrice che un regista mancato aveva sempre sognato.<br />
-Povera figliola, hai preso un abbaglio. Dimentica mio figlio, non<br />
merita tanta sofferenza. Anzi, frequentalo meglio, ti convincerai da<br />
Progetto Babele Dodici<br />
- 63 -<br />
sola che non vale quanto ti sei illusa che valga. Non capisco come<br />
ciò sia potuto accadere.<br />
-Ma io sono innamorata.<br />
-Sei invaghita della persona sbagliata.<br />
-Non mi vuole aiutare?<br />
-Si che ti aiuto, ragazza mia. Prova con una pizza. Per una pizza<br />
porterebbe sulle spalle una locomotiva.<br />
-Dice che con una pizza conquisterei il suo cuore?<br />
-Credo di si. Certo, avresti maggiori chances se tu stessa fossi<br />
una pizza. O se ti chiamassi Margherita o Rucolaeparmigiano.<br />
-Oltre alla pizza, non conosce altri espedienti?<br />
-Credimi, con quello la pizza è l’arma migliore.<br />
Lo scherzo si era ritorto contro di me. Luisiana lasciava parlare<br />
mia madre la quale non desiderava altro che sputtanarmi.<br />
-Se lo invitassi a casa mia, per una cenetta?- continuava Luisiana.<br />
Faresti uno sbaglio. Insisti sulla pizza. Se vuoi esagerare,<br />
regalagli una cassetta di Stanlio ed Ollio, le colleziona. Se vuoi ti<br />
dico i titoli che gli mancano.<br />
Mi stupì. Non immaginavo potesse conoscere i film di Stanlio ed<br />
Ollio che mi mancavano.<br />
-Chiedile i titoli- suggerii a Luisiana, incuriosito.<br />
Mi dica alcuni titoli. Magari li trovo.<br />
-Se li trovi è tuo. “Nel paese delle meraviglie” ed “Allegri legionari”.<br />
Il primo titolo l’aveva sbagliato. Avevo quel film. Del secondo<br />
avevo solo la versione colorata, ma non contava. Avere la<br />
versione colorata di un film girato in bianco e nero era come avere<br />
un falso dipinto della Gioconda con la foto di un maiale al posto<br />
del viso e grattacieli sullo sfondo. John Huston sosteneva:<br />
“Colorare i film in bianco e nero non ha niente a che fare con il<br />
colore, è come rovesciare quaranta cucchiai di acqua zuccherata<br />
su un arrosto”.<br />
- Grazie signora, vedrò di trovarle.<br />
-Non spendere più di diecimila per un film di quei due , non farti<br />
fregare. Non più di diecimila.<br />
-Grazie, adesso devo salutarla.<br />
-Di niente. A risentirci. stasera, per punirtelo, gli farò trovare riso ai<br />
funghi per cena. Lui odia i funghi. Non ti dico il riso.<br />
-Grazie, salve.<br />
-Un’ultima cosa.<br />
-Mi dica.<br />
-Passami mio figlio.<br />
Raggelai. L’artista era stato scoperto. Luisiana mi passò la<br />
cornetta.<br />
-Come hai fatto a capire, maman?- irritato.<br />
-Almeno in pubblico non renderti ridicolo, evita il maman.<br />
-Cosa mi ha smascherato, madre mia. - cercando spirito e non<br />
trovandolo.<br />
-Nessuna donna è tanto stupida da prendersi una cotta per te ed<br />
avere il coraggio di dirlo in giro. ‘Stasera ti conviene restare fuori a<br />
cena: preparerò riso ai funghi- disse la mia maledettissima madre.<br />
-Già saputo. Come hai fatto…<br />
-Ho avuto la certezza che fosse un tuo scherzo mal congegnato,<br />
quando mi detto che non si trattava di tuo padre, che eri tu l’uomo<br />
dei suoi sogni. La prossima volta cerca di metterci un po’ di<br />
realismo.<br />
-Non aspettarmi per cena.<br />
-Ciao.<br />
-Ciao.<br />
Riattaccai.<br />
© Antonio Ravi Monica<br />
"Don't be idiot, Corso. Things are as one wants them to be<br />
more often than people think. Even the Devil can adopt<br />
different guises. Or essences."<br />
"Remorse, for instance."<br />
"Yes. But Also knowledge and beauty... or power and wealth"<br />
"But, at the end, the result is the same : damnation." And he<br />
repeated his gesture of signing an imaginary contract. "You<br />
have to pay with your soul".<br />
She sighed again.<br />
"You paid long ago, Corso. You are still paying. It's a strange<br />
habit postponing it all till the end. Like the final act of a<br />
tragedy... everyone drags their own damnation with them from<br />
the beginning."<br />
From : The Dumas Club by Arturo Perez-Reverte