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Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph

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La signora si piegò in<br />

avanti faticosamente<br />

sulla poltrona, come per<br />

guardarmi meglio,<br />

spingendo le mani sulle<br />

ginocchia.<br />

“An’no mia capì vò chi<br />

s’iv o cusa f’iv chè, però<br />

second’me av manca un<br />

Venerdè 8 .”<br />

“Mi scusi?”<br />

“Mia suocera è morta<br />

almeno dieci anni fa.”<br />

“Impossibile.”<br />

“Per Dio, se è possibile.<br />

Volete che non lo<br />

sappia? La Filomena è<br />

morta e sepolta, e son<br />

stati dieci anni in questi<br />

giorni. Guardate, dietro<br />

di voi, sul televisore.<br />

Quella è la sua foto.”<br />

Mi voltai, e sul Mivar<br />

unto e bisunto, gettata in<br />

un cestino, tra fiammiferi<br />

bruciati e tappi di<br />

sughero, c’era una<br />

fotografia sbiadita. E non<br />

c’era da sbagliarsi, era<br />

proprio il sorriso aperto e<br />

gioviale della vecchietta<br />

gentile che mi aveva<br />

offerto la ciambella ed il<br />

malvasia. Sotto c’era<br />

una data, 10 Agosto<br />

1974 ed una piccola<br />

croce dorata.<br />

Mi misi a ridere, non so<br />

perché, e ridevo tanto<br />

che mi piangevano gli<br />

occhi. Uscii di casa<br />

senza salutare e senza<br />

smettere di ridere e,<br />

sempre singhiozzando,<br />

mi appoggiai al tiglio.<br />

Ogni tanto, dagli occhi,<br />

mi scendeva una lacrima<br />

più amara come se mi<br />

fosse entrata una gran<br />

tristezza, da qualche<br />

parte in fondo al cuore.<br />

Da un luogo indefinito,<br />

arrivava un profumo<br />

dolce e leggero, come di<br />

violette e lavanda.<br />

© Marco Capelli<br />

marco_roberto_capelli@yahoo.com<br />

8 Non ho capito chi siate o che<br />

facciate qui, però secondo me<br />

vi manca un Venerdì… (inteso<br />

come: non siete del tutto<br />

normale!)<br />

Progetto Babele Dodici<br />

BOOK REVIEWS<br />

Una recensione di Gordiano Lup i<br />

Giuseppe Culicchia<br />

Il paese delle meraviglie<br />

Garzanti, 2004<br />

Pag. 327 – Euro 14,00<br />

L’ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia è talmente bello che ti riconcilia<br />

con la narrativa italiana contemporanea e all’improvviso ti accorgi che<br />

pure da noi non ci sono soltanto sterili sperimentalismi e libri come La più<br />

grande balena morta della Lombardia. No, c’è ancora la narrativa vera,<br />

quella che racconta storie importanti e che fa pensare. Per dirla con<br />

Hemingway esiste ancora la narrativa capace di far sentire il racconto<br />

come parte dell’esperienza personale del lettore. Il vero protagonista del<br />

libro è il 1977, un anno importante della vita italiana, che ci viene<br />

presentato attraverso la profonda amicizia di due compagni di scuola.<br />

L’autore costruisce una storia fatta di rapporti personali ma soprattutto di<br />

politica e ricordi, innamoramenti da liceali e passioni di ragazzini. Il lettore<br />

ripercorre tutti i miti del 1977: gli Abba, gli Emerson Lake e Palmer, “Playboy”, trasmissioni televisive<br />

come “L’altra domenica” e “Odeon”, le prime radio libere. Ma ci sono pure i professori che hanno fatto<br />

il Sessantotto e ci tengono a dirlo ogni volta che aprono bocca,<br />

quasi fosse un titolo, gli scontri di piazza, la Democrazia Cristiana con gli scheletri nell’armadio e gli<br />

scandali, Emmanuelle di Silvia Kristel ed Emanuelle di Joe D’Amato, “Supergulp”, “Bontà Loro”,<br />

“Mistero Buffo”, “Happy Days” e Fonzie.<br />

I personaggi principali non sono molti ma sono tutti ben caratterizzati e il lettore si affeziona al<br />

protagonista Attila che è un apolitico totale, come parteggia per l’amico che è un fascista idealista. Da<br />

ricordare la stupenda figura del nonno, un uomo disincatato dalla vita che in gioventù ha pubblicato<br />

un libro di successo e adesso scrive ancora ma non vuol più pubblicare niente. Il nonno ricorda le<br />

stragi di stato, l’Italicus, Piazza Fontana, è la coscienza storica del libro, ed è fondamentale la sua<br />

considerazione: “Come fa uno stato terrorista ad accusare chi si ribella di terrorismo?”. Da meditare a<br />

fondo, credo.<br />

Il 1977 è un anno importante e delicato, nasce il movimento punk e ci sono i Sex Pistols che<br />

