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Speciale Sardegna - Centro Studi e Ricerche Aleph

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Giovannino Guareschi<br />

A cura di Salvo Ferlazzo<br />

Un destino beffardo segna sempre le<br />

grandi figure del passato? Forse non<br />

sempre: nel caso tuttavia di Giovannino<br />

Guareschi, il destino lo ha fatto nascere<br />

proprio il 1° maggio dell’anno 1908, giorno<br />

della festa dei lavoratori. Proprio lui che<br />

avrebbe avuto un comportamento di fiera<br />

opposizione nei confronti della sinistra, nel<br />

periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla<br />

sua morte, nel 1968. Mi chiedo cosa avrebbe scritto sulla<br />

contestazione giovanile di quel periodo. Non lo sapremo mai.<br />

Ma non è dell’uomo politico, né delle sue idee che si vuole<br />

trattare: lasciamo questo esercizio mentale agli esegeti del<br />

pensiero politico. Vogliamo scrivere del Guareschi scrittore,<br />

disegnatore, giornalista. Già caporedattore del Bertoldo, la rivista<br />

che raccoglieva i più bei nomi dell’umorismo italiano (Mosca,<br />

Metz, Frattini, Marchesi), fu chiamato da Rizzoli che gli propose di<br />

far rivivere la rivista.<br />

Guareschi accettò a condizione che il settimanale abbandonasse<br />

l’umorismo generico (c’erano poche alternative durante il<br />

fascismo) per calarsi profondamente nella attuale realtà politica<br />

italiana. Nasceva così il Candido, con le firme degli umoristi di<br />

allora. Il settimanale si collocava al centro, lontano dalle<br />

esasperazioni della destra e della sinistra di quel tempo, quasi in<br />

posizione anodina. E dire che il cinema del dopoguerra aveva<br />

visto aumentare la sua produzione, nei primi anni cinquanta,<br />

grazie anche alla presenza dei maggiori produttori di Hollywood,<br />

attratti dalla convenienza dei costi e dal sostegno che un’apposita<br />

legge, varata nel 1949 e rimasta in vigore fino al 1955, garantiva<br />

al cinema italiano.<br />

In Italia si è scelta la repubblica, e la divisione fra monarchia e<br />

repubblica riposa su quei due milioni di voti a favore della<br />

seconda. Ma il mondo, l’Europa, si dividono in due blocchi. E<br />

l’Italia di De Gasperi fa parte del blocco occidentale, mentre<br />

Berlino viene divisa in quattro settori, quattro zone di influenza<br />

assegnate alle potenze vincitrici.<br />

Americani e sovietici si fronteggiano.<br />

Progetto Babele Dodici<br />

I G R A N D I U M O R I S T I<br />

Anche il cinema risente di questa atmosfera. E’ così che si scopre<br />

la guerra, le gesta e il sacrificio di reparti impegnati sul fronte<br />

russo o libico: “Divisione Folgore”, “i sette dell’Orsa Maggiore”,<br />

”Siluri umani”.<br />

Si era conclusa da poco la guerra di Corea, e Stalin era morto<br />

nello stesso anno (1953); la cinematografia coglieva l’esigenza di<br />

affrontare l’esperienza bellica da entrambi i punti di vista, dei<br />

vincitori e dei vinti. Ma c’era anche l’esigenza di rappresentare il<br />

sentimento di svolta che attraversava tutte le popolazioni, per dire<br />

basta agli orrori della guerra per dare un senso alla ricostruzione.<br />

Guareschi, nella serie “Peppone e don Camillo”, non si sottrae a<br />

questo compito.<br />

I due personaggi principali, il “signor Sindaco” di Brescello, nella<br />

bassa parmense, e “monsignor don Camillo”, camminano lungo i<br />

binari paralleli di un’esistenza raccolta, scandita dalle riunioni di<br />

partito con i propri fedelissimi, o dai colloqui, intimissimi, paterni,<br />

con un Cristo ligneo, dispensatore di benevoli, provvidenziali,<br />

opportuni consigli.<br />

In una Italia dalle ferite ancora aperte, versare l’aceto delle<br />

contrapposizioni, delle divisioni non è nello stile dei personaggi di<br />

Guareschi.<br />

“Una robusta suonata con un palo” data al tempo delle elezioni,<br />

“tra il lusco e il brusco” al prete reazionario, val bene una pedata<br />

partita come un fulmine che Peppone, bolscevico e senza Dio,<br />

