Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph
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sentore vago e piacevole,<br />
come di violetta e lavanda.<br />
Entrati nella piccola cucina mi<br />
indicò una sedia impagliata.<br />
“Sintav !” disse e non ebbi<br />
neppure il tempo di sedermi,<br />
che già mi aveva servito una<br />
fetta di torta fumante ed un<br />
mezzo bicchiere di malvasia.<br />
C’erano due piccole finestre<br />
con i vetri opachi e fitte<br />
inferriate, e tra le finestre un<br />
caminetto. Lei si sedette sulla<br />
poltroncina che stava sotto<br />
alla finestra più lontana,<br />
spostò con garbo un poggia piedi di velluto, sistemò il<br />
pizzo sui braccioli e raccolse dalla cesta al suo fianco il<br />
lavoro d’uncinetto che doveva costituire il suo unico<br />
passatempo.<br />
Oltre alla poltrona, il mobilio della stanza era costituito da<br />
un tavolo, quattro sedie impagliate, un pendolo che<br />
scandiva, lento, i secondi ed una credenza dove facevano<br />
bella mostra tondi di maiolica azzurra e bianca, pentole di<br />
rame su centrini di pizzo, qualche libro dalla rilegatura<br />
consumata ed un gran cesto pieno di noci ed arance. Un<br />
paiolo, pure di rame, stava sospeso sul caminetto.<br />
Le pareti erano dipinte di bianco e dalle travi del soffitto<br />
basso pendeva una lampada a petrolio. E faceva freddo.<br />
Qualcosa di più della normale frescura che ci si<br />
aspetterebbe in una vecchia casa di campagna, qualcosa<br />
di diverso dal freddo umido ed odoroso di muffa e funghi di<br />
una cantina.<br />
“Allora, av piasel? Lo faccio ancora come faceva la mia<br />
mamma, pensate un po’ voi. E ne son passati di anni!”<br />
“Come, scusi?”<br />
“Al buslan, av piasel ?”<br />
“Sì, signora, buonissimo!” dissi, e non stavo mentendo “Ed<br />
anche il malvasia, squisito. E fresco al punto giusto!”<br />
“Son proprio contenta. Son qui da sola da tanto tempo...<br />
Ah, e mi chiamo Filomena, mica ‘signora’. E voi, siete di<br />
Moglia, voi?”<br />
“No, sono di Novi. In realtà, stavo facendo un giro in<br />
bicicletta e...”<br />
“In bicicletta con questo caldo?” mi guardò ed aveva negli<br />
occhi una curiosità da bambina. Doveva esser stata bella<br />
da giovane, chissà quanti anni prima, ma c’era qualcosa di<br />
strano nei suoi lineamenti, era come se il suo volto fosse<br />
parzialmente sfuocato, difficile da definire. O forse era solo<br />
la penombra di quella stanza, dove la luce sembrava<br />
faticasse ad entrare.<br />
“E di che famiglia siete? Una volta conoscevo tanta gente<br />
di Novi. Quando c’era ancora il mio povero marito, si<br />
andava sempre alla fiera d’Ottobre. A piedi, andata e<br />
ritorno! E ce n’è di strada, ma allora avevo le gambe<br />
buone, mica come adesso.”<br />
Parlammo per molto tempo, o almeno così mio parve,<br />
anche se non saprei dire di cosa. La voce della signora<br />
Filomena era tranquilla, gentile. Avvolgente al punto che<br />
l’argomento di conversazione perdeva completamente<br />
ogni importanza ed il tutto sembrava esaurirsi in un<br />
reciproco scambio di suoni ovattati e piccole cortesie. Fu<br />
soltanto molto tempo dopo che, guardando fuori dalla<br />
finestra, mi accorsi che il sole se n’era andato, coperto da<br />
grosse nuvole temporalesche si stavano addensando nel<br />
cielo. Per quanto si potesse vedere, almeno, perché la<br />