insultano la regina durante i concerti, Berlusconi comincia a parlare di politica e Cicciolina eccita gli<br />

italiani da Radio Luna. Nel 1977 c’è “Happy Days” con il suo ruolo normalizzatore (ma quanto ci<br />

piaceva, allora…), e c’è pure Andy Luotto che in modo manicheo a “L’altra domenica” divide le cose<br />

del mondo in “buono” e “no buono”. Il 1977 è un anno di scontri di piazza e le Brigate Rosse si<br />

materializzano come un reale pericolo per la democrazia. Nel libro di Culicchia ci sono alcune<br />

analogie con il film La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, però l’autore usa un tono meno<br />

serioso e meno drammatico. E poi tra le righe ci vuol dire che sono troppe le analogie tra la storia di<br />

ieri e il nostro vissuto quotidiano (Genova, Napoli, gli attuali scontri di piazza).<br />

Nel 1977 la polizia sparava sui manifestanti e ammazzava, poi magari si parlava di suicidio, oppure<br />

si diffondeva la notizia che in uno scontro a fuoco era stato ucciso un pericoloso terrorista. Tutto<br />

questo nel libro lo trovate, ma non espresso in modo didascalico, bensì narrativo, attraverso la vita<br />

dei personaggi. I protagonisti di Culicchia non hanno niente dei personaggi di Due di due di<br />

Decarliana memoria, sono due ragazzini che non si occupano di politica vera, pure se uno dice di<br />

essere fascista. Il ragazzino fascista è di un’ingenuità disarmante, è un utopista che condivide le idee<br />

della sinistra estrema e che prende le sue conoscenze politiche su riviste come “Le Ore” e “Playboy”.<br />

Non c’è una visione politica schematica, gli eventi sono mostrati come accadono, senza filtro,<br />

attraverso la vita scolastica di due adolescenti. I personaggi di Culicchia subiscono la vita e<br />

osservano il mondo da fuori, si fanno assorbire e colpire al cuore, vorrebbero cambiare ma non ci<br />

riescono. Molto bella la considerazione sui giovani che quando diventano adulti fanno la vita dei padri<br />

e il protagonista che dice a se stesso: “Non mi farò fregare anche se non so ancora come”.<br />

Il romanzo presenta anche parti molto delicate che riguardano la sorella del protagonista che scrive<br />

da Milano e lo incoraggia nei suoi primi contatti con il mondo femminile. Troviamo il primo amore del<br />

protagonista che pare la ragazzina dai capelli rossi di Charlie Browne, tanto è irraggiungibile ed<br />

eterea. Leggiamo i modi di dire dell’epoca: “Rubare è umano, perseverare democristiano”, entriamo<br />

nel mondo a colori della nuova televisione, ci facciamo le prime canne e conosciamo il mondo della<br />

droga, rivediamo film come Taxi Driver e La febbre del sabato sera. Ci tengo a dire che l’autore<br />

sottolinea tutti i crimini democristiani che è bene non dimenticare, soprattutto adesso che si sta<br />

diffondendo una stupida nostalgia per il buon governo di una volta. Non è così, pure se con<br />

Berlusconi ci pare di stare peggio. E allora ben vengano libri come questo dove si ricorda che<br />

Giorgiana Masi è stata uccisa dalla polizia quando Ministro degli Interni era un certo Francesco<br />

Cossiga. Culicchia fa molto bene a mettere in ridicolo la balla del colpo vagante sparato dai<br />

dimostranti e a denunciare la presenza di poliziotti infiltrati tra coloro che festeggiavano la vittoria del<br />

referendum sul divorzio. Fa bene soprattutto perché quello che Culicchia denuncia è storia che<br />

viviamo ancora oggi negli odierni scontri di piazza in occasione dei G8 e delle manifestazioni<br />

pacifiste. Niente di nuovo sotto il sole. Il libro ha pure uno stupendo finale che fa gridare di rabbia<br />

insieme al protagonista quando scopre che sua sorella è stata uccisa dalla polizia. La sorella muore<br />

come l’anarchico Pinelli (andatevi a riascoltare il capolavoro di Claudio Lolli), accusata di terrorismo e<br />

precipitata dalla finestra della questura. Il fratello lo viene a sapere solo dal telegiornale mentre un<br />

anno di scuola finisce e all’improvviso niente ha più senso. “Io odio tutti”, come dicevano i punk, si<br />

trova a gridare il ragazzo e non ce la fa più a pensare niente di positivo. Neppure l’amore lo può<br />

salvare. Giuseppe Culicchia ci consegna un romanzo capolavoro, uno spaccato della società italiana<br />

del 1977, un libro da leggere e meditare scritto con uno stile leggero e piano che nasconde anni di<br />

verità da non dimenticare. Leggetelo. Non ve ne pentirete. (Gordiano Lupi)<br />

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