”incassò senza batter ciglio”, permette di scoprire due uomini che,<br />

- 46 -<br />

C O N S I G L I D I L E T T U R A<br />

Giovanni Guareschi (1908-1968)<br />

Inevitabilmente, associato<br />

al nome di Guareschi,<br />

resteranno per sempre<br />

legati i suoi personaggi più<br />

famosi: Don Camillo e<br />

Peppone. Un esempio<br />

superbo di umorismo.<br />

Questo autore nato nel<br />

1908 nel parmense,<br />

cominciò a scrivere<br />

giovanissimo, come<br />

giornalista.<br />

Scrisse per la rivista<br />

umoristica Bertoldo,<br />

ironizzando sul partita<br />

fascista, allora dominante;<br />

non curandosi delle<br />

conseguenze che lo porteranno nel 1943, a esser deportato e<br />

carcerato in Germania e, in seguito, in Polonia.<br />

Di questo periodo, Guareschi dice: “Non abbiamo vissuto<br />

come i bruti. Non ci siamo rinchiusi nel nostro egoismo. La<br />

fame, la sporcizia, il freddo, le malattie, la disperata nostalgia<br />

delle nostre mamme e dei nostri figli, il cupo dolore per<br />

l’infelicità della nostra terra non ci hanno sconfitti. Non<br />

abbiamo dimenticato mai di essere uomini civili, con un<br />

passato e un avvenire”.<br />

E’ da ammirare il suo coraggio nel continuare a esporre le<br />

proprie idee. Infatti, due anni dopo, torna in Italia e fonda Il<br />

Candido, un altro settimanale di satira; continuando nelle sue<br />

battaglie antigovernative. Verrà arrestato di nuovo nel 1954.<br />

Nel frattempo, diede vita con Mondo Piccolo alla saga di Don<br />

Camillo e Peppone; due personaggi in contrasto fra loro,<br />

nell’Italia post bellica.<br />

Questi scritti ebbero un grande successo popolare, e per<br />

questo furono snobbati dalla critica. In seguito vennero<br />

riscattati dalla rivista Life che di lui scrisse: “Il più abile ed<br />

efficace protagonista anticomunista in Europa”. Complimenti<br />

gli vennero fatti anche da Indro Montanelli, suo amico.<br />

Nella sua biografia troviamo molti altri titoli di suoi scritti, per la<br />

maggior parte editi Rizzoli. E importanti<br />

furono anche le sue collaborazioni con la stampa nazionale,<br />

ad esempio con La notte e Il corriere della sera.<br />

Morì a Cervia nel 1968, dimenticato da lettori e critica.<br />

Io ho “conosciuto” Guareschi tramite i film tratti dai suoi<br />

romanzi di Don Camillo e Peppone.<br />

L’essenza del suo scrivere, della sua semplicità, di uomo fra<br />

la gente; la possiamo notare nei tratti dei suoi personaggi più<br />

noti. Ho sempre pensato che veramente vide questi due<br />

individui ai quali lui ha saputo far<br />

risaltare i lati umoristici. Leggiamo infatti, a conferma del mio<br />

pensiero che: “Molti tra i suoi più toccanti racconti sono in<br />

realtà trasposizioni di fatti reali che hanno inciso la sua anima<br />

fin nel profondo”.<br />

Quando scrisse la sceneggiatura e i dialoghi per il film Don<br />

Camillo, disse: “Gino Cervi corrisponde esattamente al mio<br />

Peppone. Fernandel non ha la minima somiglianza col mio<br />

Don Camillo. Però è talmente bravo che ha soffiato il posto al<br />

mio pretone. Così ora, quando mi avventuro in qualche nuova<br />

storia di don Camillo, mi trovo in grave difficoltà perché mi<br />

tocca di far lavorare un prete che ha la faccia di Fernandel”.<br />

Nonostante la vita non sia stata generosa con lui, ha saputo<br />

mantenere questa visione umoristica del mondo, e l’ha saputa<br />

portare nei suoi libri.<br />

A Brescello (RE), dove furono ambientati i libri e i film, si trova<br />

il museo di “Don Camillo e Peppone”, ubicato in un ex<br />

convento benedettino. E’ stato inaugurato nel 1989, e si<br />

possono trovare vari oggetti che sono apparsi nei film. Il<br />

crocefisso parlante è sistemato in una chiesa del paese. E,<br />

Andrea Zangani, scultore, per la Pro-Loco e il comune di<br />

Brescello, ha costruito due sculture, raffiguranti i due<br />

protagonisti immaginari (o chissà), della nostra Italia, che<br />

rimarranno immortali. (a cura di Miriam Ballerini)

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