finestra pareva deformare curiosamente la scena,<br />
cambiando forme e colori. Il tiglio, ad esempio, visto da lì<br />
sembrava molto più piccolo di quanto non fosse in realtà, e<br />
si notava anche un rampicante che copriva gran parte del<br />
Progetto Babele Dodici<br />
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porticato e che, da fuori, non<br />
avevo visto. Trovarsi in<br />
bicicletta nel bel mezzo di un<br />
temporale estivo può essere<br />
un’esperienza poco<br />
divertente, così mi congedai<br />
dalla vecchia signora,<br />
ringraziandola per l’ospitalità.<br />
“A proposito...” le dissi<br />
raccogliendo il cappello dal<br />
tavolo “Venendo qui, ho<br />
incontrato un ... signore.<br />
Piuttosto anziano. Era scalzo<br />
e portava un paio di<br />
pantaloni curiosi, lunghi fino<br />
a qui...”<br />
La vecchia mi guardò con espressione indefinibile e disse,<br />
come se parlasse fra sé:<br />
“Mo peinsa te ... credevo proprio di essere l’unica a<br />
vederlo!”<br />
“Come dice?”<br />
“Eh, è mio fratello, Ampelio. Non c’è mai stato del tutto con<br />
la testa, puvrein 5 ... Ha avuto una febbre quand’era<br />
piccolo.” disse, allargando le braccia come se si scusasse.<br />
“Ah, capisco, e vive qui con lei?”<br />
“Con me? Ah, no. Una volta, adesso sono sola.”<br />
“Ma credevo....”<br />
“Vede, poverino, lui è morto. Son dieci anni in questi giorni,<br />
sa?”<br />
“Eh?”<br />
“Sì, è morto. Solo che lui non se n’è accorto.”<br />
“Ah....”<br />
“Continua ad andare sul ponte a buttare i sassi nel fiume<br />
come faceva da ragazzino. Mi fa una pena se sapesse. A<br />
volte passa di qui e lo chiamo. Si ferma a mangiare una<br />
fetta di torta, come ha fatto lei. Non dice una parola e poi<br />
torna ad andarsene. Io lo so che ce lo dovrei dire che è<br />
morto. Ma poi ho paura che se ne abbia a male non mi<br />
venga più a trovare.”<br />
“Ahem. Capisco, signora. Adesso, però devo proprio<br />
andare.”<br />
“Ma tornerete a trovarmi qualche volta, vero?” La signora<br />
Filomena mi guardò con i grandi occhi un po’ velati,<br />
inclinando la testa di lato e si appoggiò al bastone.<br />
“Certamente.” dissi, grattandomi la testa indeciso su come<br />
avrei potuto ribattere.<br />
Mi accompagnò fino alla porta e restò a guardarmi con un<br />
sorriso enigmatico mentre io mi allontanavo dalla casa.<br />
Dovevo essermi sbagliato, perché non c’era una nuvola in<br />
cielo, anzi, faceva più caldo di prima, un caldo<br />
insopportabile che cresceva mano a mano che mi<br />
allontanavo dall’ombra del tiglio.<br />
Mentre pedalavo verso casa, sbuffando sotto il sole<br />
cocente, continuavo a pensare alla vecchia signora<br />
Filomena. La solitudine e l’età fanno brutti scherzi, lei è il<br />
fratello dovevano aver vissuto da soli in quella casa per<br />
tanti di quegli anni da perdere ogni contatto con la realtà.<br />
Perché che il fratello fosse tutt’altro che un fantasma non<br />
avevo il minimo dubbio. Mi ripromisi che sarei tornato a<br />
trovarli al più presto.<br />
In realtà, assorto da un esame di fisica particolarmente<br />
ostico, passarono diverse settimane prima che rimettessi<br />
mano alla bicicletta. Era una sera di fine agosto quando,<br />
infine, tornai al ponte di ferro. Questa volta una piacevole<br />
brezza scompigliava le cime degli alberi e muoveva l’erba<br />
alta degli argini. Un pescatore mi salutò con la mano<br />
5 Poverino.