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Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph

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arrivato sotto il pavimento attraverso le<br />

sue crepe sbucando in una cripta con<br />

cinque scheletri. Un ghigno amaro<br />

sembra disegnarsi nel loro giallo<br />

biancore ed io repentinamente<br />

continuo a farmi assorbire ancora più<br />

giù. Poi mi fermo e decido di procedere<br />

in avanti. Lungo il mio cammino<br />

soltanto terra, sassi e, si, adesso<br />

risalgo. Trovo una conduttura naturale,<br />

uno stretto passaggio attraverso i vari<br />

strati fino alla crosta terrestre e<br />

all’improvviso esco fuori. Un getto<br />

improvviso diventa il mio e chi mi vede<br />

comincia ad urlare:. In effetti sono un liquido<br />

nerastro a causa di tutto il percorso<br />

sottoterra e sbucando all’improvviso<br />

non potevano pensare diversamente.<br />

Ma proprio non ci voleva, questi qui<br />

possono complicarmi la vita. E me la<br />

complicano. Immediatamente arrivano forze dell’ordine,<br />

strani personaggi che vengono chiamati ingegneri, vigili<br />

del fuoco. Isolano la zona per almeno un chilometro di<br />

diametro, innalzano steccati, strani pali. Poi arriva pure<br />

una trivella che comincia a sprofondare da dove io esco.<br />

Mi procura un po’ di solletico, rido a crepapelle, soprattutto<br />

immaginandomi le loro facce appena andrò via. Arrivano<br />

dei giornalisti con le telecamere, iniziano una diretta dal<br />

titolo: petrolio sotto Palermo. Decido di stare un po’ al<br />

giuoco. Una famosa giornalista, Bianca Cordaro, inizia a<br />

parlare mentre inquadrano il getto continuo. Signori<br />

siciliani, dice, finalmente la Sicilia e con essa i siciliani<br />

conosceranno il boom economico che aspettano da tanto.<br />

Intervistiamo il Sindaco, bene Signor Sindaco, ci dica cosa<br />

vi proponete di fare. Come siciliano dico di essere<br />

orgoglioso di amministrare una Palermo che si riscatterà di<br />

anni di incuria e di denigrazione razziale. E’ giunto il<br />

momento che anche al Nord dovranno portarci maggiore<br />

rispetto…adesso non sto più ad ascoltarlo. Questo gioco è<br />

diventato fin troppo pesante, non posso illudere più di<br />

tanto la mia gente, già provata dalla mafia, dalla<br />

burocrazia, dall’incuria. Ricomincio a prendere forma fino<br />

ad essere nuovamente testa e busto e con un gran<br />

rotolare scappo via lasciando tutti interdetti. Il petrolio, ci<br />

mancava solo il petrolio.<br />

Però è strano, come è potuto accadere che venissi<br />

scambiato per petrolio? Certo da solido sono diventato<br />

liquido, il cuore, i polmoni, il cervello, gli occhi, tutti i<br />

componenti, insomma, come hanno continuato le loro<br />

funzioni? Boh, non so rispondere. Dipenderà tutto dallo<br />

spirito forte che mi appartiene, dalla famosa energia che si<br />

sprigiona in me. Devo provare ad assumere una nuova<br />

forma, chissà che non ci riesca.<br />

Mi trovo in Piazza della Vergogna, dei turisti stanno<br />

scattando fotografie, vado tra le statue e divento anch’io<br />

statua, donna, testa, gambe e braccia. I turisti mi<br />

fotografano, dicono che sono la più bella. Avverto una<br />

strana sensazione, come di pelle unta, sono bloccato nel<br />

marmo ma mi sento vivo. Appena gli stranieri si<br />

allontanano riprendo la mia forma a palla e vado via.<br />

Nuovamente sento la voglia di vivere, sento il bisogno<br />

d’amici, di una compagna e sento pure la voglia di<br />

ritornare normale e tornare a scoprire. Prontamente mi<br />

dirigo verso la stazione ferroviaria. Mi trasformo in valigia e<br />

vengo posto nel vagone merci, sul treno diretto dove<br />

risiedono i miei nonni. Appena giunto di volata vado nella<br />

vecchia abitazione paterna e ritorno su in soffitta, la stessa<br />

soffitta dove sono stato privato degli arti. Per terra ci sono<br />

Dentro al pozzo – © Salvatore Ronano<br />

Progetto Babele Dodici<br />

- 61 -<br />

ancora i pezzi di specchio causa delle<br />

mie amputazioni. Comincio a<br />

perlustrare dentro la cassapanca e<br />

vedo un carillon finemente intarsiato<br />

con figure in rilievo e volute alla<br />

rococò. Apro il coperchio e fuoriesce<br />

una piccola giostra con cavalli che<br />

comincia a girare e una dolce musica<br />

vecchio ritmo inonda la stanza. Sento<br />

addosso una grande stanchezza e<br />

lentamente mi adagio sul pavimento e<br />

mi addormento. Mi risveglio<br />

probabilmente dopo un paio d’ore e mi<br />

accorgo di avere nuovamente le<br />

gambe e le braccia. Il carillon sta<br />

ancora lì, con il coperchio chiuso.<br />

Guardo e vedo un grande specchio, lo<br />

stesso che si era frantumato, integro<br />

all’interno della cornice dorata. E’ stato<br />

tutto un sogno?<br />

La realtà è che lo specchio non è più in<br />

frantumi ed io ho i miei arti.<br />

Strana è la vita, a volte avvenimenti che credi reali<br />

possono soltanto essere dei viaggi fantastici per mondi<br />

sconosciuti.<br />

Da tutta la vita vado alla ricerca di cose da scoprire e ho<br />

scoperto, in effetti, che nulla cambia, tutto è sempre<br />

uguale, siamo noi che vediamo in modo diverso. Le cose<br />

non ci appaiono a tutti allo stesso modo. Ogni uomo ha<br />

una visione diversa. Un po’ come un paesaggio visto<br />

attraverso varie altezze di una stessa montagna. Più si<br />

sale e più si rimpiccolisce e allarga, diminuendo i<br />

particolari ma aumentando la visione globale.<br />

Adesso che ho braccia e gambe sono nuovamente un<br />

normale ma io non mi ci sento, oramai mi appartiene<br />

un’altra condizione. Ho subìto su di me una trasformazione<br />

temporanea che mi ha fatto strisciare, percorrere<br />

condutture, fogne, crepe di muri. Per un breve periodo<br />

sono stato una palla di gomma, deformabile, malleabile,<br />

conducibile, duttile…ho potuto essere tutto ciò che volevo.<br />

Adesso sono nuovamente come gli altri ma io continuo a<br />

sentirmi diverso.<br />

Riprendo la mia solita vita, con il solito lavoro di scopritore.<br />

Ogni tanto incontro qualcuno che mi chiede notizie di<br />

quell’altra condizione, ma oramai me la sono lasciata alle<br />

spalle, rispondo.<br />

Firenze 2001<br />

© Salvatore Romano<br />

salvatore.romano58@tin.it<br />

Le tue labbra<br />

premono sul mio cervello;<br />

occhi di pietra preziosa<br />

sull'orlo di un consenso colpevole<br />

hai visto il vuoto delle facce rompersi,<br />

e lasciando compatta la volontà<br />

sei uscita nella luce che odorava di notte<br />

i tuoi capelli volando dietro<br />

come oro al sole.<br />

Sul ciuffo scombinato dei miei pensieri<br />

posasti il tuo fardello di devozione,<br />

una pace presuntuosa; io, vinto dell'ultimo<br />

[giorno,<br />

nell'aria acida<br />

la mia pietà somigliò al tuo nome.<br />

Le tue labbra<br />

di Salvo Ferlazzo<br />

a cura di Pietro Pancamo pipancam@tin.it

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